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Dopo una pausa di due mesi l’ultima incarnazione televisiva di Star Trek torna con un episodio che non delude le aspettative, conferma qualche teoria che aveva fatto capolino nelle menti degli spettatori e soprattutto offre nuovi spunti che si spera vengano sfruttati e sviluppati a dovere. Si riparte da dove si era concluso “Into the Forest I Go“, con la USS Discovery dispersa chissà dove, dopo un ultimo salto col motore a spore, ma il mistero sulla destinazione raggiunta è archiviato già nelle battute iniziali dell’episodio: si tratta di un universo parallelo, reso raggiungibile proprio dalla rete miceliale del fungo usato nella navigazione, un universo in cui l’Homo sapiens non ha dato vita a una Federazione democratica e pacifica ma a un impero militaristico e xenofobo, in guerra con Klingon, Vulcaniani, Andoriani e tutte le altre razze aliene.
Ci troviamo di fronte, è ovvio, al buon vecchio universo dello specchio già protagonista di alcuni episodi delle passate serie, una versione alternativa dell’universo “standard” in cui è possibile giocare non solo con i contrasti tra le due ambientazioni, ma anche con le due versioni dello stesso personaggio, in quanto il piano per tornare a casa prevede che Lorca, Tilly e Michael interpretino proprio l’altra versione di sé, quella più violenta, crudele e spregiudicata. Nel caso specifico di Tilly, vedere la solitamente impacciata e maldestra cadetta nei panni di un capitano sboccato e dal pugno di ferro offre soprattutto terreno fertile a momenti di ilarità e a situazioni comiche, che realizzano quell’alleggerimento dei toni che troppo spesso è mancato in una prima metà di stagione più cupa e seria; ma ben presto si torna al dramma con Michael, anche lei capitano nell’universo dello specchio, costretta a uccidere un suo ex-compagno della USS Shenzhou un attimo dopo aver provato la gioia di rivederlo (o meglio, di rivedere la sua versione dell’universo parallelo). Si mette male, invece, per Lorca, costretto a interpretare il ruolo del golpista latitante perché l’altra sua versione ha tentato di detronizzare l’imperatore e a beccarsi di conseguenza l’ennesima dose di torture; mancano invece all’appello i corrispettivi mirror degli altri personaggi, ma questo fa presagire qualche futura sorpresa per Stamets e, perché no, per Philippa Georgiou, che nell’universo dello specchio potrebbe ancora essere viva.
Se molti spettatori avevano visto giusto con l’ipotesi dell’universo parallelo, altrettanto si potrebbe dire sulla teoria che vede in Tyler un Klingon, quasi certamente l’albino Voq, trasformato chirurgicamente in un essere umano e incapace di ricordare la propria passata esistenza. Non si ha ancora la conferma ufficiale, ma i discorsi di L’Rell, le litanie in Klingonese, le anomalie interne notate dal dottor Culber sembrano prove schiaccianti, sufficienti a confermare ciò che già alcuni avevano ipotizzato da mesi. Una rivelazione del genere, al di là di qualche inevitabile forzatura e perplessità sulla plausibilità dell’intervento stesso, aprirebbe le porte a un’interessante evoluzione tanto del personaggio di Tyler quanto della sua relazione con Michael; inoltre spiegherebbe la lunga assenza dalle scene di Voq dopo che i primi episodi ne avevano suggerito un ruolo più centrale nella trama. Altrettanto interessante potrebbe rivelarsi l’evoluzione di Paul Stamets che, dopo l’ultimo balzo con il motore a spore, ha riportato sì danni ingenti, ma sembra anche aver intrapreso una trasformazione in qualcosa di sempre meno umano e di sempre più “superiore”. Iniziano ad acquisire sempre più senso alcuni comportamenti dell’astromicologo visti nei precedenti episodi, come la confusione nel rivolgersi a Tilly chiamandola “captain”, mentre il cambiamento nel colore degli occhi non può che ricordare sinistramente quanto successe a Gary Mitchell ed Elizabeth Dehner nel pilot della serie classica “Where No Man Has Gone Before”. Che anche Stamets si stia tramutando in un essere divino troppo pericoloso per essere lasciato in vita? L’unica certezza è che in qualche modo lui e il motore a spore dovranno sparire, e dovrà trattarsi di un evento di una portata tale da giustificare il fatto che nelle serie ambientate cronologicamente dopo Discovery tale tecnologia non è né utilizzata né menzionata.
Unico neo della puntata è l’uscita di scena del dottor Culber, sacrificato sull’altare delle morti ad effetto in una serie che forse è più figlia di G. R. R. Martin che di Gene Roddenberry. Soprattutto, la sua morte stronca ogni possibilità di valorizzare la relazione sentimentale con Stamets, confermando a questo punto che la liaison omosessuale tra i due è stata inserita più per aggiungere una nota di colore (e magari essere politically correct) che per una reale volontà di approfondire certi aspetti in un contesto fantascientifico. Un vero peccato.
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Il secondo troncone della prima stagione di Star Trek: Discovery parte col piede giusto riesumando uno dei classici dell’universo trekker. L’universo dello specchio del 2018 non è certo fresco e originale come quello di quarant’anni prima e la natura cupa di Discovery rende il contrasto tra i due mondi meno netto e prorompente di quanto avveniva all’epoca di Kirk o di Sisko, ma di certo offre materiale intrigante per i prossimi episodi.
Into The Forest I Go 1×09 | ND milioni – ND rating |
Despite Yourself 1×10 | ND milioni – ND rating |
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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.