Star Trek: Discovery 4×06 – Stormy WeatherTEMPO DI LETTURA 3 min

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Star Trek Discovery 4x06 RecensioneData la progressiva diminuzione del numero di episodi stagionali (15, 14, 13, e 11 per la quarta stagione), ecco che il giro di boa arriva in anticipo con “Stormy Weather”.
Lo show di Fuller e Kurtzman si è ormai ben assestato in questo nuovo setting post-futuristico e si inizia a intravedere un trend positivo anche nella riuscita dei singoli episodi. Certo, anche “Stormy Weather” non è esente dai difetti, che ormai possono essere definiti congeniti di Star Trek: Discovery, come la protagonista Michael Burnham o l’eccessivo buonismo, per dirne un paio. Ciononostante, l’episodio riesce a confermare quanto di buono sviluppato in questo inizio di stagione lanciando i protagonisti in una godibile avventura nel “subspazio” diretta da un volto caro ai fan: Jonathan Frakes.

LIMBO SPAZIALE


Alla ricerca di informazioni più specifiche che riguardano il big villain invisibile di questa stagione, l’Anomalia, l’Enterprise si ritrova in una situazione piuttosto “solitaria”. La materia oscura rilasciata come traccia dell’Anomalia ha generato un vortice di subspazio che ha intrappolato la USS Discovery. Un vero e proprio limbo spaziale in cui appare impossibile fuggire, anche a causa delle moderne tecnologie della nave e del motore a spore fuori uso.
Il pregio dell’episodio è proprio quello di fornire, col contagocce, nuove informazioni riguardanti l’Anomalia, senza mai abusarne. Inoltre si ripresenta una situazione classica di Star Trek, con esplorazioni ai limiti dell’ignoto senza alcuna via d’uscita. Il primo atto corrisponde in toto a un canovaccio per una buona storia di Star Trek, e infatti l’episodio funziona. La soluzione al problema arriverà grazie a un sonar, una tecnologia del XX secolo impiegata per salvare vite nel XXXII secolo, un paradigma usato spesso dal capitano Kirk e che mantiene sempre il suo fascino.

BOOK… IO SONO TUO PADRE


Con la Discovery bloccata nel subspazio, un collasso che si avvicina sempre più e uno scafo inesistente, c’è solo una via d’uscita (fin troppo semplice): il vecchio caro motore a spore. Stavolta tocca a Booker, e non a Stamets, tirare la Discovery fuori dai guai, ma qualcosa va storto. La potenza dell’AMO ha addirittura corrotto la rete miceliare, impedendo il salto e danneggiando il personaggio interpretato da David Ajala.
Le conseguenze si verificano con l’apparizione sotto forma di visione/incubo del padre di Cleveland, interpretato da Rothaford Gray. È evidente come la quarta stagione si stia concentrando parecchio sul Kwejiano e le sue origini, espiando i peccati della terza stagione in cui il partner di Burnham era stato abbandonato a sé stesso dopo un’importante introduzione. È anche interessante analizzare il rapporto di Booker col padre, dopo aver visto morire in “Kobayashi Maru” sia suo fratello che suo nipote. Un rapporto conflittuale che arricchisce di sfumature i contorni di un personaggio man mano sempre più importante nell’equipaggio.

COMPUTER SENSIBILI


Dopo la “resurrezione”, ormai pratica ben collaudata nell’universo di Star Trek, Gray Tal sta prendendo confidenza col suo nuovo corpo fisico. In particolare si evince dallo scambio di battute effettuato con il computer di bordo della Discovery, Zora. Zora è, di fatto, il personaggio più importante di “Stormy Weather”. Il computer è infatti protagonista di un’interessante approfondimento psicologico, che però tocca ogni tanto qualche nota patetica. E questo si evince nel dialogo con Gray, ma anche negli scambi con Burnham. In particolare il capitano riesce ad empatizzare persino con il suo computer, rendendo ancor più nauseante il suo personaggio, già capace di commuoversi per qualunque cosa.
Tuttavia c’è un’importante novità, in quanto con quest’episodio Zora diventa non il primo computer a divenire indipendente, bensì il primo a sviluppare delle emozioni, sentendosi in colpa per la morte di un membro dell’equipaggio.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Paradigma vincente
  • Il subspazio!
  • Motore a spore fuori uso finalmente
  • Un computer sensibile
  • Troppi lens flare
  • Slow motion esagerati
  • Burnham che si emoziona anche per il computer di bordo
  • Computer forse anche troppo sensibile

 

Jonathan Frakes dirige uno degli episodi più riusciti della quarta stagione, confermando una crescita di puntata in puntata. Permangono comunque alcuni tasti dolenti, come gli eccessivi lens flare e slow motion, oltre alla lacrima facile per ogni avvenimento. Tuttavia, gli elementi classici che hanno fatto la fortuna del franchise di Star Trek riescono a confezionare un prodotto godibile che incuriosisce lo spettatore nel risolvere il mistero dell’Anomalia.

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Giovane musicista e cineasta famoso tra le pareti di casa sua. Si sta addestrando nell'uso della Forza, ma in realtà gli basterebbe spostare un vaso come Massimo Troisi. Se volete farlo contento regalategli dei Lego, se volete farlo arrabbiare toccategli Sergio Leone. Inizia a recensire per dare sfogo alla sua valvola di critico, anche se nessuno glielo aveva chiesto.

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