Stranger Things 4×08 – Chapter Eight: PapaTEMPO DI LETTURA 5 min

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Stranger Things 4x08 recensioneÈ notizia proprio di queste ore, mentre si scrivono queste righe, che Netflix sia crashato malissimo per almeno una mezzora a causa del flusso di utenti che si sono fiondati a guardare le ultime 4 ore di Stranger Things.
Come anche discusso più in dettaglio nella 1×19 di Spin-Off, i motivi che hanno portato l’azienda di Los Gatos a dividere la stagione in due parti sono palesi ma sono anche legati ad una necessità di riportare i propri numeri in alto dopo due deludentissimi trimestri finanziari che hanno fatto collassare le share. A posteriori sembra che sia stata la scelta migliore di sempre.
Discorsi e strategie finanziarie a parte, “Chapter Eight: Papa” è un episodio dalla durata di 85 minuti, oggettivamente tanti ma anche abbastanza in linea con quelli della prima parte che viaggiavano su una media di 77 minuti (titoli di coda compresi) e con solamente “Chapter Three: The Monster And The Superhero” a stare sotto questa soglia con i suoi modici 64 minuti. Si tira in ballo il minutaggio per provare a contestualizzare la scontatissima domanda che segue: serve davvero un’ora e mezza di tempo visti i pochi eventi dell’episodio?

TRAME CHE SI FONDONO


Con i due episodi appena rilasciati era lecito attendersi una struttura classica con “Chapter Eight: Papa” a fare da enorme apripista al gran finale e “Chapter Nine: The Piggyback” a guadagnarsi tutti gli onori della cronaca e, per quanto si è visto, così di fatto è stato. Questo non vuol dire che questa puntata sia inutile, anzi, ci sono un paio di sviluppi importanti ma, come già detto, c’è anche molto attendismo.
Questa quarta stagione è suddivisa in quattro storyline e l’idea dei Duffer Brothers sembra essere quella di riunirne il più possibile prima dell’ultima annata. In tal senso, il pregio di questo penultimo capitolo è quello di far rincontrare finalmente Eleven ed il gruppo di Mike, Will e Jonathan nel finale. Una fusione che è doverosa a livello di trama per riportare tutti i protagonisti ad Hawkins contro un invincibile Vecna ma che serve anche a smorzare quella stanchezza dovuta ad una certa monotonia e limitatezza di ogni sottotrama. Quindi ben venga la reunion, specialmente se accompagnata da eventi al fulmicotone come Eleven che abbatte un elicottero e la morte di Papa proprio dopo il loro acceso scontro.
A tal proposito, va anche notato l’ardore di uccidere il Dr. Brenner, una morte che a posteriori è telefonata da un diverbio e da un’accusa della “figlia” che, in un ultimo gesto di ribellione, dice esattamente ciò che pensa di un uomo che tutto sommato, pur avendo delle mire egoistiche nel cercare di salvare Henry/Vecna/One, alla fine non era poi così cattivo come era stato dipinto.

Eleven:The gate. The Mind Flayer. So many dead. And all because of you. Because you could not stop. You could not let him go. I came here to try and understand who I was. To see if I… if I was the monster. And now I know the truth. It is not me. It is you. You are the monster.
I am going to open that door and I am going to leave with Dr. Owens. If you try to stop me, I will kill you.
Papa:You’ll soon see the truth, Eleven.

TRAME CHE SI FONDERANNO


Gran parte dell’episodio è ampiamente focalizzato su ciò che accade, o meglio dire non accade, ad Hawkins. L’attendismo a cui si assiste è da insegnare nelle scuole di sceneggiatura, farcito prepotentemente da momenti musicali, innumerevoli tête-à-tête piacevoli ma non necessari e, fondamentalmente, un po’ di sano non-sense.
Va da sé che le discussioni circa la politica delle armi negli USA sono all’ordine del giorno e per un italiano/europeo medio sono anche completamente fuori da ogni logica, però fa specie assistere alla facilità, per non dire faciloneria, con cui viene imbastita l’intera scena all’interno del negozio di armi, sia per quanto riguarda la scioltezza con cui Nancy compra un fucile, sia perché nessuno batte ciglio quando un gruppo di ragazzini si aggira tra gli scaffali, sia per l’odio ed il rancore piuttosto immotivato di Jason Carver e gli altri bulli del basket. Sicuramente si sarebbero potuti tagliare almeno 10-15 minuti di scene non necessarie.

TRAME CHE NON SI FONDERANNO


Dulcis in fundo è doveroso spostarsi in Russia perché la storyline che vede Hopper, Joyce, Murray, Yuri e Antonov in fuga ha uno strano modo di essere presentata. Solo con un’analisi postuma si potrà infatti constatare che al minuto 48 degli 85 totali, quindi praticamente a metà episodio, si interrompe ogni tipo di focus su questa trama (secondaria) per non farne più menzione almeno fino all’episodio successivo. Una scelta che può derivare da un montaggio non impeccabile ma che lascia comunque intendere una risoluzione non in tempi brevissimi per la compagine oltre oceano.
In tal senso, si può quindi guardare a questa parte di Stranger Things un po’ come ad un riempitivo che si muove a rilento e che di fatto limita anche le possibilità di giocare con questi character che ormai non fanno altro che scappare dai russi. Il che poteva anche andare bene per un po’ ma ora si sente il bisogno di un netto cambio di direzione che sembra essere rallentato da forze esterne (leggasi The Duffer Brothers).

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • La morte di Papa
  • Confronto tra Eleven e Papa
  • Ricongiungimento di Eleven con Mike, Will, Jonathan e Argyle
  • Ottima scena finale con Eleven che distrugge l’elicottero
  • Il (tanto atteso) momento con le lacrime soffocate di Will in macchina mentre Jonathan osserva in silenzio
  • La morte di Papa
  • Non si vuole cercare il pelo nell’uovo ma un paio di domande circa la folla al The War Zone nascono spontanee
  • Lo stesso dicasi per la facilità con cui Nancy compra il fucile
  • Trama in Russia gestita maluccio
  • Fin troppi momenti solitari a discutere delle stesse cose

 

Nel complesso l’episodio è assolutamente guardabile ed intrattiene facendo il proprio dovere, rimane però piuttosto evidente come ci sia costantemente un freno a mano tirato che rallenta un qualsiasi tipo di evoluzione in almeno metà delle trame aperte. Ed è un peccato.

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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