La dimensione quasi antologica di The Sandman prosegue, senza disdegnare una palese e automatica orizzontalità. La discesa negli inferi non fa altro che presentare l’ennesima prestigiosa interprete dello show (Gwendoline Christie, portata alla celebrità dal personaggio di Brienne in Game Of Thrones, in questo caso nei panni di Lucifero), porta il protagonista a fare progressi nella sua missione di recupero, contribuisce a caratterizzare quello che sarà verosimilmente il villain principale. Proprio a questo, infatti, sarà dedicata l’unica altra linea narrativa presente nell’episodio, arricchita anche dalla solita grande interpretazione di David Thewlis.
LA BATTAGLIA ALL’INFERNO
“Regola uno: niente minerali o vegetali, solo animali.
Regola due: non cose immaginarie come draghi verdi e roba simile.
Regola tre: non scomparire!”
“Regola quattro: non barare.”
Alzi la mano chi, durante la battaglia tra Morpheus e Lucifero non è andato indietro nel tempo con la memoria e ha pensato alla celebre scena de “La Spada Nella Roccia”, quando Merlino e Maga Magò si scontrano in una battaglia magica in cui ognuno diventa “predatore” dell’altro. La vittoria verrà ottenuta da Merlino grazie alla sua trasformazione in un virus che colpirà l’avversaria che, trasgredendo la regola due, si era trasformata in un drago.
Sicuramente di natura più seriosa e suggestiva, la battaglia all’inferno prende lo scettro di sequenza cardine dell’intero episodio, grazie alla recitazione dei due interpreti, ma soprattutto per l’originalità della natura dello scontro. La poetica di Gaiman emerge più che mai. La materializzazione di sogni, credenze, idee, mitologia è al centro delle sue opere più famose (basti pensare American Gods o Good Omens), in questo caso lo scontro diviene una sorta di Dungeons And Dragons, attacco e difesa determinate semplicemente da idee e soprattutto dal potere dell’immaginazione.
IL RUBINO
A scene apocalittiche, liriche e monumentali si affianca anche la parte strettamente umana (o quasi), inerente in questo caso il villain di turno, ovvero il possessore del rubino, aka figlio segreto di Burgess. La parte inerente John è il più classico degli on the road, con una donna quasi ostaggio, alla fine quasi in sindrome di Stoccolma.
Quanto mostrato, oltre alla già citata grande recitazione di David Thewlis, è utile per spostare l’intera narrazione su un piano umano e terreno, nel costituire un dualismo anche questo tipico della poetica di Neil Gaiman.
L’incontro/scontro tra i due, tuttavia, potrebbe non essere rimandato ancora a lungo, considerato il finale di episodio.
IMPOSTAZIONE MINIMAL
“Dreams don’t fucking die.”
In generale, quello che è possibile notare è l’impostazione minimal del racconto, soprattutto dal punto di vista della diramazione delle storyline. “A Hope In Hell” non può considerarsi minimal esclusivamente per le due sole linee narrative presentate, quanto perché entrambe hanno uno sviluppo e una risoluzione senza grossi stravolgimenti, quasi soltanto per rappresentare una presentazione (come nel caso dell’inferno) e l’approfondimento di un personaggio (nel caso di John).
Unico aspetto che sembra non rendere l’episodio a suo modo autoconclusivo è la suggestiva sequenza in cui il protagonista incontra all’inferno una vecchissima conoscenza. Interessante notare come di fronte ai suoi occhi egli cambi totalmente aspetto, riprendendo anche qui lo stilema già riscontrabile in American Gods, dove le divinità variano a seconda della popolazione che le adora.
La risoluzione del duello con Lucifero ha dalla sua un simbolismo che rende palese come l’intero duello e il recupero dell’elmo fossero solo un pretesto per estendere all’interno di un episodio la presentazione dell’inferno stesso e del suo padrone. La capacità di dominare i sogni e la loro importanza vengono presentati come aspetti di rara potenza, sia nel mondo terreno che in quello ultraterreno.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Ciò che sta funzionando in The Sandman è la non scontata direzione della trama grazie ad una struttura quasi verticale. Peccato per la resa scenografica non proprio esaltante dell’inferno. Il ritmo scenico spinge comunque ad una visione rapida dell’intera stagione.
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.