In questo secondo episodio la scacchiera di House Of The Dragon comincia ad animarsi e le pedine più importanti del gioco mettono in campo le loro strategie. L’alfiere Corlys Velaryon cerca prima di unire le due più antiche casate di Valyria, per poi passare dalla parte del nemico. Il cavallo di Otto Hightower fa la sua mossa di apertura e convince il sovrano Viserys I a sposare in seconde nozze Alicent, sua figlia.
Questo intrigo politico è il punto di forza di House Of The Dragon, come lo era nelle primissime stagioni di Game Of Thrones, quando il mefistofelico Petyr “Littlefinger” Baelish aveva dato il via alla lotta per l’Iron Throne.
La puntata scorre abbastanza piacevolmente tra cavalcate di draghi, discussioni in Alto Valyriano (la pronuncia di Emilia Clarke, però, non ha rivali), sotterfugi e cospirazioni che farebbero impallidire qualsiasi terrapiattista no-vax.
La protagonista Rhaenyra Targaryen fa un salto di qualità e da ragazzina senza nessuna ambizione al potere, si trasforma in una giovane donna pronta a risolvere questioni intricate con la propria arguzia. Il tutto da una puntata all’altra dove, però, viene furbamente inserito un time skip subdolamente ripetuto tre volte che avvalora l’evoluzione della principessa con il minimo sforzo.
“Aemma died just 6 months ago.”
L’OMBRA DI GAME OF THRONES
Come detto precedentemente, questi primi due episodi di House Of The Dragon ricordano le prime stagioni della serie madre, soprattutto per il focus sul lato politico della vicenda. D’altronde risulta ancora difficile staccarsi da Game Of Thrones dato lo stampo narrativo molto simile. Sarebbe come andare a vedere la saga di Animali Fantastici ed aspettarsi un film senza maghi, babbani ed incantesimi.
Secondo l’opera originale di George R. R. Martin, la casata dei Targaryen viene sconvolta da una sanguinosa guerra civile, la cosiddetta “Danza dei Draghi”, che vede Rhaenyra Targaryen contendersi il trono con il fratellastro Aegon II Targaryen.
“The Rogue Prince”, quindi, rappresenta i primi passi verso le scoppio del conflitto e l’abilità di scrittura di Ryan Condal riesce ad immergere lo spettatore in un clima da tempesta imminente.
I personaggi cominciano a delinearsi sempre di più, ognuno con i propri caratteri, le proprie intenzioni ed i propri scopi. Nessuno è esente da difetti e da interessi personali, forse solo Viserys I e Rhaenyra vengono dipinti come vittime di tutto questo raggiro. Ma la futura regina sembra riuscire a dare del filo da torcere ai suoi detrattori.
VENTO DI GUERRA
Ad un primo sguardo, quindi, House Of The Dragon potrebbe essere considerata quasi come un soft reboot di Game Of Thrones. Gli elementi che accomunano le due serie sono molteplici: l’universo narrativo, la lotta per la successione al trono, personaggi che tramano alle spalle di altri, unioni di convenienza ed una minaccia che proviene da oltre il confini dei Sette Regni.
La somiglianza fisiologica con la serie madre, però, non deve essere vista sotto una luce negativa, in quanto sono stati proprio le componenti sopra citate a decretare il successo di Game Of Thrones. Che poi gli sceneggiatori Benioff e Weiss abbiano deciso di mandare in vacca tutto il potenziale è un altro discorso.
Per adesso House Of The Dragon sembra essere partito con il piede giusto, presentando character magnetici e tridimensionali (per quanto già visti), dando una forte spinta alle varie lotte di corte e deliziando il pubblico con un comparto tecnico sempre al top.
Lo spettatore, oltre ad assistere alla potenza visiva e scenografica dell’episodio, vuole essere coinvolto nelle varie tensioni interne, scoprendo a poco a poco i vari piani nascosti dei personaggi.
I tumulti, i dissapori e l’azione in generale, pur non essendo troppo caricati, sono comunque ben dosati ed alimentano una sensazione da cambiamento dello status quo. Il tutto nonostante una prima parte d’episodio piuttosto lenta.
LORD CORLYS VELARYON
Uno dei personaggi che assume il giusto peso all’interno di questa seconda puntata è Corlys Velaryon, Lord delle Maree, Lord di Driftmark e marito di Rhaenys Targaryen.
La Casa dei Velaryon non compare nella serie televisiva, ma si fa menzione di essa tra le pagine di “A Song Of Ice And Fire”. I Velaryon vengono descritti come fedeli a Stannis Baratheon al fianco del quale combattono durante la Battaglia delle Acque Nere. Dopo un breve soggiorno a King’s Landing come Maestro della Flotta sotto la regina Cercei Lannister, un componente dei Velaryon fugge via e di lui non si avranno più notizie.
House Of The Dragon, quindi, oltre a narrare dello splendore dei Targaryen (ma anche dell’inizio del loro declino), getta luce su nuovi personaggi che diventeranno decisivi nella lotta di successione al trono.
In un episodio in cui la diplomazia regna sovrana (e forse anche un po’ di lentezza), Corlys Velaryon rappresenta il character più passionale e sanguigno, preoccupato dalla situazione nelle Stepstones e desideroso che il Re faccia di più che tergiversare.
Se da un lato il Lord delle Maree si dimostra un perfetto Signore della Guerra, non si può dire la stessa di Daemon Targaryen, lasciato quasi in panchina per questo episodio. La parentesi a Drangonstone, infatti, si risolve in maniera troppo pacata e semplicistica per un pazzo come il personaggio interpretato da Matt Smith.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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L’Iron Throne è il trono più importante, ambito, ma, soprattutto, più problematico di tutti. Nessun sovrano dei Sette Regni può reputarsi al sicuro mentre siede su questo seggio con la corona sulla testa. House Of The Dragon narra di un’altra lotta sanguinosa per la successione al trono, di personaggi che tramano nell’ombra e di altri che, apertamente, sfidano la quiete per generare tempesta.
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Se volete entrare nelle sue grazie, non dovete offendere: Buffy The Vampire Slayer, Harry Potter, la Juventus. In alternativa, offritele un Long Island. La prima Milf di Recenserie, ma guai a chiamarla mammina pancina.