The Walking Dead 11×10 – New HauntsTEMPO DI LETTURA 7 min

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Recensione The Walking Dead 11x10Dopo una première convincente, ma non per questo esaltante, The Walking Dead procede nella sua corsa finale decidendo di rimescolare un po’ le carte e virando dall’apocalisse zombie verso un per niente rassicurante scenario politico fatto di corruzione, nepotismo ed eserciti della resistenza pronti a insorgere.
Non è certo la prima volta che la serie decide di fregarsene senza remore del morto che cammina che dà il nome allo show, approfondendo invece quelle che sono le dinamiche di potere che irrimediabilmente si vengono a creare nel processo di ricostruzione della società come siamo abituati a concepirla.
Sempre la solita manfrina: differenze sociali, questa volta acuite dal ritorno ad un mercato nuovamente basato sullo scambio di denaro, abitanti scontenti e minacce di insurrezione violenta che spuntano da ogni dove. Dinamiche viste e riviste e che, senza dubbio, porteranno lo spettatore a provare quel senso di deja-vu che da anni ormai accompagna la visione di tutte le serie ambientate nell’universo narrativo di The Walking Dead. Si parte quindi dalla classica opening fatta di risate spensierate, adulti che contemplano la felicità dei bambini della comunità vedendo per loro finalmente un futuro radioso (ma dove?) e, naturalmente, i protagonisti della serie alle prese con le loro “nuove” vite nel Commonwealth. Dieci minuti, forse meno, di felicità che, come previsto, servono solo da preludio al caos generale che di lì a poco si scatenerà sulla comunità e sui suoi abitanti.

LA PARABOLA DELL’HOMO OECONOMICUS


Percorrendo un sentiero già ampiamente battuto, The Walking Dead accantona (si spera) temporaneamente i suoi comunque inutili morti viventi, concentrandosi invece sulla natura dell’essere umano e sul suo desiderio di ottenere sempre e comunque il massimo benessere per se stesso, anche a discapito degli altri. Perfino in un mondo colpito da un’apocalisse zombie, ecco farsi nuovamente vivo il modello dell’homo oeconomicus, essere puramente razionale sempre alla ricerca della massimizzazione del profitto.
Torna lo scambio di denaro e con lui, naturalmente, tornano anche le differenze sociali derivanti dalla propria condizione economica. Le abilità di combattimento e sopravvivenza restano sì fondamentali in momenti di necessità, ma se sei un morto di fame, vivrai comunque in un monolocale sporco e rumoroso, senza sedie e col cane che mangia direttamente dal tupperware che ti ha prestato tua nonna.
Se poi a questo si aggiungono intrighi politici, tentativi di corruzione in cambio di cure mediche, rampolli viziati e tentativi di rivolta da parte dei poveri lavoratori trattati come semplici numeri in una società che ti vede solo come pura e semplice forza lavoro, non è difficile comprendere quale sarà la direzione presa da questa seconda metà di stagione.

MIGHTY MORPHIN POWER DARYL


Denuncia sociale a parte, le storie dei protagonisti cominciano qui a delineare ruoli specifici per ognuno di loro: Daryl, nuovo Stormtrooper al servizio di Darth Mercer; Yumiko ricca nobildonna dalla ricchezza sfavillante ma dalla tiepida vita sessuale; Connie e Kelly, giovani reporter alla ricerca della verità; Carol ed Ezekiel alle prese, in maniera abbastanza divergente, con la malattia di quest’ultimo e Princess all’inizio di quella che sembrerebbe l’inizio di una love story con il comandante Mercer. Altri personaggi naturalmente progrediscono con le rispettive storyline, ma soltanto sullo sfondo per non levare spazio ad un episodio già molto corale.
Tenendo conto del minutaggio, comunque, a spiccare sono le trame dei personaggi che in qualche modo sono collegati alle alte sfere del Commonwealth, in particolare Daryl, preso in considerazione da Mercer per un eventuale ruolo di comando delle truppe, e Carol, disposta a fare qualsiasi cosa pur di garantire al suo compagno l’intervento chirurgico di cui ha disperatamente bisogno per sopravvivere. Nel caso del primo, il progredire della trama ricorda già altri precedenti stanziamenti del gruppo in un nuovo insediamento, durante i quali Daryl si è spesso dimostrato uno dei migliori, se non il migliore, tra i combattenti presenti sul territorio. Nulla di nuovo quindi per il pupillo della serie, che comunque (come al solito) regala gli unici momenti realmente emozionanti dell’episodio.
Discorso diverso va fatto invece per il segmento dedicato all’altra vecchia gloria dello show. Tralasciando il ridicolo tentativo di infiltramento avvenuto grazie al più classico degli scippi al povero inserviente di turno, con annesso sesto senso in grado di farti trovare la chiave che ti serve addosso al primo malcapitato che decidi di derubare, anche il resto della narrazione non lascia spazio a grandi novità. Com’era prevedibile, presa dallo sconforto, Carol non ci pensa due volte prima di barattare i propri servigi in cambio di un posto in cima alla lista dei pazienti che necessitano di un’operazione chirurgica, invischiandosi con Lance e il suo irreprensibile viscidume. Tenendo in considerazione la scarsa fibra morale di quest’ultimo, è veramente improbabile che questa storyline si concluda con un lieto fine, propendendo invece per la solita carneficina a cui la serie ha abituato il suo pubblico ogniqualvolta è capitato di incontrare personaggi come Lance.

AH, MA QUINDI IN THE WALKING DEAD CI SONO ANCHE GLI ZOMBIE


Un ultimo appunto, già fatto presente in molte altre recensioni di The Walking Dead e della sua costola Fear, riguarda l’utilizzo sempre più scarso degli zombie e alle loro effettive capacità letali ogniqualvolta capiti di incontrarne sul proprio sentiero. La serie non ha mai nascosto la sua intenzione di giocare più sull’introspezione, spesso esasperando lo spettatore, piuttosto che sull’apocalisse zombie vera e propria, ma giunti a questo punto la situazione è diventata quasi ridicola.
Nel corso di questo episodio abbiamo principalmente tre momenti in cui i nostri personaggi interagiscono con dei morti viventi: il primo all’interno della casa per l’addestramento, unico momento quantomeno inserito per una ragione all’interno della narrazione ma senza pathos per la presenza di guardie armate in ogni dove, il secondo nel breve combattimento di Sebastian interrotto da Daryl con la sua balestra, momento utile solo a far capire allo spettatore (come se ce ne fosse ancora bisogno) quanto odioso sia il giovane rampollo, e il terzo nella cantina dei vini, con Carol alle prese con “ben” tre zombie, praticamente fermi, tranquillamente affrontabili singolarmente con tre coltellate ben assestate, tra l’altro all’interno di uno spazio relativamente grande e con delle vie di fuga, ma che comunque riescono a gettarla a terra costringendola a ricorrere al buon vecchio cavatappi a vite per terminare l’opera. Quello a stantuffo lo vendono solo a Livorno.
Tre momenti abbastanza ingloriosi per la categoria zombie, ma che comunque, nonostante la totale assenza di preoccupazione nei confronti della vita dei protagonisti, rappresentano tristemente anche alcuni dei momenti che – almeno in teoria – dovrebbero essere quelli di maggior tensione. Si potrebbe anche inserire il breakdown di Tyler con annesso ostaggio e cattura per mano di Daryl tra i suddetti momenti, ma il fatto che nessuno dei personaggi coinvolti nel sequestro procuri la benché minima emozione nei confronti di chi guarda contribuisce a vanificare ogni tentativo di empatia.
Da una parte la necessità di utilizzare la componente più gore della serie, dall’altra, la totale incapacità di restituire allo spettatore quella sensazione di costante timore per i propri protagonisti che un tempo era il punto di forza dello show. Ciò che resta, alla fine, è l’ennesimo episodio scialbo che, sì, procede nella sua lenta marcia finale regalando al pubblico nuovi spunti e caratterizzazioni più approfondite dei personaggi, ma senza il benché minimo fascio o mordente.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Daryl, futuro comandante dell’esercito di Darth Mercer
  • Daryl, l’unico che si è effettivamente reso conto del fatto che Sebastian è un irritante pivello piagnone
  • Daryl, guerriero intrepido ma anche tenero padre di famiglia
  • Daryl, l’unica ragione per cui stai ancora guardando la serie
  • Carol scippatrice e ladra di vini
  • Zombie poco presenti e pressoché innocui
  • Dinamiche oramai sempre uguali ad inizio insediamento
  • La papabile love story tra Princess e Mercer
  • Lance, il nuovo Gregory
  • Sebastian come fa ad essere ancora vivo in un mondo post-apocalittico?
  • Puntata in generale abbastanza scialba

 

In una serie normale probabilmente si propenderebbe per un giudizio ancor più negativo, ma The Walking Dead ha abituato il suo pubblico a scempi ben più grandi, perciò ci si accontenterà di un banale schiaffetto sulle mani ad una serie che comunque difficilmente si impegnerà per fare di meglio.

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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