The Deuce 2×09 – Inside The PretendTEMPO DI LETTURA 6 min

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Anche quest’anno The Deuce giunge alla sua conclusione. Purtroppo. O per fortuna, a seconda dei punti di vista. Si sa, tutto è relativo. Sta di fatto che la seconda stagione del nuovo lavoro di Simon e Pelecanos è stata, ancora più della prima, un racconto improntato su un crudo e grigio realismo da cui è bandito quasi ogni orpello narrativo; bulimico nella sua volontà di portare in scena praticamente ogni singolo segmento dell’umanità gravitante intorno alla 42esima e all’industria del porno, anche se ciò significa dover gestire decine di personaggi e di storie e condannare la trama ad un avanzamento lentissimo, pachidermico, esasperante.
Arrivati al season finale era difficile aspettarsi una puntata dal ritmo più movimentato, con scossoni e cliffhanger, e così è stato: ogni personaggio vive un cambiamento più o meno grande ma tutto avviene con la solita apatia del racconto simoniano, senza strepiti, in sordina, come semplice e naturale conseguenza di un lento percorso di maturazione che si è dipanato per nove puntata e che soltanto adesso acquista finalmente senso. Persino l’evento più sconvolgente dell’episodio, il ritrovamento del corpo di Ashley Dorothy, è portato in scena sbrigativamente, senza calcare la mano sulla dimensione tragica; la morte stessa della donna avviene off-screen, espediente che consente anche di giocare per qualche secondo sulla concomitanza con l’omicidio di CC e far credere sulle prime allo spettatore che il cadavere ritrovato sia quello dell’uomo. Simon e Pelecanos non solo liquidano la dipartita di un personaggio così importante nelle prime battute dell’episodio, quasi con indifferenza, ma non indulgono nemmeno in facili idealizzazioni, sicché l’uscita di scena di Dorothy non ha nulla di eroico, non è descritta come un martirio o un sacrificio per una giusta causa ma come la mera conseguenza della coraggiosa, e nel contempo irresponsabile, sfida lanciata ai papponi del posto. Non è detto che si scopra in futuro chi ha ucciso la donna e forse è anche giusto che sia così, perché nella vita vera non sempre i colpevoli vengono scovati e non sempre tutto ciò che accade ha un senso. Ma è altrettanto giusto che le idee e il lavoro di Dorothy non muoiano con lei e così ecco farsi avanti a raccoglierne l’eredità Loretta e Abigail, le due persone più sconvolte da quella perdita.
Eppure, nonostante sia stato tolto di mezzo un tale elemento di disturbo, i protettori della Deuce sono ormai sul viale del tramonto, relitti di un vecchio ordine che abbiamo visto sgretolarsi lentamente ma inesorabilmente fin dalla prima stagione e che in “Inside the Pretend” si può ormai definire defunto. CC è morto, affrancando Lori e permettendole, dopo un pianto liberatorio che si stempera in un sorriso altrettanto liberatorio, di abbracciare pienamente la carriera di pornostar e l’indipendenza professionale. Rodney imbocca il sentiero dell’autodistruzione e spira sugli stessi marciapiedi dove costringeva le sue donne a battere, dopo aver toccato il fondo svaligiando una farmacia per soddisfare la propria dipendenza. Larry è l’unico abbastanza intelligente da capire che non ci si può opporre al cambiamento e a lasciar andare le sue donne, prima di tentare a sua volta di intraprendere la strada della recitazione, che evidentemente lo ha affascinato davvero tanto dopo l’esperienza cinematografica con Eileen. Darlene ha finalmente la possibilità di coronare il proprio sogno di una vita normale, ma l’incontro nel negozio in cui ha trovato lavoro con un ragazzo che riconosce in lei una professionista del sesso sta lì a ricordare che la strada è in salita e che forse liberarsi totalmente di un così scomodo passato non sarà possibile. L’unica che sembra ancorata al vecchio mondo è Melissa: le è semplicemente impossibile immaginare una vita fuori dal giro della prostituzione, forse perché è l’unica cosa che ha imparato a fare, e per questo cerca prima la protezione degli altri papponi, poi l’ingresso nel bordello di Bobby.
Sulla vicenda “Red Hot”, invece, aleggia un opprimente senso di fallimento. Il film è ormai pronto, ma per una beffa del destino tutti i guadagni andranno alla mafia, mentre i sogni di Eileen si infrangono contro i duri scogli della realtà. E’ emblematica la scena in cui la donna è ospite al Late Night e tocca con mano tutta la sufficienza con cui il conduttore parla della sua opera, etichettandola come un prodotto di bassa lega solo perché si tratta di un film porno: come se genitali in bella mostra e amplessi non simulati annullassero tutto il lavoro, la documentazione, la cura che ci sono dietro questa rilettura moderna di Cappuccetto Rosso. Similmente naufragano le aspirazioni ad una soddisfacente vita privata che sia scissa da quella lavorativa, perché il compagno del momento la vede solo come una pornodiva di cui vantarsi con gli amici, mentre i genitori non riescono a fare di meglio che chiuderle la porta in faccia e impedirle di vedere il suo stesso figlio quando scoprono il genere di film a cui lavora. Il paradosso della fu Candy è che nel mondo del porno aveva trovato finalmente un modo per lasciare la strada e la prostituzione, per sperare in una vita migliore, ma adesso è quella stessa via a marchiarla con una stigma, ad allontanarla dai suoi stessi cari. Il personaggio è caduto e si è tirato su più e più volte nel corso delle due stagioni, sicuramente si rialzerà ancora, ma per ora la parabola di Eileen ha tutto il sapore della sconfitta e dello scacco.
Chi sta messo peggio di tutti, però, è Vincent Martino. All’inizio della season premiere l’avevamo trovato sorridente e gioviale dietro il bancone del suo nuovo locale, soddisfatto della propria condizione, del proprio benessere, di una relazione con Abby che ancora non aveva iniziato a scricchiolare; alla fine di “Inside the Pretend”, in una sorta di movimento narrativo circolare, lo ritroviamo dietro quello stesso bancone ma senza più sorrisi, serio e rassegnato. La morte di Carlos (il terzo cadavere della puntata) è stato un importante campanello d’allarme, un memento mori ma anche l’ennesima dimostrazione, se ce ne fosse ancora bisogno, del genere di persone per cui lavora. Vince ha aperto completamente gli occhi sulla propria situazione, ha realizzato di trovarsi in una gabbia dorata da cui è impossibile uscire e ha anche visto quanto quel nuovo mondo in cui si è cacciato cercando fortuna possa avvelenare l’animo e disumanizzare, spingendo a diventare degli assassini o a dare poco valore alla vita umana. “We can be better” dice al cognato Bobby, ma forse lo dice prima ancora a se stesso, per ricordarsi di essere un uomo e non un freddo automa disumano. E forse per Vince la vera via del riscatto non sarà quella che l’ha portato da anonimo barista a proprietario di locali di lusso, ma quella che lo ricondurrà ad una vita più autentica e genuina, sempre che quelle porte gli si schiudano.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • La morte di Dorothy, colpo di scena potente…
  • Il tramonto dei papponi
  • Sogni e delusioni della fu Candy
  • Vincent Martino e la sua gabbia dorata
  • …ma raccontato in un modo che a molti potrebbe lasciare l’amaro in bocca
  • Non si riesce a rinunciare ai toni dimessi e apatici dello stile simoniano nemmeno nel season finale

 

Con la fine della seconda stagione di The Deuce sembra tramontare anche un’intera era, quella dei papponi e delle illusioni. A meno di improvvisi ripensamenti della HBO (Vinyl docet) la serie di Simon e Pelecanos tornerà per una terza stagione e solo allora scopriremo se tutti coloro che smaniano per un po’ di riscatto e di successo riusciranno a farcela o meno.

 

Nobody Has To Get Hurt 2×08 0.48 milioni – 0.1 rating
Inside The Pretend 2×09 0.38 milioni – 0.1 rating

 

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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.

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