È inevitabile. Cerchi di scansarla, inizi a dimenticartene, pensi che stavolta non ci sarà, eppure la puntata “filler” arriva sempre.
Filler non sarebbe proprio il termine più appropriato per descrivere “Spock Amok”, dato che Strange New Worlds non ha alcuna trama orizzontale di cui deve tener conto. Tuttavia, il relax concesso dal capitano Pike all’equipaggio dell’Enterprise dopo l’attacco dei Gorn è quanto di più si possa avvicinare alla definizione di una puntata, appunto, riempitiva. Attenzione però: un episodio più distensivo non significa necessariamente abbassare lo standard per Strange New Worlds, anzi.
Quando anche i passaggi più lenti, di respiro, riescono a tenere incollato lo spettatore davanti allo schermo, vuol dire proprio che il lavoro svolto è egregio. Un ottimo segnale per uno show già in grande forma, che approfitta di un momento di pausa per chiudere un cerchio iniziato in un episodio del 1967, e per lavorare a fondo sui personaggi giunti a metà stagione. Perfetto.
AMOK TIME
Come si può facilmente intuire dal titolo, “Spock Amok” è strettamente legato al primo episodio della seconda stagione della serie originale di Star Trek, andata in onda negli USA nel lontano ’67. L’episodio in questione si intitola in originale “Amok Time”, mentre in italiano si perde totalmente questa connessione essendo stato adattato in “Il Duello”. Nella puntata in questione Spock iniziava improvvisamente a comportarsi in modo illogico, annunciando l’inizio del pon farr. Tornato su Vulcano, l’ufficiale avrebbe dovuto sposarsi con la sua promessa sposa T’Pring che, però, decide piuttosto di far scontrare in duello il suo fidanzato (Spock) con un campione.
“Spock Amok” si incastra perfettamente in tutto ciò. T’Pring e Spock sono promessi sposi sin da piccoli, tuttavia la loro unione viene sempre posticipata a causa dei continui impegni del vulcaniano con la Flotta Stellare. È questo, infatti, il motivo per cui T’Pring sceglierà in futuro di non sposarlo: per paura di legarsi ad un uomo che, in realtà, si è già promesso alla Federazione. Nonostante il lieto fine che riappacifica la coppia, il pubblico è ben conscio di vedere una storia che non avrà un lieto fine. Resta da vedere come si inserirà in tutto ciò Christine Chapel, storicamente innamorata dell’ufficiale vulcaniano, a cui è dedicata la chiusura dell’episodio.
LOGICA/SENTIMENTI
Il focus su Spock messo in scena dagli autori è molto accurato e centrato, per il personaggio forse più iconico di Star Trek. La paura che una scrittura superficiale possa rovinare l’immagine che Leonard Nimoy ha lasciato in memoria ai fan è sempre viva, tuttavia, per fortuna Akiva Goldsman continua a smentire gli scettici, settimana dopo settimana. Gli autori aggiungono il carico da novanta, andando ad indagare sull’infanzia e l’adolescenza del giovane Spock. Un ibrido metà umano e metà vulcaniano, per questo spesso vittima di pregiudizi, come accennato nella serie originale e mostrato per bene nel reboot di J.J. Abrams.
La cold open del sogno (anche abbastanza premonitore, ricollegandosi sempre a “Amok Time”) è perfetta in tal senso. Spock è un individuo figlio di due culture, da cui è allo stesso tempo rinnegato ma anche osannato come eccellenza. In pochi minuti ecco che vengono fuori in maniera chiara e precisa tutte le contraddizioni interiori del personaggio interpretato da un buon Ethan Peck. Una battaglia interna tra la sua metà umana e quella vulcaniana, che vede vincere sempre la logica sui sentimenti. Sono infatti rari i casi in cui Spock ha lasciato prevalere i sentimenti sulla logica, e quei momenti sono, non a caso, tra le scene più belle dell’intero franchise.
RELAX
Oltre Spock, T’Pring e strani rituali vulcaniani, anche la storyline del capitano Pike risulta molto interessante. Stavolta tocca all’annessione di una strana nuova e pericolosa specie: i R’ongoviani. Da apprezzare lo sforzo messo in campo dagli autori nel creare nuove specie aliene originali e interessanti, utili anche come pretesto per un affascinante approfondimento sui personaggi. Il capitano, interpretato da Anson Mount, continua a guadagnare punti ritagliandosi, in un episodio già molto denso, lo spazio necessario per un altro bellissimo monologo.
Intanto La’an e Una provano a divertirsi, a bordo di uno svuotato Enterprise. I due personaggi infatti non sono delle gran simpaticone, e gli autori sembrano essersene sono accorti. Il tentativo di sciogliere e alleggerire Numero Uno e l’ufficiale della sicurezza è molto riuscito. Il bingo messo in scena è una specie di to-do list che ironizza sulla lore di Star Trek. Le situazioni sembrano provenire dalla divertente serie animata dal taglio molto più parodistico Star Trek: Lower Decks. Molto bene.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Star Trek: Strange New Worlds mette a segno un altro ottimo episodio che non strappa il Bless solo a causa delle atmosfere più distensive e di respiro, che rendono la puntata meno ambiziosa delle precedenti. Tuttavia se la strada è quella tracciata, in termini qualitativi, il futuro lascia ben sperare.
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Giovane musicista e cineasta famoso tra le pareti di casa sua. Si sta addestrando nell'uso della Forza, ma in realtà gli basterebbe spostare un vaso come Massimo Troisi. Se volete farlo contento regalategli dei Lego, se volete farlo arrabbiare toccategli Sergio Leone. Inizia a recensire per dare sfogo alla sua valvola di critico, anche se nessuno glielo aveva chiesto.