Normalmente non lo facciamo (anche per abitudine o scelta del recensore di turno che si è guadagnato il diritto di scrivere dell’episodio) ma, giusto per cambiare, imposteremo questa recensione di “Church Of Gay Jesus” in maniera più schematica possibile, in modo da enfatizzare la penta-struttura con cui lo show è nato, cresciuto e sviluppato. Se si guarda indietro alle precedenti puntate, si potrà infatti constatare uno schema che enfatizza, puntata dopo puntata, sempre due-tre character, lasciando poi agli altri personaggi un minutaggio più risicato ma pur sempre utile a mandare leggermente avanti la loro personale storyline. L’unica costante in tutto ciò è la rotazione dei “main character” di giornata, che poi alla fine detta anche la bontà finale della puntata.
Chi ce l’ha fatta (nella chiesa del Gesù gay)
I fortunelli appartenenti a questa categoria sono ovviamente Lip, Ian e (as usual) Fiona. Il minutaggio dedicato a tutti e tre, oltre che la trama più ricca e profonda di eventi, non può infatti che metterli sotto i riflettori rimpolpando quella che è una stagione finora sufficiente ma non eccezionale. I cambiamenti e le evoluzioni sono sempre di casa in Shameless, quasi rappresentassero un costante rinnovamento atto a supportare uno spirito d’autoconservazione dirompente e sempre vivo. In tal senso Lip, Ian e Fiona stanno infatti cercando la loro quadratura del cerchio ma, al tempo stesso, rimangono sempre sopraffatti dagli eventi, eventi che alla fine li costringono a cambiare e adattarsi. Ed è un bene che sia così, giusto per chiarire nel caso sembrasse che stessimo criticando la cosa.
- Fiona, dopo una stagione passata a ricostruirsi una vita in solitaria nel “after Sean”, ritorna disponibile sentimentalmente con un personaggio (Ford) che è ben distante dall’essere convincente, anche se fa il suo sporco dovere di “character out of the scheme” come si confà alla fauna del South Side. Le conseguenze di questa liaison sono prevedibilissime vista la prole e lo stuolo di ex fidanzate ancora amiche presenti nella sua vita quotidiana, tuttavia ciò, dal lato videoludico di chi scrive e guarda, rappresenta un’ottima pentola a pressione da far scoppiare nella prossima stagione. Ergo: non ci si può lamentare.
- Anche
Gay JesusIan sta lentamente cambiando il suo status quo andando incontro ad una fresca incoronazione e questo è un bene perché si stanno toccando delle corde che finora non erano state ancora toccate con il character di Monaghan, attore capacissimo di ottime prestazioni se lo vuole e se gliene viene data la possibilità. Da un lato l’idea di avere un Gallagher in versione predicatore non è nuova, Frank era infatti assurto agli onori delle cronache come combattente per i diritti gay nella 3° stagione, dall’altro è chiaramente una buona storyline che non sfrutta nuovamente il suo bipolarismo ed è anche abbastanza aderente all’evoluzione del personaggio, oltre che alla sua storia personale. - Ed infine viene Lip, il Gallagher che, in silenzio e mestamente, sta affrontando un’ottima annata dal punto di vista della crescita personale, andando a risollevarsi dopo i fasti non ottimi delle scorse 2-3 stagioni. Ed anche per lui le cose ovviamente sono ben lungi dall’essere perfette ma, in questo contesto di costante avvilimento, Lip sta provando con successo a non annegare. La morte di Youens è l’ennesimo colpo basso che
la vitaWells gli ha tenuto in serbo e che è arrivato come un fulmine a ciel sereno dopo un’escalation negativa partita dall’incidente in auto e finita con il carcere. Il modo in cui Lip affronta il lutto del suo mentore è molto forte ed in puro stile Philip Gallagher, ovvero il modo in cui il character ha dato sempre il meglio di sé. Da qui ci sono solo due possibili strade che può però prendere e che segneranno in positivo o in negativo il suo personale valore aggiunto alla serie: un ritorno all’alcolismo o un “bright new future”. Up to fucking Wells the final decision.
Chi non ce l’ha fatta (nella chiesa del Gesù gay)
Dall’altra parte della barricata in “Church Of Gay Jesus” c’è tutto il resto della famiglia Gallagher più i proprietari dell’Alibi. Chi più (Carl e Kassidi) e chi meno (Debbie), tutti in qualche modo danno un apporto ad una puntata già abbastanza pregna di eventi e di evoluzioni. Va però sottolineato che, se una puntata di Shameless supera la sufficienza andando a guadagnarsi un Thank o un Bless Them All, il merito non è solo delle storyline principali ma anche e soprattutto di quelle secondarie che vanno ad arricchire la portata principale. Ed in tal senso un Frank che sfrutta le sue conoscenze di marketing per produrre magliette di Gay Jesus o un Carl che alla fine si sposa non possono che far spiccare in alto l’episodio. Perfino il trio V-Kevin-Svetlana riesce a tirar fuori qualcosa di buono e non è da poco visto che da diverse stagioni tutto si è abbastanza afflosciato da quel lato, circa da quando le interazioni con i Gallagher si sono mantenute al minimo indispensabile ed è venuta meno la famiglia allargata con cui si erano presentati nelle prime stagioni.
Ovviamente in tutto ciò Debbie è, rimane e resterà l’anello debole dello show. Merito/colpa di una gestione del personaggio che è andata ad ingraziarsi le inimicizie del pubblico con battute, atteggiamenti e storyline indegne. È da un paio di stagioni (circa dalla gravidanza) che Debbie è diventata un corpo estraneo allo show e, come tale, bisogna ammettere che è molto difficile apprezzare una qualsiasi scena con lei presente. Detto questo, il lavoro illegale in notturna è uno dei meno peggio visti finora.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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The Fugees 8×09 | 1.65 milioni – 0.7 rating |
Church Of Gay Jesus 8×10 | 1.52 milioni – 0.6 rating |
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.