Allo spettatore anche meno attento non sarà sfuggita la progressiva riduzione del numero di episodi stagionali in Star Trek: Discovery: quindici nella prima stagione, quattordici nella seconda, tredici nella terza e undici nella quarta. I tempi in cui le stagioni potevano essere di venti-ventidue episodi sono lontani, ma questo adeguamento a format più “moderni” ha importanti implicazioni: c’è meno spazio per i filler e per gli episodi fini a se stessi, mentre è importante portare avanti la trama orizzontale in tempi rapidi.
Ecco quindi che in “The Examples” viene data un’importante sferzata alla ricerca della vera natura dell’anomalia, e le prospettive che adesso si aprono sono molto interessanti. Di Star Trek: Discovery si può dire tutto, ma non che dorma sugli allori e perda tempo.
L’ANOMALIA ARTIFICIALE
Come già scritto in passato, l’anomalia nota come DMA (Dark Matter Anomaly) è stata finora un antagonista difficile da mettere a fuoco o da inquadrare: un’entità potentissima ma impersonale, la cui stessa origine e funzione erano, fino allo scorso episodio, poco chiari. Il mistero non regge a lungo in “The Examples”, anzi, la rivelazione sulla natura artificiale della DMA arriva in pochi minuti, come unica spiegazione possibile all’ennesimo, strano comportamento del fenomeno.
A dir la verità, si tratta di un colpo di scena gestito male. Una rivelazione del genere avrebbe avuto senso come cliffhanger della scorsa puntata, mentre piazzandolo all’inizio del nuovo episodio e liquidandola con una certa fretta, anche a livello di ritmo e di montaggio delle scene, la si priva di buona parte del suo potenziale pathos.
Certo, non si può rimanere impassibili quando l’ammiraglio Vance elenca le specie che potrebbero aver creato l’anomalia, citando i Metron, gli Iconiani e persino il Continuum dei Q: citazioni messe lì per far leva sul fanservice e sulla nostalgia, e che sicuramente resteranno oscure ai fan dell’ultim’ora, ma che confermano la volontà degli autori di Discovery di mantenere le varie parti dell’universo Trek in collegamento, anche adesso che la narrazione si è spostata di secoli nel futuro.
DILEMMI
L’episodio ruota intorno all’evacuazione della catena di Radvek, una fascia di asteroidi intorno alla stella Radvek popolata da Akaali, che non fa parte della Federazione ma che ha avuto un passato da membro della Catena di Smeraldo, l’organizzazione antagonista della scorsa stagione.
Ma la Flotta Stellare non ha dubbi: la gente di Radvek va aiutata, che sia parte della Federazione o meno. Un filo rosso che lega gli episodi della quarta stagione finora è proprio lo sforzo della Federazione di ricostruire la propria identità, non solo politica e militare ma anche e soprattutto “morale”: l’essenza della vecchia organizzazione interstellare stava nell’altruismo, nel pacifismo e nell’abnegazione, e non deve sorprendere che anche la “nuova” Federazione agisca senza preoccuparsi delle logiche utilitaristiche. Gli Akaali di Radvek sono meritevoli di aiuto indipendentemente dalla loro filiazione politica, così come lo erano i Kelpiani o i Vulcaniani nelle passate puntate.
Il vero dilemma morale in “The Examples”, però, è un altro. Nella catena di Radvek sono tenuti prigionieri uomini e donne, i cosiddetti Esempi, condannati a pene molto al di là dell’effettiva gravità dei loro crimini: come dicono loro stessi, si tratta di condanne politiche più che giuridiche, frutto della precedente amministrazione.
Michael e Book (perché la sceneggiatura Burnham-centrica non poteva che assegnare a lei questa storyline concettualmente impegnativa) devono scegliere se limitarsi a evacuare i prigionieri, per poi riconsegnarli agli Akaali, o garantire loro la libertà, o anche solo un riesame dei loro casi: in altre parole, si tratta di scegliere tra neutralità e intervento attivo negli affari di un altro Stato.
Ancor più interessante è il problema sollevato dal personaggio di Felix, forse il migliore tra le nuove figure della stagione finora. Questo prigioniero che si batte perché siano riconosciuti i diritti dei suoi compagni di prigionia è in realtà un uomo roso dai sensi di colpa per il crimine commesso, un omicidio, ed è questo rimorso a condurlo a una scelta drastica: rimanere nella prigione anche con l’anomalia in avvicinamento, sfidando la sorte. A Michael e Book toccherà decidere se rispettare le volontà dell’individuo oppure se compiere un atto di prevaricazione e sacrificare il suo libero arbitrio in nome di quello che ritengono essere il vero bene.
SCIENZA E COMPETIZIONE
A bordo della USS Discovery, invece, si consuma la rivalità-amicizia tra Stamets e un altro nuovo personaggio, lo scienziato Ruon Tarka. A dirla tutta, la new entry soffre di una caratterizzazione molto stereotipata, da genio antipatico e scontroso che minimizza il valore degli altri e li disprezza, salvo poi far fronte comune quando si presenta l’opportunità di fare una grande scoperta insieme.
Il suo personaggio, però, è molto utile per mettere in luce un aspetto fondamentale della ricerca scientifica: la cooperazione. Tarka ha intuizioni brillanti, ma ha anche bisogno dell’aiuto di Stamets per metterle in pratica; e Stamets, dal canto suo, per quanto sia intelligente deve ammettere la necessità di farsi aiutare dagli altri.
Al contempo, l’esperimento che i due geni mettono in atto rischia di distruggere la Discovery e così viene presentato un altro aspetto della scienza: la sua pericolosità. O meglio, la pericolosità di una scienza in mano a gente sconsiderata, non necessariamente malvagia, semplicemente troppo presa dai propri obiettivi per pensare al resto.
E’ in queste riflessioni, lanciate agli spettatori a mo’ di esca in un prodotto comunque votato più all’azione che alla filosofia, che la vera essenza di Star Trek torna a galla. Bisogna solo sperare che il team dietro Discovery se ne ricordi ancora.
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“The Examples” è finora l’episodio migliore e più convincente della stagione, quello in cui meglio degli altri è emersa la vera anima di Star Trek. Le rivelazioni sulla DMA e l’entrata in scena di Ruon Tarka daranno sicuramente alla trama un bello scossone, ma al momento è impossibile prevedere quali scenari abbiano aperto questi colpi di scena.
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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.