È davvero difficile non inserire “Insolubilia” tra i migliori episodi di Fargo, o almeno la prima parte della puntata lo è di sicuro. Noah Hawley in questa stagione non viaggia con il freno a mano tirato, non lesina su scene d’azione, tensione crescente e una guerra a distanza che si sta facendo sempre più difficile da tenere nascosta.
Come già detto in altre recensioni, quest’anno Hawley non lavora su storyline completamente sconnesse destinate ad intrecciarsi in maniere impossibili da pronosticare (ma proprio per questo intriganti); il focus è uno solo e tutto quello che ne deriva a livello di trame secondarie sono solo conseguenze. Proprio in luce di ciò, fa molto piacere constatare come non si stia lesinando sulla trama orizzontale e su tutta quella serie di situazioni estremamente difficili da spiegare ad un poliziotto o ad un marito un po’ tonto ma con una suocera decisamente ficcanaso e arrogante.
Certo, ci sono situazioni che permettono a questo quarto episodio di essere un quarto episodio e non la penultima puntata della stagione, quindi la momentanea(?) perdita di memoria del marito fulminato dalla trappola di Dot e poi fatto rotolare giù dal tetto va presa e accettata per quello che è senza questionare troppo la sua veridicità. Magari fossero tutte così le spiegazioni inverosimili.
ALTRO CHE MAMMA HO PERSO L’AEREO
I primi 14 minuti dell’episodio ripartono esattamente da dove era terminato “The Paradox Of Intermediate Transactions“, ovvero dall’imminente assalto alla casa della famiglia Lyon per rapire Dot Mrs. Tillman, moglie dello sceriffo Roy Tillman. Il nuovo tentativo di prendere di forza Dot per portarla al cospetto di Roy è decisamente più lungo ed estenuante di quanto si sarebbe potuti immaginare, il che è perfetto per il pubblico di Fargo che vive per momenti del genere in cui l’inaspettato diventa realtà.
Capitanati dallo Steve di Stranger Things qui noto come Gator Tillman, i quattro membri della banda si scontrano con una Dot che agisce nel suo appartamento esattamente come il Kevin di Mamma Ho Perso L’Aereo, scelta strategica da parte di Hawley perché da un lato utilizza un usato sicuro per esasperare una situazione difficile da gestire sulla carta ma che diventa piuttosto intrigante una volta portata su schermo.
“With all due respect, we’ve got our own reality.”
Tutto ciò che segue la follia del primo quarto d’ora iniziale è poi in pieno stile Fargo, in uno strano ma confortevole mix di bugie, verità palesi a tutti i character ma comunque non confermate dai presenti. A far palpitare maggiormente il cuore dello spettatore sono le scene in cui le facciate dei vari character devono rimanere tali nonostante entrambi i personaggi siano a conoscenza delle vere intenzioni/realtà dell’altro. In questo caso Lorraine e Dot in ospedale sono il fiore all’occhiello di cui non si può più fare a meno visto che sono destinate a scontrarsi ancora nei prossimi sei episodi in situazioni che saranno più difficili da sostenere pubblicamente e specialmente di fronte ad un figlio/marito che non ha ancora affatto chiara la realtà dei fatti.
Insomma è una classica situazione in cui i nodi devono arrivare al pettine e, considerati i dieci episodi che compongono la stagione, questo vuol dire che si è circa a metà dei denti del pettine.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Il Bless Them All potrebbe essere un po’ tirato visto che purtroppo “Insolubilia” tira un po’ troppo il fiato nella seconda parte della puntata, però il confronto con un “The Paradox Of Intermediate Transactions” o un “Trials And Tribulations” non regge in alcun modo. Con un po’ più di frenesia nella seconda metà a quest’ora si starebbe parlando di capolavoro, però va benissimo anche così.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.