);

Star Trek: Picard 2×03 – AssimilationTEMPO DI LETTURA 5 min

/
()

Star Trek PicardI viaggi nel tempo sono una costante della fantascienza da più di un secolo, soprattutto dopo che nel 1895 un certo H. G. Wells scrisse The Time Machine. E ovviamente non sono mai mancati nella saga di Star Trek, che anzi si è servita di questo espediente narrativo in una cinquantina di puntate circa.
Tuttavia, con “Assimilation” appare evidente come nel caso di Star Trek: Picard il viaggio nel passato non sia una semplice digressione, ma il fulcro di una trama di ampio respiro, proposito che ben si sposa con l’obiettivo di strutturare le varie stagioni superando il classico impianto autoconclusivo. Infatti, se in una delle precedenti serie la ricerca dell’osservatore misterioso nell’anno 2024 si sarebbe conclusa nell’arco di un episodio, qui l’intreccio delle sottotrame e l’ambizione degli sceneggiatori danno vita a una storia che è impossibile racchiudere negli angusti 45 minuti. Con tutti i pregi e i difetti che ne derivano.

UN COLPO DI SCENA CORAGGIOSO?


La prima parte dell’episodio regala un evento di una certa portata: la morte di Elnor. Il Romulano era rimasto ferito già nel finale della scorsa puntata, ma il suo destino si compie solo in questa. La scelta di farlo morire può sembrare, sulle prime, molto coraggiosa, visto che si parla di uno dei protagonisti della serie; ma in realtà nasconde un paio di grossi problemi, che poi sono le falle di Star Trek: Picard e, se si vuole, anche della sua serie sorella, Discovery.
Innanzitutto, Elnor è un personaggio che è stato costruito senza generare empatia nello spettatore. Dopotutto si parla di un incrocio fra Legolas e Spock che si è tentato, in maniera alquanto pietosa, di rendere simpatico con qualche interazione comica con il resto del cast, che però non ha funzionato. Di conseguenza, vederlo morire provoca reazioni che vanno dallo sbadiglio al chiedersi “Ah, questo qui era ancora vivo? A cosa serviva?”. È un problema molto diffuso in queste nuove serie Trek che non riescono a creare la giusta “passione” per le new entry e a volte minano pesantemente anche la stima per le vecchie conoscenze.
Il secondo grosso problema con la morte di Elron è che, quasi sicuramente, sarà reversibile. C’è poco da fare, i dialoghi vanno tutti in quella direzione: cambiare il passato per ripristinare non solo il “vero” futuro, ma anche la vita del Romulano. Chi scrive sarebbe contentissimo di essere sbugiardato, ma teme che la sceneggiatura non sarà così coraggiosa da fare un simile passo, come già successo per tante altre cose non solo in Picard ma anche in Discovery.
L’unico vero beneficio che la morte di Elnor apporta alla serie è la rottura dei rapporti a bordo della nave: per la prima volta la leadership di Picard viene messa in discussione e la sua scelta di preferire la sopravvivenza della regina Borg scatena la rabbia di Raffi, colei che finora l’aveva sempre sostenuto. Anche qui, però, è forte il timore che tutto si concluda con una riappacificazione collettiva e un “amici come prima” senza conseguenze sul lungo termine.

NOI SIAMO I BORG


Uno dei principali pregi di Star Trek: Picard, fino ad ora, è la riesumazione dei Borg, storici nemici della Federazione sul cui conto si sa ancora troppo poco. Sono passati anni dalla trasformazione di Picard in Locutus o dal suo confronto con la regina Borg; ecco quindi che “Assimilation” parcheggia il capitano sulla nave e lo fa interagire con la sua vecchia nemica, riportando a galla traumi che sembravano ormai lontani.
Peccato che per farlo ci si serva della dottoressa Jurati. Ripeterlo a ogni recensione non sarà mai abbastanza: Agnes Jurati è uno dei personaggi più insulsi della serie. La continua insistenza sull’immagine della donna in carriera incapace di costruirsi una vita sentimentale l’ha resa uno stereotipo ambulante: quando c’è lei in scena è certo che si lamenterà delle sue disavventure amorose o di quanto la sua vita sia vuota, il tutto con tono da battutina comica perché chi scrive i dialoghi deve trovar divertente scherzare su cose del genere.
L’utilità della Jurati in questo episodio risiede nel fatto che riesca a collegarsi con la regina Borg e a scoprire la posizione esatta dell’individuo che la ciurma sta cercando nel 2024: un po’ poco per perdonarla della sua stessa esistenza.

DISAVVENTURE A LOS ANGELES


Intanto, Sette di Nove, Raffi e Rios decidono di andare in giro per la Los Angeles del 2024. Che poi sarebbe la Los Angeles di oggi, senza particolari tecnologie futuristiche. La vicinanza cronologica alla nostra epoca (in fondo è solo 2 anni nel futuro) offre il terreno adatto a una serie di frecciatine alla contemporaneità.
In particolare, la vicenda di Rios si presta bene ad affrontare il tema dell’immigrazione negli USA, in quanto finisce in una clinica gestita da una donna, Teresa, che offre cure mediche ai suoi pazienti senza chiedere soldi o documenti. Il luogo perfetto in cui dare rifugio e aiuto agli immigrati ispanici, no? E quindi, molto prevedibilmente, arriva l’immancabile retata dell’ufficio immigrazione, nel corso della quale Rios può dare sfoggio di tutta la sua intelligenza facendosi arrestare. Ovviamente tutto ciò è funzionale all’intenzione di complicare la missione nel passato, perché già non è abbastanza difficile intervenire sul momento in cui Q ha alterato la storia, bisogna pure andare a salvare un compagno in difficoltà.
Sette di Nove e Raffi si rendono invece protagoniste del siparietto più imbarazzante dell’episodio, anche più delle battute sceme di Rios o dei momenti con la Jurati: il modo in cui circuiscono la guardia più sveglia della Terra nel 2024 sembra scritto da un ragazzino.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • La morte di Elnor sarebbe un colpo di scena molto coraggioso…
  • La fiducia dell’equipaggio in Picard si incrina
  • Picard interagisce con la regina Borg
  • … se si trattasse di un personaggio a cui lo spettatore tiene davvero
  • Molto probabile che Elnor tornerà in vita in qualche modo
  • L’esistenza di Agnes Jurati
  • L’intelligenza di Rios
  • Il modo in cui Sette e Raffi raggirano la guardia

 

Piccola curiosità finale: l’episodio è stato diretto da Lea Thompson, la Lorraine di Ritorno Al Futuro. Si vede che i viaggi nel tempo le piacciono davvero tanto.

Quanto ti è piaciuta la puntata?

Nessun voto per ora

Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.

Rispondi

Precedente

Drôle 1×01 – Faut Faire Rire La France, Mon Frère!

Prossima

Winning Time: The Rise Of The Lakers Dynasty 1×03 – The Best Is Yet To Come

error: Nice try :) Abbiamo disabilitato il tasto destro e la copiatura per proteggere il frutto del nostro duro lavoro.