La domanda del titolo può essere elevata senza problemi a sunto massimo della trama cosiddetta orizzontale di questa prima stagione di The Flash. L’aspetto più curioso è che gli autori decidono di piazzarcelo al diciannovesimo episodio, proprio quando, in realtà, per noi spettatori è (quasi) tutto ormai ben chiaro. Noi, infatti, sappiamo benissimo che l’Harrison Wells conosciuto fin dal “Pilot” non è quello vero, ma bensì tale Eobard Thawne, il Reverse-Flash arci-nemico del supereroe nel futuro che ha viaggiato nel tempo per ucciderlo, e rimasto bloccato nel passato dopo aver perso i propri poteri. Noi sappiamo altrettanto chiaramente che, dopo una maniacale operazione di sano “stalkeraggio”, Eobard ha rubato l’identità del vero Dottor Wells, sostituendosi a lui per creare l’acceleratore di particelle, precorrendo i tempi, necessario per causare la nascita dei poteri di Barry (e, di conseguenza, dei suoi).
Chi, però, non è a conoscenza di tutte queste dinamiche sono, invece, gli stessi protagonisti. E’ stata la presa di coscienza per ciascun membro del team degli STAR Labs il principale leitmotiv degli episodi più recenti. Ultima, in ordine di successione, quella di Caitlin, che in questo “Who Is Harrison Wells?” ripete un po’ gli stessi dubbi e paure che, prima di lei, hanno provato Cisco e Barry. Se per il primo, è stata la figura paterna dello scienziato a metterlo maggiormente in crisi, per il secondo è invece entrato in gioco il suo ergersi a mentore e principale fonte d’ispirazione. Allo stesso modo, l’aiuto che il Dottore ha apportato nel periodo di maggior difficoltà per la ragazza, ossia quello del lutto per Ronnie, è riuscito nell’intento (inconsapevole) di portare i sospetti del gruppo molto vicini dall’essere rivelati. Il lato specificatamente umano, quindi, lo stesso che ha mantenuto efficacemente l’ambiguità sul personaggio per gran parte della stagione, anche ai nostri occhi, persino nei casi in cui la realtà dei fatti era talmente lampante. Ma il lungo e avvincente percorso di ricerca della verità si può dire arrivato al suo culmine con il cliffhanger finale di questa puntata, grazie alla scoperta, definitiva e ad alto tasso di tensione, della stanza di Thawne, in un perfetto cerchio che va avanti, in tal modo, dalla presentazione dello stesso covo avvenuta nel “Pilot”.
Una sequenza che ancora una volta sorprende, poiché tutto ci aspettavamo, tranne che Barry arrivasse a leggere il giornale che riporta la notizia della sua futura scomparsa. Ciò che stupisce è, al solito, la precoce tempistica con cui certi sviluppi vengono sbattuti in faccia al pubblico, in una stretta dinamica, come detto, tra il sapere dei personaggi sullo schermo e quello dello stesso spettatore. Una dinamica che, per esempio, amava mettere in scena il regista inglese Alfred Hitchcock, il maestro del brivido e della suspence, il quale su tale rapporto ha fondato la sua poetica cinematografica. Il fruitore delle sue pellicole, infatti, possiede (o crede di possedere) maggiori informazioni del protagonista fittizio, identificandosi così maggiormente alle sue sorti (e quindi meno, magari, al mistero concreto). Ed è proprio grazie a questa caratteristica che si raggiunge quel livello di paura e tensione difficilmente ritrovabile in qualsiasi altro prodotto dello stesso genere. Una lezione, evidentemente, ben assimilata dagli autori di The Flash.
Bravura che, però, non viene altrettanto confermata nella lotta al meta-umano della settimana, unico neo, a questo punto troppo ricorrente, dello show. Anche se nel suo potere di Mutaforma si può leggere un palese riferimento alla tecnica “fringeiana” di Wells e all’ambiguità che sta dietro alla sua identità, la sensazione del già visto domina in maniera piuttosto massiccia l’intera durata delle scene che lo vedono protagonista, sopratutto se, analizzando le sue azioni, ci si rende conto che in fondo non fa altro che vagare e combinare “casini” al protagonista, senza un preciso scopo personale. Il criminale con il potere di sostituirsi ai personaggi principali, provocando ovviamente incomprensioni e situazioni equivoche al limite della screwball comedy (vedi il bacio Caitlin/Barry), è un cliché fastidioso perfino per gli standard di The Flash, che ha fatto, finora, della riproposizione in chiave ludica e raffinata di tali stratagemmi narrativi la sua caratteristica forse più esaltante.
L’aspetto più positivo di questa storyline (udite udite!) diventa così lo scontro, e la sua risoluzione fisica, con lo stesso villain. Finalmente Flash mena pesantemente il villain dell’episodio, come da tempo ci auspicavamo di vedere, chiarendo una volta per tutte che, probabilmente, si trattava davvero di una precisa volontà degli autori quella di mostrarcelo così imbranato ed in difficoltà, senza mai sfruttare pienamente la sua soprannaturale velocità. Adesso è pronto per affrontare il suo nemico finale, è più forte, è più veloce (come ci dice lui stesso nell’intro della puntata) e, finalmente, più esperto. Allo stesso modo, sorprende piacevolmente il positivo coinvolgimento di Eddie, al centro dell’azione come non mai, e protagonista di un paio di scene d’indubbia intensità. Il fatto che, poi, è esattamente la “scoperta” della vera identità del Velocista, che tanto avevamo criticato nell’episodio scorso, a renderlo tale, ci fa quantomeno indorare meglio la pillola a riguardo.
Per finire, si registra l’ennesimo crossover delle due serie principali della The CW (sempre più Marvel Cinematic Universe). Stavolta, la commistione degli show si consuma in maniera decisamente più accattivante, per svariati motivi. Innanzitutto grazie alla buonissima scelta di affiancare al duo Cisco-West il padre e la figlia probabilmente più sottovalutati non solo di Arrow, ma di una bella fetta, almeno, del panorama generale del palinsesto televisivo americano. La fermezza morale del detective Lance ben si confà a quella del collega, mettendo in scena ottime e curiose iterazioni. Così come risulta divertente ed entusiasmante la confessione della Laurel/Black Canary, mai così sorridente, ad un Cisco in piena versione fanboy. Il tono gioioso del loro incontro, poi, accentua (se mai ce ne fosse bisogno, vedi i precedenti siparietti Felicity-Ray), la differenza d’atmosfera tra i due show. Ma l’aspetto più rilevante del crossover è che, tra la ramanzina di West a Lance sul perdono genitoriale e la tecnologia donata da Cisco a Laurel, siamo di fronte a quello che forse si rivelerà più determinante per gli sviluppi della trama (pur secondaria) della serie gemella.
- La città dove Barry Allen va a prendere la pizza è Coast City, la città protetta dall’eroe Lanterna Verde/Hal Jordan.
- Come già detto nella recensione, fa una capatina in “Who Is Harrison Wells?” la Black Canary di Arrow; nell’Universo CW, l’attuale Black Canary (Laurel Lance) è un personaggio abbastanza rivisitato e cambiato qua e là per necessità di riadattamento televisivo. Nei comics, Dinah Laurel Lance non ha una sorella ed eredita il manto di Black Canary dalla madre, Dinah Drake, che acquisisce il secondo cognome di Lance dopo essersi sposata con il poliziotto Larry Lance; mentre la mamma di Dinah era una semplice combattente in costume senza alcun potere (ma dotata una grande tecnica di combattimento), la figlia svilupperà non solo le stesse tecniche combattive, ma anche un metagene che conferirà alla donna un superpotere: quello che nella puntata Cisco rinominerà il “Canary Cry”, un potentissimo urlo sonico dai vari effetti e utilizzi, per lo più devastanti e distruttivi. I fattori che spingeranno la Dinah del fumetto a diventare una supereroina, non sarà la morte violenta di un parente, ma la semplice ammirazione dei lavori svolti dai genitori come poliziotto e eroina; dopo un rigoroso addestramento sotto la guida di Ted Grant/Wildcat e il pensionamento della mamma, Dinah porterà avanti il nome di Black Canary. Prima apparizione di Dinah Drake/Black Canary I: Flash Comics #86 del 1947 (morirà poi su Secret Origins #50 del 1990 dopo una lotta contro il cancro). Prima apparizione di Dinah Lance/Black Canary II: Justice League Of America #75 del 1969.
- Altra piccola curiosità su Black Canary. Nella vita reale, sia madre che figlia, non usano una maschera ma celano la loro identità con una parrucca bionda. Anche nel serial, le due sorelle Sara e Laurel, utilizzano una parrucca, ma siccome gli showrunner avranno pensato che non fosse abbastanza, hanno aggiunto pure una maschera.
- L’esclamazione utilizzata da Cisco, tale “Frak”, sarebbe una parolaccia fittizia inventata per la serie Battlestar Galactica, che deriva dallo storpiamento/tentativo di censura della parolaccia Inglese “Fuck”.
- In questa puntata debutta Everyman, un villain minore di Freccia Verde e Black Canary, quando questi due collaboravano nella serie a fumetti “Green Arrow & Black Canary”. Comparso per la prima volta su 52 #9 del 2006, Hannibal Bates è una delle persone scelte da Lex Luthor per partecipare al Everyman Project, dove acquisì i suoi inquietanti potere mutaforma; di fatti, mentre nella serie gli basta un semplice tocco per assumere la forma di un’altra persona, nei comics deve addirittura mangiarne una parte del corpo della persona in cui vuole trasformarsi. Verrà poi ucciso da Cupido, una vigilante (poi criminale) ossessionata da Freccia Verde, sulle pagine di Green Arrow and Black Canary #29 del 2010.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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All Star Team Up 1×18 | 3.67 milioni – 1.4 rating |
Who Is Harrison Wells? 1×19 | 3.75 milioni – 1.3 rating |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.