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Una serie tv che in ogni episodio contiene una quantità incredibile di sottotrame, riducendo il minutaggio delle stesse, procederà per forza di cose a cambiamenti minimi, graduali e lenti. Di conseguenza risulta difficile, se non impossibile, mantenere vivida la memoria del punto a cui si era arrivati alla stagione precedente. Di ulteriore conseguenza, riprendere il filo un anno dopo rischia di essere maggiormente complesso. E quindi, di conseguenza a ciò, una premiére dovrà in qualche modo rimettere in scena l’intero scenario presentato. Lo spettatore dovrà conseguentemente essere messo a proprio agio, dovrà riassaporare lentamente l’atmosfera che da un anno non vive, riprendere familiarità con i personaggi.
Ecco quindi, di conseguenza, una 2×01 di 60 minuti in cui non succede praticamente niente.
Vuole forse dire che ci si trova davanti ad un brutto episodio? Assolutamente no. Non si può negare che il lavoro di messa in scena sia maestoso, nel ricreare alla perfezione quei tardi anni ’70 che tanto sono andati di moda nella narrazione televisiva recente. Proprio nella recensione del season finale della precedente stagione (scritta dallo scrivente) si notava come nell’arco di poco tempo tale periodo sia tornato di moda, quasi come se gli attori si ponessero adesso questa nuova sfida di bravura, ovvero di agghindarsi con baffi, pantaloni a zampa di elefante e giacche di pelle. James Franco in questo caso sceglie addirittura di sdoppiarsi per provare più look.
Proprio la ripresa del dualismo tra fratelli gemelli diventa il filo conduttore di questa nuova premiére. Vince passa quasi tutto l’episodio a cercare Frankie, reo di aver sottratto una gran cifra dal nuovo locale che entrambi gestiscono per conto della mafia, quel locale sul punto di nascere nel finale della precedente stagione e che ora, in pieno fermento, è uno dei segnali del tempo trascorso. La ricerca del fratello è un ottimo pretesto narrativo per rendere Vince una specie di guida che porta con sé gli spettatori a vedere i cambiamenti nel tempo trascorso. Cambiamenti (non così evidenti) nello status sociale e lavorativo di molti personaggi: ciò che si nota è un lento degradare (come nel caso di Bobby) o un lento progredire (come nel caso di Darlene, sempre più tendente a seguire i consigli di Abigail). Esclusi assolutamente capovolgimenti di fronte o cambi sorprendenti (capelli di Vince a parte). Chi mostrerà un apparente cambiamento proprio nel finale sarà Frankie (grande assente di maggior parte di episodio), non tanto per l’annuncio di un matrimonio sul cui futuro sarà tutto da vedere, quanto per la reazione di Vince stesso. Perdonare o coprire il fratello sembra essere un segno di discontinuità verso il seppur prudente affarismo portato avanti dal protagonista durante la prima stagione.
L’industria pornografica sembra più che altro la scusa per descrivere i costumi di un’epoca. Le attività di Eileen sembrano per ora essere soltanto marginali nell’intreccio di malavita e “malcostume”. Certo le velleità artistiche che si scontrano con il cinismo del produttore (dimagrito tantissimo: ecco un altro cambio sconvolgente) con tanto di riflessione sul raggiungimento dell’orgasmo sanno un po’ di stereotipo, soprattutto se si considera il percorso di realizzazione del personaggio della Gyllenhaal nella scorsa stagione.
La sottotrama appena descritta, così come le indagini per risolvere l’assassinio (con ulteriore sottotrama poliziesca) hanno il giudizio sospeso. Si sa infatti che in narrazioni così lente e sonnolente non esiste una gerarchia e qualunque sezione può regalare una svolta improvvisa, anche senza rispettare le leggi non scritte dei tempi televisivi. Anche perché, è bene ricordarlo anche dopo tutte le rivoluzioni dello streaming: “it’s not television, it’s HBO”.
Ecco quindi, di conseguenza, una 2×01 di 60 minuti in cui non succede praticamente niente.
Vuole forse dire che ci si trova davanti ad un brutto episodio? Assolutamente no. Non si può negare che il lavoro di messa in scena sia maestoso, nel ricreare alla perfezione quei tardi anni ’70 che tanto sono andati di moda nella narrazione televisiva recente. Proprio nella recensione del season finale della precedente stagione (scritta dallo scrivente) si notava come nell’arco di poco tempo tale periodo sia tornato di moda, quasi come se gli attori si ponessero adesso questa nuova sfida di bravura, ovvero di agghindarsi con baffi, pantaloni a zampa di elefante e giacche di pelle. James Franco in questo caso sceglie addirittura di sdoppiarsi per provare più look.
Proprio la ripresa del dualismo tra fratelli gemelli diventa il filo conduttore di questa nuova premiére. Vince passa quasi tutto l’episodio a cercare Frankie, reo di aver sottratto una gran cifra dal nuovo locale che entrambi gestiscono per conto della mafia, quel locale sul punto di nascere nel finale della precedente stagione e che ora, in pieno fermento, è uno dei segnali del tempo trascorso. La ricerca del fratello è un ottimo pretesto narrativo per rendere Vince una specie di guida che porta con sé gli spettatori a vedere i cambiamenti nel tempo trascorso. Cambiamenti (non così evidenti) nello status sociale e lavorativo di molti personaggi: ciò che si nota è un lento degradare (come nel caso di Bobby) o un lento progredire (come nel caso di Darlene, sempre più tendente a seguire i consigli di Abigail). Esclusi assolutamente capovolgimenti di fronte o cambi sorprendenti (capelli di Vince a parte). Chi mostrerà un apparente cambiamento proprio nel finale sarà Frankie (grande assente di maggior parte di episodio), non tanto per l’annuncio di un matrimonio sul cui futuro sarà tutto da vedere, quanto per la reazione di Vince stesso. Perdonare o coprire il fratello sembra essere un segno di discontinuità verso il seppur prudente affarismo portato avanti dal protagonista durante la prima stagione.
L’industria pornografica sembra più che altro la scusa per descrivere i costumi di un’epoca. Le attività di Eileen sembrano per ora essere soltanto marginali nell’intreccio di malavita e “malcostume”. Certo le velleità artistiche che si scontrano con il cinismo del produttore (dimagrito tantissimo: ecco un altro cambio sconvolgente) con tanto di riflessione sul raggiungimento dell’orgasmo sanno un po’ di stereotipo, soprattutto se si considera il percorso di realizzazione del personaggio della Gyllenhaal nella scorsa stagione.
La sottotrama appena descritta, così come le indagini per risolvere l’assassinio (con ulteriore sottotrama poliziesca) hanno il giudizio sospeso. Si sa infatti che in narrazioni così lente e sonnolente non esiste una gerarchia e qualunque sezione può regalare una svolta improvvisa, anche senza rispettare le leggi non scritte dei tempi televisivi. Anche perché, è bene ricordarlo anche dopo tutte le rivoluzioni dello streaming: “it’s not television, it’s HBO”.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Serve armarsi di pazienza e farsi assorbire dalle atmosfere e dalle vite dei personaggi per apprezzare dei tempi narrativi che forse l’attuale industria dello spettacolo seriale sta cercando di sorpassare. Talvolta a discapito della qualità.
My Name Is Ruby 1×08 | 0.77 milioni – 0.20 rating |
Our Raison D’Etre 2×01 | 0.64 milioni – 0.16 rating |
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.