R.I.P. (Recenserie In Peace) – Doctor Who: L’Era Di William Hartnell (1963-1966)TEMPO DI LETTURA 6 min

//
0
(0)

Per ogni rimando strettamente storico e ogni riferimento ai personaggi che hanno dato vita a questa lunga storia, si consiglia la visione di “An Adventure in Space and Time” di Mark Gatiss.

William Hartnell è stato un pioniere. A sua insaputa tra l’altro. Pensate l’impatto che hanno ora le serie TV. Piano piano stanno raggiungendo dei livelli di nobiltà sempre maggiori. Un episodio come quello celebrativo per i 50 anni di Doctor Who è stato atteso e vissuto come un evento vero e proprio. All’epoca sicuramente non era e non poteva essere così. Se ora ci sembra preistoria una qualsiasi serie ambientata negli anni ’90, gli anni ’60 cosa sono allora? Con la poca cura che si aveva per le serie, in un paese come l’Inghilterra, ben lontana da Hollywood, vi posso assicurare che non sembra nemmeno di assistere agli anni ’60. Sembra di avere una finestra aperta addirittura a qualche decennio prima. Ve lo assicuro, guardare queste prime tre stagioni (più due serial della quarta) non è stato semplice e ci si chiede come lo show abbia potuto resistere così a lungo. Eppure la fiducia e la capacità di vedere il futuro da parte della produzione ha creato uno dei telefilm più longevi di sempre. Ricordo, se ce ne fosse bisogno, che da allora, sono passati più di 50 anni.
Perché non è stato semplice? I motivi sono molteplici. Innanzitutto non è possibile, anche volendo, guardare tutto. Per una serie di circostanze sfortunate, non tutti i serial (così chiamate le macro-storie costituite da più episodi di 24 minuti circa) sono giunti sani e salvi ai giorni nostri. Alcune ricostruzioni degli episodi mancanti le ho saltate, ma non sarebbe stato niente di più che guardare immagini ferme con l’audio di sfondo e una didascalia ogni tanto. Una volta compresa la struttura di un’avventura standard del primo Dottore, è possibile saltare qualcosa. La serialità la fa da padrone e sono rarissime, se non nulle, le tracce di mitologia nella storia, che renderà imperdibile qualsiasi episodio futuro.
Ma chi era il Dottore di allora? Io mi sto rivolgendo per lo più a gente degli anni ’10 che fa partire la “memoria whovian” da Christopher Eccleston. Niente di tutto ciò. Il primo Dottore (nella sua incarnazione originale, cioè così come è nato su Gallifrey) è una figura anziana, burbera, ingenua, goffa, talvolta ottusa. Soprattutto, negli episodi iniziali non è nemmeno il vero protagonista. L’episodio pilota del 1963, “An Unearthly Child”, vede comparire prima sua nipote e i suoi futuri compagni di viaggio (i professori Ian e Barbara). Inoltre, dettaglio non da poco, il Dottore non sapeva governare il Tardis (la sua macchina del tempo), rendendo quindi casuale lo scenario di ogni avventura. Le possibilità potevano contemplare un’epoca storica a caso, dove i nostri eroi in qualche modo separati tra loro, dopo molte peripezie, dovevano riuscire a riunirsi e a ripartire. Oppure uno scenario futuro, o un altro pianeta, con protagonista una faida tra diverse specie di abitanti. C’è da dire che la lentezza in certi momenti è straziante. Ho assistito pazientemente a dialoghi su dialoghi di personaggi secondari, con tempi estremamente teatrali. Gli effetti speciali sfiorano la comicità (cito su tutte, l’immagine di un Tardis in una miniatura di plastilina, fatto apparire in un plastico raffigurante un paesaggio). I costumi degli alieni di turno palesano la loro natura cartacea.
Perché allora vedermi tutto ciò? Perché scriverne, soprattutto? Bé, ci sono stati senz’altro lati emozionanti, che qualsiasi fan della serie non potrà che apprezzare, a partire dalla capacità di immaginare scenari così fantasiosi, con così pochi mezzi. Il suono del Tardis poi è rimasto uguale per tutto questo mezzo secolo, così come la melodia della sigla, modificata negli anni da diversi arrangiamenti. Per non parlare dei Daleks, già presenti in uno dei primi serial, la voce un po’ più lenta e meno espressiva. Gli addii con i vari companions sanno a loro modo essere toccanti (il monologo del Dottore alla nipote Susan, dal microfono del Tardis, è l’antenato di qualsiasi straziante discorso di Tennant o Smith). E dopo un po’ di tempo (e fidatevi che di tempo ne passa tanto) anche Hartnell riesce a trovare la sua identità. O meglio, riesce a farsi volere bene. Si capisce anche come tutti gli altri attori successivi abbiano preso qualche spunto da lui. Di fatto è ed è sempre stato il suo personaggio, da cui tutto è partito. Tristissimo dire che è stato anche “merito” dei suoi problemi di salute se lo show è estendibile nel tempo. La decisione di sostituirlo in corsa con Patrick Troughton ha dato il via a tutta la mitologia dei Time Lords (mai citati durante tutte le prime stagioni) e quindi alla possibilità di potersi affidare ad un ricambio di interpreti.
E quel momento in cui avviene il primo cambio della guardia già ha tutte le potenzialità per essere una pugnalata al cuore del fan. “The Tenth Planet” è il primo serial che vede i (bruttissimi) Cybermen coinvolti. Al di fuori da una qualsiasi azione, però, l’anziano Dottore collassa e così rimane per gran parte dell’episodio. Con un ultimo sforzo dirige le azioni per risolvere come al solito la situazione, finché, in piena bufera di neve, allo stremo delle forze, si trascina nel Tardis e cede. I suoi nuovi compagni, Ben e Polly, increduli osservano il delirante monologo (capostipite di qualsiasi discorso pre-rigenerazione), lo osservano cadere al suolo e trasformare il suo aspetto fisico, circondato da un alone di luce bianca. Una rigenerazione per vecchiaia (autobiografica, si potrebbe dire) sa essere veramente triste. Ci fa capire che sarebbe potuta accadere in qualsiasi momento, in un qualsiasi episodio. Ed è così che il buon vecchio Bill lascia il testimone al suo successore. William Hartnell morirà nel sonno per arresto cardiaco il 23 aprile 1975.
Elenco dei compagni di viaggio: Susan, Ian Chesterton, Barbara Wright, Vicki, Steven Taylor, Katarina, Sara Kingdom, Dodo Chaplet, Polly, Ben Jackson.
Prime apparizioni: Dalek, Cyberman.
Serial consigliati: “The Daleks” (prima stagione), “The Dalek Invasion Of Earth” (seconda stagione), “The Romans” (seconda stagione), “The Tenth Planet” (quarta stagione).”

During all the years I’ve been taking care of you, you in return have been taking care of me. You are still my grandchild and always will be. But now, you’re a woman too. I want you to belong somewhere, to have roots of your own. With David you will be able to find those roots and live normally like any woman should do. Believe me, my dear, your future lies with David and not with a silly old buffer like me. One day, I shall come back. Yes, I shall come back. Until then, there must be no regrets, no tears, no anxieties. Just go forward in all your beliefs and prove to me that I am not mistaken in mine. Goodbye, Susan. Goodbye, my dear.
da “The Dalek Invasion Of Earth”, 1964

Quanto ti è piaciuta la puntata?

0

Nessun voto per ora

Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.

Precedente

Falling Skies 4×02 – The Eye

Prossima

Pretty Little Liars 5×04 – Thrown From The Ride