Nel 2004, il celebre linguista americano George Lakoff pubblicò il libro “Non pensare all’elefante”. L’elefante in questione era quello impresso sul simbolo del Partito Repubblicano, e l’obiettivo dell’opera era molto chiaro: la sinistra deve smettere di combattere la destra sui temi che quest’ultima sceglie; la sinistra deve, quindi, creare la sua propria narrazione, deve essere lei a dettare l’agenda della quale discutere nell’arena politica. Prima di Lakoff, probabilmente, Roger Ailes aveva avuto la stessa intenzione, ma l’ha applicata al mondo dei media e, ovviamente, al servizio dello schieramento politico opposto: a partire dal tragico attacco terroristico contro il World Trade Center e contro il Pentagono, infatti, Fox News ha deciso di non limitarsi a raccontare gli avvenimenti, ma ad essere essa stessa a guidare le notizie e creare il frame (ossia la prospettiva, la cornice nella quale inquadrare un avvenimento) della narrazione. Il medium – in questo caso televisivo – dunque, non è più neutrale, o quantomeno tendente all’imparzialità e ad un focus sul contenuto più oggettivo possibile, ma si politicizza e diventa sempre più basato sull’opinione e sulla linea da dettare. Sia chiaro, la neutralità e l’oggettività totali non possono esistere, in quanto l’opinione personale avrà sempre un suo ruolo, anche se marginale; in questo caso, però, la situazione si ribalta, perché le opinioni diventano preminenti ai fatti, e un canale di informazione diventa il più importante driver ideologico della prima potenza mondiale.
“We all care about the safety of our people, Roger. Yelling about it doesn’t make you a better manager.”
Subito dopo l’attacco, Roger Ailes capisce che quella tragedia può essere l’opportunità per portare il suo progetto al livello successivo: sempre meno informazione, e dare sempre di più alle persone ciò che vogliono. Per realizzare ciò, è necessario un focus particolare sulla componente più emotiva ed irrazionale. Per questo, mentre gli altri network scelgono una linea prudente, Fox News mostra in loop il crollo delle torri e i video delle persone che, in preda alla disperazione, si lanciano nel vuoto. Quel momento segna il punto di non ritorno. Da lì in poi, l’onda emotiva dovrà essere cavalcata. Per fare questo, però, serve che anche i lavoratori del canale siano convinti e sposino la visione di Ailes: la tensione e la paura devono entrare anche all’interno del network, e così viene fatto, trasformando una vicenda tutto sommato sotto controllo (l’antrace ad un giornale) in una situazione che può potenzialmente uccidere tutti i dipendenti Fox. Quelle scene sono molto importanti, anche perché mettono in luce una tecnica che verrà poi utilizzata nei servizi e nei talk show dell’emittente: si delegittimano gli esperti. Roger, infatti, inizia ad urlare contro il figlio di Murdoch, che sta rispettano il protocollo e, urlando, sembra che sia lui la persona che si sta prodigando di più per garantire la sicurezza delle persone. Il concetto di “the loudest voice” sta tutto qui, e deve solo essere applicato alle trasmissioni televisive.
“Now, we’d have to message this correctly. It’s a new kind of war. It will be an international mission. A worldwide hunt to destroy terrorism. You know, Rove, my take on this: If the president steps up, if the president takes the harshest possible measures the country will back him. Fox News will back him.”
Questa applicazione avviene in maniera abbastanza naturale: si chiamano esponenti dell’area liberale, preferibilmente persone dal comportamento istituzionale, e si inizia ad inveire contro di loro, sostenendo che il loro comportamento dimostra la loro mancanza di volontà nel reprimere la minaccia e garantire la sicurezza degli americani. Il corollario di questa visione, ovviamente, è che le persone di questo schieramento politico sono anti-americane. Se loro sono così, Fox News deve dimostrare di essere diversa, di essere a favore degli Stati Uniti, e lo fa nel modo più semplice, ossia con il simbolismo, con le spille a forma di bandiera. Anche in questo caso, si sta dettando la narrazione, lanciando il messaggio che chi non indossa la spilla non è un patriota.
La strategia di Roger Ailes riflette, sotto molti punti di vista, la sua personalità: un uomo che odia perdere e odia non ricevere il consenso delle folle (ossia dei suoi collaboratori). I suoi attacchi ad personam e gli sviamenti del discorso sono, in questo senso, i suoi marchi di fabbrica. Non c’è più spazio per il dibattito e per le opinioni diverse, se non si è allineati totalmente si è traditori.
Il ruolo sempre più politicizzato di Fox News si combina, necessariamente, con un’interazione sempre più profonda con l’amministrazione Bush, e in particolare con il vicepresidente Dick Cheney, vero vertice di quel Governo, nonché la mente dietro ogni decisione di Bush Jr. Per realizzare il suo piano, però, non doveva convincere solo Bush, ma anche il popolo americano, e Fox News, in questo, si è rivelata fondamentale. Ci troviamo quindi di fronte all’ennesima operazione di framing: la guerra contro l’Iraq diventa giusta perché la Fox dice che Saddam Hussein è connesso ad Al Qaeda ed è l’Hitler dei nostri giorni. Ovviamente, oltre al cambiamento di prospettiva, in questo caso c’è anche un’evidente serie di bugie e opinioni faziose che vengono spacciate per informazioni. Si tratta, in sostanza, di “an honest mistake“. Tutto ciò non è solo il passato, ma è parte integrante dell’attuale discorso politico. Roger Ailes, evidentemente, aveva avuto l’intuizione corretta. Le conseguenze di tutto ciò, in termini di polarizzazione e qualità del dibattito pubblico e politico, sono però sotto gli occhi di tutti.
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Romano, studente di scienze politiche, appassionato di serie tv crime. Più il mistero è intricato, meglio è. Cerco di dimenticare di essere anche tifoso della Roma.