All’interno di The Sandman, spoilerandosi un po’ di informazioni circa i rimanenti nove episodi, “Imperfect Hosts” è quello con il minutaggio più esiguo: solo 37 minuti contro una media di 50. Una scelta audace considerando l’obiettivo primario di Netflix di racimolare minuti sopra minuti per enfatizzare l’addiction generale dei suoi utenti, ma una scelta che ha senso dal punto di vista della narrazione. Non dilungare una puntata dove non ce n’è bisogno è sintomo di oggettività e di una presa di coscienza che va lodata.
“Imperfect Hosts”, come ogni buona 1×02, ha il compito di continuare ad esplorare l’universo narrativo di The Sandman ma allo stesso tempo deve approfondire alcuni character e, fondamentalmente, deve fungere da apripista per ciò che verrà nel resto della stagione. Non c’è quindi da sorprendersi se il ritmo viene leggermente abbassato e se viene impostata la quest principale per Dream, ovvero recuperare la sua sabbia in quel di Londra.
Lucienne: “May I ask where are you off to, sire?”
Dream: “London.”
Lucienne: “Did you not just spend the last 100 years there? Sorry, why London?”
Dream: “The sand was sold there. When I have it back, I will seek out my helm. In Hell.”
LA FAMIGERATA QUEST PRINCIPALE
A dirigere e scrivere la sceneggiatura di questo episodio ci sono rispettivamente Jamie Childs e Allan Heinberg, il primo con un passato dietro la macchina da presa in Doctor Who e His Dark Materials, il secondo è invece il creatore di Kate Bishop vista in Hawkeye e ha un discreto curriculum che spazia da The O.C. a Grey’s Anatomy, oltre che essere anche uno degli showrunner di The Sandman. Il duo è quindi più che esperto per prendere il testimone e imbastire un secondo episodio che prende ancora ampiamente spunto dalla seconda uscita della versione cartacea di The Sandman del Gennaio 1989 con cui condivide anche il titolo.
Come detto, lo scopo di questo episodio è quello di impostare il viaggio di Dream alla ricerca di ciò che gli è stato rubato ed è un’introduzione piuttosto piacevole da vedere, quasi spontanea e non forzata nello schema delle grandi cose, il che rende questa trasposizione ancora più soddisfacente e meno preoccupante.
Ecco quindi che l’impostazione della quest principale viene impostata con il recupero dei tre oggetti appartenenti a Dream:
- la sabbia è nelle mani dell’esorcista Johanna Constantine, la versione femminile di Constantine;
- l’elmo è nelle mani di un demone all’Inferno;
- il rubino, come mostrato, è nelle mani del figlio di Ethel, John Dee, interpretato da un sempre magnifico David Thewlis.
A margine di tutto rimane la storia di Caino e Abele, ampiamente presa dalla Bibbia e riadattata già a suo tempo da Gaiman per la sua opera. Qui lo spazio concesso ai due è piuttosto ampio e forse guasta un po’, soprattutto perché si concede molto spazio a due character che, verosimilmente, non avranno poi molto da dire, anche se sono utili per generare minutaggio e per dimostrare l’umanità di Dream nei confronti delle sue creature. Umanità che è e sarà una delle tematiche principali della serie.
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Nell’economia dell’intera serie, questo episodio è necessario. La resa è ottima, il minutaggio ha un suo senso e l’impostazione per ciò che verrà è servita su un piatto d’argento. Difficile concedere il Bless Them All visto il tenore della puntata ma il Thank è più che dovuto.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.