Con un rinnovo per una (meritatissima) 2° stagione già in saccoccia ed essendosi guadagnato senza alcuna ombra di dubbio già una candidatura a “Miglior Rookie 2022“, Winning Time deve cominciare a tirare le prime somme della stagione, il che equivale fondamentalmente al trovare una risposta per le trame ancora aperte che corrispondono alle seguenti domande:
- chi sarà l’allenatore che porterà i Los Angeles Lakers ai playoff?
- che ne sarà della dipendenza di Haywood e come verrà affrontata dal team?
- come si concluderà la stagione?
- quando morirà la madre di Jerry?
“Acceptable Loss” decide di rispondere a due domande e mezzo su quattro in quello che non è un episodio perfetto ma comunque godibilissimo e continua ad intrattenere in maniera splendida grazie ad una regia e ad una sceneggiatura veramente ottima. Quindi a chi importa se qualche elemento della storia non è esattamente riprodotto come è accaduto nella realtà? Ad alcuni diretti interessati a quanto pare importa…
Dr. Buss: “Can you get us to the promised land?”
UNA DRAMMATIZZAZIONE UN PO’ CONTESTATA MA LODEVOLISSIMA
Ricordando che Winning Time è basato sul libro Showtime: Magic, Kareem, Riley, and the Los Angeles Lakers Dynasty of the 1980s di Jeff Pearlman, alla luce di quanto visto finora e soprattutto di quanto è stato detto al di fuori dello show di Max Borenstein Jim Hecht, bisogna comunque dar conto alle altre campane per capire quanto è verosimile e quanto è potenzialmente inventato per supportare la drammatizzazione degli eventi.
In una recente intervista rilasciata da Magic Johnson in occasione del rilascio della sua docuserie Call Me Magic su Apple TV+, Magic ha affermato che ciò che viene mostrato sulla serie HBO non è esattamente reale e che molte cose sono state ovviamente inventate perché non sono state utilizzate fonti ufficiali, cosa che invece sembra essere stata fatta da Apple.
A fargli seguito ci sono le critiche fortissime di Jerry West che si lamenta per la sua rappresentazione brutale e piuttosto diversa dalla realtà dei fatti, una realtà che comunque senza il suo apporto e scelte non avrebbe probabilmente portato i Lakers nella storia.
Dulcis in fundo c’è il discorso relativo ad Haywood che, a differenza di quanto visto nell’episodio, è stato cacciato da Westhead per essersi addormentato durante l’allenamento prima di Gara 3 delle NBA Finals. Oltretutto, il suo abuso di droga l’ha portato a giocare solamente cinque minuti in Gara 1 e Gara 2, quindi l’importanza che gli è stata data in questo episodio per la sua fisicità è un po’ forzata rispetto a quanto fatto dai Lakers nelle NBA Finals.
UN TEAM ORMAI CONSOLIDATO
“Acceptable Loss” ha un duplice significato perché da un lato fa chiaramente riferimento alla morte di Jessie Buss, madre di Jerry, che viene presentata al pubblico e anche al figlio e alla nipote come un qualcosa di ineluttabile, dall’altro il riferimento è alla decisione posticipata di scegliere se reintegrare Jack McKinney o tenere la strana coppia Paul Westhead e Pat Rilley.
Il modo in cui Rodney Barnes & Max Borenstein preparano la sceneggiatura è encomiabile perché, forzando volutamente la realtà, fanno coincidere tutti gli eventi e la decisioni grazie ad una serie di capovolgimenti di trama che portano all’inevitabile accettazione della morte di mamma Buss, all’addio di McKinney (dipinto oggettivamente fin troppo in maniera negativa e detestabile) e alla cacciata di Haywood dopo la decisione di allenatori e compagni di squadra.
L’evoluzione a cui si assiste è piacevolissima, dettata da un ottimo ritmo che non risente in alcun modo dei vari salti temporali in avanti e, anzi, permette di riflettere su quanto si sia evoluta la relazione tra Magic Johnson e Kareem Abdul-Jabbar.
UNA ROTTURA DELLA 4° PARETE A SUON DI SCHIAFFI
C’è un momento importantissimo di “Acceptable Loss” che merita di essere discusso: lo schiaffo di Jerry Buss alla telecamera dopo la discussione con il medico della madre. Un momento che può sembrare banale ma che rappresenta letteralmente uno schiaffo anche per lo spettatore che, completamente assorto nella visione, si desta repentinamente e ritorna alla realtà ed alla scissione dai protagonisti.
La scelta non è ovviamente casuale ed è anche legata alla totale assenza di qualsiasi dialogo col pubblico che c’è sempre stato almeno una volta ad episodio e che qui arriva in un momento inaspettato e, come un fulmine a ciel sereno, risveglia lo spettatore riportandolo alla realtà.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Ad un episodio dal finale, Winning Time confeziona l’ennesimo episodio di ottima fattura ma leggermente più indolente su alcuni temi. Nel complesso, comunque, rimane sempre un bellissimo piacere per gli occhi.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.