Scenes From A Marriage è sempre stato un percorso evolutivo per Jonathan Levi e Mira Phillips. Lo si era visto sin dalle primissime frasi durante l’intervista in “Innocence And Panic“. Qui Mira si descriveva anche come una moglie mentre Jonathan si presentava in tutta la sua egocentricità, non mettendo mai in relazione il suo essere sé stesso con la sua versione all’interno della coppia.
Era chiaro che ci sarebbe stato un percorso doloroso di crescita e di evoluzione cambiamento, perché non si tratta di evoluzione. Non c’è giusto o sbagliato, non quando si tratta di sentimenti, non quando il cambiamento porta semplicemente cambiamento e non un miglioramento dell’individuo.
A distanza di quattro episodi, al termine di questo ciclo, non si può dire in alcun modo che Jonathan e Mira siano cresciuti. Non sta allo spettatore giudicare in maniera oggettiva se la versione che si sta osservando sia una versione migliore o peggiore dei due. Si può semplicemente constatare un netto cambiamento e con esso le varie similitudini e analogie rispetto a quando si è assistito al tutto.
La vera ed unica domanda è se questo cambiamento sia stato coerente con quanto mostrato nelle quattro precedenti “fotografie” della loro relazione visto che ora i ruoli di Jonathan e Mira sembrano essersi invertiti.
Jonathan: “Sometimes, I feel like I’m not sure if I have the ability… like if I’ve ever really truly loved anyone. Or if I’ve ever really been loved.”
Mira: “Okay, now you’re being dramatic.”
Jonathan: “Am I?”
Mira: “Yes. I love you. And I always have, in my own deranged way. And you love me in your own complicated way. And you’ll always love me.“
LA TEATRALITÀ CHE È VENUTA MENO
“In The Middle Of The Night, In A Dark House, Somewhere In The World” è un episodio nettamente diverso dagli altri. Lo si capisce sin dall’inizio quando l’ambientazione “teatrale” in cui si sono sempre e solo mossi Mira e Jonathan non c’è più. Al suo posto c’è un ristorante, un cimitero e poi due macchine.
I due ex coniugi poi, per la seconda volta dal pilot, interagiscono con altri attori in scena permettendo allo spettatore di dare finalmente un volto al famigerato Poli e alla madre di Jonathan. Tanto è cambiato eppure tanto non è cambiato da “The Illiterates“, o almeno è questo che Hagai Levi e Amy Herzog sembrano voler dire. Sicuramente si può affermare che il legame tra i due sia indissolubile ma, allo stesso tempo, è anche estremamente diverso ora, come afferma chiaramente Jonathan con una metafora limpidissima.
Jonathan: “I’ll never love anybody the way that I loved you. It’s a fact.
[…] So it’s just, it’s different, entirely different kind of love. I remember someone said it was like a piece of tape that you rip off and try to reapply… that’ll stick again maybe, but it’s never going to be like the first time.“
Lo spettatore non ha mai avuto la possibilità di vedere Mira e Jonathan nel loro massimo splendore, il che, oltre ad essere piuttosto umano, ha permesso di analizzare le motivazioni e le reazioni dell’uno e dell’altro. Se vedere una Mira distaccata e parzialmente irrazionale è sembrato “normale” ad un certo punto, ora invece è Jonathan che ha raggiunto quella fase, mentre l’ex moglie sembra aver preso il suo posto. Il che porta a riconoscere una diacronia che rimane alla base dell’intero problema nella loro relazione.
LE 5 FASI DEL LUTTO
A posteriori si può rileggere in Scenes From A Marriage la morte del matrimonio e le successive cinque fasi del lutto che lo accompagnano. Fasi che, come si evince, durano anni, necessitano di terapia e, forse più banalmente, di tempo. Tempo che viene fatto percepire con eleganza da Hagai Levi semplicemente grazie ad una frase concessa allo spettatore di tanto in tanto. Una frase sibillina, nascosta, ma di un’importanza enorme.
- negazione: riguardando “Innocence And Panic” ora appare chiaro questa prima fase di diniego che accomuna, in maniera diversa, sia Jonathan che Mira e che viene enfatizzata durante l’intervista ma non viene colta dai due intervistati;
- rabbia: “Poli” segna, soprattutto nella chiamata finale al telefono, l’esplosione di questo sentimento che era stato in qualche modo soffocato da Jonathan per tutta la puntata;
- contrattazione: con “The Vale Of Tears” si arriva ad uno snodo importante che enfatizza ulteriormente la mancanza di lucidità di Mira e Jonathan, attratti ancora l’uno dall’altro ma per diverse ragioni e con un diverso bagaglio, il tutto in un quadro familiare ancora tutto in discussione;
- depressione: la sofferta firma sulle carte del divorzio che arriva in “The Illiterates” sottolinea la tristezza che accompagna questo momento, almeno per Mira che è stata anche la principale artefice, mentre per Jonathan il tutto è semplicemente molto amaro e privo di sentimenti;
- accettazione: l’ultimo stadio è visibilissimo in questo series finale con la presa di coscienza di essere ancora legati ma di essere anche inconciliabili se non per un breve periodo di tempo e in determinate circostanze.
Chi si aspettava un lieto fine rimarrà deluso da questo series finale, una delusione che però viene a patti con la realtà di una relazione che non può uscire indenne dopo questi traumi e queste discussioni. Il vero problema di questo series finale però è un altro, ovvero la mancanza di un futuro a cui aggrapparsi e che, inevitabilmente, affligge la puntata.
Per una Mira che sembra essere ritornata alla guida della propria vita, arricchita di una maggiore comprensione di ciò che vuole, Jonathan pare essere stato anestetizzato da ogni forma di sentimento, buono o cattivo che sia, allontanandosi anche molto da quella morale e da quei modi di fare che lo avevano caratterizzato sin dall’inizio. Come si diceva: si è di fronte ad un cambiamento, non ad un’evoluzione.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Scenes From A Marriage si conclude in maniera più che discreta ma non riesce a toccare lo stesso apice emotivo che aveva già sbandierato in passato. Hagai Levi riesce comunque a far soffrire il pubblico legandolo indissolubilmente a questi due personaggi, così reali eppure, si spera, così distanti dalla vita personale di ogni spettatore. Ad ogni modo, qui c’è profumo di Emmy.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.