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Se partiamo dalla premessa che lo scorso episodio rappresenta il punto più basso raggiunto da questa (comunque non brillante) stagione, questo diciassettesimo appuntamento dal titolo “Liberation” assume le chiare sembianze di un quanto mai banale tentativo di redenzione narrativo. Le sottotrame iniziano a convergere tutte verso lo stesso punto (come già era avvenuto per Sue Dearbon), ossia verso l’atteso salvataggio di Iris dal Mondo Specchio in cui si ritrova ormai bloccata da una quantità incalcolabile di episodi.
Il tentativo di redenzione è da ritrovarsi, essenzialmente, nel tentativo degli sceneggiatori di portare alla luce il segreto di Iris (ossia quello di essere una sua proiezione e non quella reale). Perché bisogna specificare “tentativo”? Perché tutte le spiegazioni vengono presentate in modo approssimativo, senza dare una reale motivazione a cosa abbia fatto scattare la scintilla in Barry (capito il gioco di parole?).
Barry ad un certo punto realizza che Iris non è realmente se stesso. Così, de botto come solo gli sceneggiatori di Boris avrebbero apprezzato. Certo, vengono portate giustificazioni e motivazioni all’attenzione dello spettatore: le ricerche di Barry, le lavagne con esposte tutte le varie teorie, le sue farfugliate giustificazioni e supposizioni ed il suo principale punto di partenza “Iris non mi avrebbe lasciato”. Che, in realtà, rappresenta il vero punto cardine dal quale la serie sarebbe dovuta ripartire in quarta. Il problema è che le elucubrazioni avvengono tutte off-screen rendendo gli spunti geniali di Barry un mero espediente narrativo per poter procedere con la storia. Il vero errore è stato non concludere la scorsa puntata con una riflessione, a caldo, di Barry sull’esagerata (e no sense) reazione di Iris nei suoi confronti, quando viene cacciato di casa. Quello era il momento in cui doveva essere inserita una piccola deduzione ad alta voce di Barry dalla quale, in questa puntata, ripartire a pieno ritmo. Invece no. Si getta del fumo negli occhi dello spettatore e si preferisce far lavorare la mente di Barry tenendo all’oscuro non solo l’intero team, ma anche il pubblico.
Interessante quindi l’idea di appoggiarsi alle capacità deduttive di Barry per uscire da questo cul-de-sac narrativo in cui The Flash era bloccato; da rivedere completamente invece la sua messa in scena.
Da citare, più per completezza che altro, la sequela di deus ex machina a cui la puntata poi cerca di appoggiarsi per proseguire: il bottone scoperto da Iris vicino allo specchio (che fissa da puntate e puntate) che magicamente rivela una stanza segreta; il macchinario che dovrebbe esporre l’identità di Iris che viene appoggiato su un vassoio (?) e che magicamente viene sostituito sfruttando le proprietà del Mondo Specchio; Barry che non vibra per togliersi le manette e che nemmeno tenta la fuga quando si ritrova accusato.
Il leit motiv post-crisi è chiaramente incentrato sulla progressiva perdita di poteri di Flash, ma vederlo arrancare tra alcuni frammenti di specchi come se fossero spediti alla velocità della luce fa venire il dubbio che quest’elemento narrativo dei poteri stia venendo sfruttato un po’ a piacimento quando occorre, nulla di più. Andrebbe anche fatto notare che il macchinario costruito nell’entrata degli STAR Labs non è che abbia poi così tanto senso: una macchina potenzialmente mortale costruita ad un paio di metri di distanza dalla scrivania di avviamento senza alcun tipo di protezioni. E chi lo dice all’RSPP dell’azienda ora?
Per quanto toccante il dialogo-monologo conclusivo tra Iris e Barry, non basta in alcun modo alla puntata per raggiungere la sufficienza: sono state adottate le giuste scelte per far finalmente procedere la narrazione, ma l’esecuzione non è solamente imbarazzante ma inizia ad insinuare qualche dubbio sulla capacità logica degli sceneggiatori.
Il tentativo di redenzione è da ritrovarsi, essenzialmente, nel tentativo degli sceneggiatori di portare alla luce il segreto di Iris (ossia quello di essere una sua proiezione e non quella reale). Perché bisogna specificare “tentativo”? Perché tutte le spiegazioni vengono presentate in modo approssimativo, senza dare una reale motivazione a cosa abbia fatto scattare la scintilla in Barry (capito il gioco di parole?).
Barry ad un certo punto realizza che Iris non è realmente se stesso. Così, de botto come solo gli sceneggiatori di Boris avrebbero apprezzato. Certo, vengono portate giustificazioni e motivazioni all’attenzione dello spettatore: le ricerche di Barry, le lavagne con esposte tutte le varie teorie, le sue farfugliate giustificazioni e supposizioni ed il suo principale punto di partenza “Iris non mi avrebbe lasciato”. Che, in realtà, rappresenta il vero punto cardine dal quale la serie sarebbe dovuta ripartire in quarta. Il problema è che le elucubrazioni avvengono tutte off-screen rendendo gli spunti geniali di Barry un mero espediente narrativo per poter procedere con la storia. Il vero errore è stato non concludere la scorsa puntata con una riflessione, a caldo, di Barry sull’esagerata (e no sense) reazione di Iris nei suoi confronti, quando viene cacciato di casa. Quello era il momento in cui doveva essere inserita una piccola deduzione ad alta voce di Barry dalla quale, in questa puntata, ripartire a pieno ritmo. Invece no. Si getta del fumo negli occhi dello spettatore e si preferisce far lavorare la mente di Barry tenendo all’oscuro non solo l’intero team, ma anche il pubblico.
Interessante quindi l’idea di appoggiarsi alle capacità deduttive di Barry per uscire da questo cul-de-sac narrativo in cui The Flash era bloccato; da rivedere completamente invece la sua messa in scena.
Da citare, più per completezza che altro, la sequela di deus ex machina a cui la puntata poi cerca di appoggiarsi per proseguire: il bottone scoperto da Iris vicino allo specchio (che fissa da puntate e puntate) che magicamente rivela una stanza segreta; il macchinario che dovrebbe esporre l’identità di Iris che viene appoggiato su un vassoio (?) e che magicamente viene sostituito sfruttando le proprietà del Mondo Specchio; Barry che non vibra per togliersi le manette e che nemmeno tenta la fuga quando si ritrova accusato.
Il leit motiv post-crisi è chiaramente incentrato sulla progressiva perdita di poteri di Flash, ma vederlo arrancare tra alcuni frammenti di specchi come se fossero spediti alla velocità della luce fa venire il dubbio che quest’elemento narrativo dei poteri stia venendo sfruttato un po’ a piacimento quando occorre, nulla di più. Andrebbe anche fatto notare che il macchinario costruito nell’entrata degli STAR Labs non è che abbia poi così tanto senso: una macchina potenzialmente mortale costruita ad un paio di metri di distanza dalla scrivania di avviamento senza alcun tipo di protezioni. E chi lo dice all’RSPP dell’azienda ora?
Per quanto toccante il dialogo-monologo conclusivo tra Iris e Barry, non basta in alcun modo alla puntata per raggiungere la sufficienza: sono state adottate le giuste scelte per far finalmente procedere la narrazione, ma l’esecuzione non è solamente imbarazzante ma inizia ad insinuare qualche dubbio sulla capacità logica degli sceneggiatori.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Due episodi alla fine e The Flash sembra essersi finalmente sbloccato. Meglio tardi che mai e per fortuna che questa è la serie tv dell’uomo più veloce del mondo.
So Long And Goodnight 6×16 | 1.09 milioni – 0.4 rating |
Liberation 6×17 | 1.18 milioni – 0.4 rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.