
Nell’appassionante (almeno per i fanatici del mondo “televisivo”) dibattito circa le motivazioni (spesso più strategiche che editoriali) che spingono network e servizi di streaming a rilasciare in modo diverso gli episodi delle serie (tutti insieme, uno a settimana, in fila per sei col resto di due) emerge, tra gli altri, l’obiettivo di tenere agganciato l’abbonato al servizio di streaming (e ad alimentare il buzz che si crea online) per più tempo invece che per il breve periodo necessario a fare binge-watching di una serie.
Chissà se in Paramount pensavano a questo quando hanno deciso di sottoporre ai loro abbonati lo stillicidio di assistere, settimana dopo settimana, ad una serie con del potenziale che già nella seconda stagione si è arenata su sé stessa. Per lo spettatore sarebbe stato più piacevole provare questa ebbrezza in un tempo più ristretto come un piovoso (si fa per dire, di questi tempi) sabato pomeriggio di binge-watching.
PERSONAGGI CHE ANCHE MENO BASTAVA
Quello di Kyle è un personaggio che ambisce ad essere più profondo e complesso di quello che riesce ad essere effettivamente.
In questo episodio, nella scena del confronto con la moglie, ancora una volta il fratello di Mike è protagonista di una riflessione che sembra spostarlo su un piano diverso rispetto a quello degli altri poliziotti o di Mike stesso. Questi, infatti, sembrano vivere in modo quasi tranquillo e ordinario la loro vita in un ambiente estremamente violento e caotico, mentre Kyle ha da sempre fatto più fatica ad adattarsi, nonostante il desiderio di emulare gli uomini della sua famiglia. Questo indugiare sulla sua ricerca di identità, insieme al momento di tenerezza con la moglie, potrebbe far presagire un finale amaro per lui, candidato a essere la vittima da manuale del prossimo exploit di violenza che Sheridan & Co. preparano dall’inizio di questa seconda stagione (con la lentezza di cui si è abbondantemente parlato finora).
Col senno di poi, forse non farlo sopravvivere alla rivolta nella prigione sarebbe stato più coerente col suo personaggio, oltre che la miccia giusta per far accendere una seconda stagione che al quinto episodio non ha ancora ingranato la marcia giusta.
NUOVI INGRESSI
La quota femminile in assenza di Iris in questo episodio è portata avanti da Rhonda, la cugina di Bunny, presentata come uno di quei personaggi che potrebbe avere più screen time nei prossimi episodi. Sebbene una svolta nella trama fosse necessaria ad un certo punto, l’inserimento di new entries non sembra funzionale allo scopo. Mayor Of Kingstown ha un cast corale da cui attingere per esplorare e approfondire dei personaggi (si veda Kyle sopra o banalmente Iris, quasi scomparsa) senza la necessità di nuovi ingressi a metà di una stagione vittima di sé stessa.
“I’m gonna trade burgers for bodies.“
WAITING FOR MILO
Una nota positiva sul finale. Anche se solo per il tempo di dire tre frasi, Milo torna in scena e lo fa annunciando (forse più a chi sta guardando la serie che allo scagnozzo Joseph) una sua discesa in campo. Finora la dinamica Milo-Mike sembra riprendere quella di Sherlock con Moriarty nell’omonima serie dove il cattivo era più spesso sullo sfondo di tante storyline, più nominato che mostrato sullo schermo. La speranza è che gli ultimi episodi possano riprendersi vedendo il temibile villain più attivo e meno burattinaio.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Quinto episodio di una seconda stagione e Mayor of Kingstown sembra stagnare. Unica speranza? Un cattivo più raccontato che mostrato che potrebbe fare la differenza negli episodi finali.