The Stand è nato con alle spalle delle grossissime aspettative derivanti sia dal nome di Stephen King, sia dal cast ricchissimo, sia dalla tematica proposta. Non è quindi strano che, non avendo offerto una prestazione al fulmicotone nel pilot, ci sia un po’ di delusione intorno al progetto.
Come già detto in “The End“, trasporre l’omonimo romanzo di King non è facile per via dell’enorme quantitativo di storie dietro, storie che richiedono tempo per essere rappresentate e che sono anche frutto di un’epoca diversa che deve essere riadattata per i gusti attuali degli spettatori. In fondo non sono più gli anni ’70 ma i nuovi ’20. Considerato quanto detto, non sorprende allora la scelta di Josh Boone e Benjamin Cavell, i due showrunner, di prendersi addirittura 65 minuti per introdurre agli spettatori Larry Underwood e Lloyd Henreid. Tanti, probabilmente troppi perché si sarebbe potuto evitare qualche minuto qua e la.
DROGA
Larry: “Wayne Stuckey, ladies and gents, apparently high on his own supply, which I’m pretty sure is against the code of the candy man, right, Wayne?”
Wayne: “Believe this fucking clown used to be my roommate? We used to do blow all night…“
Josh Boone e Benjamin Cavell sembrano aver trovato il loro personale modo di raccontare il romanzo di King.
Esattamente come accaduto in “The End“, anche in questa “Pocket Savior” si ricorre all’utilizzo di due linee temporali, una nel presente ed una nel passato, per introdurre due nuovi character con una tecnica di lostiana memoria. La scelta, che si pone in controtendenza sia con il libro che con il primo adattamento, in realtà funziona piuttosto bene perché permette fin da subito di capire quanto siano cambiati i personaggi in un arco di tempo così ristretto (qualche mese).
L’esempio della droga è perfetto per sottolineare la dipendenza di Larry per la cocaina e constatare quanto il cantante sia cambiato dopo il lungo viaggio fino a Boulder. Specie perché la dipendenza da cocaina (che Larry sembra avere) non si sconfigge in poche settimane, così come il suo carattere da “rockstar” insoddisfatta ed altezzosa non può essere cambiato senza eventi traumatici. Insomma: tante piccole cose che intrigano e creano sete di conoscenza, esattamente come un’ottima serie dovrebbe fare.
SESSO
“Only gonna get worse. We can’t stay here. You know that, right? Eight million corpses in the naked city. They’re just rotting in… furnished ovens.“
Ammettendo che il titolo di questo capitoletto è volutamente catchy, il vero obiettivo è sottolineare l’importanza di Heather Graham Rita Blakemoor come companion di Larry, né più, né meno. Premettendo che la Graham non offre la performance della vita ma, anzi, sembra piuttosto plastificata nelle movenze, la sua presenza va letta in funzione di Larry visto che è grazie a lei che si fa luce sulla personalità piuttosto egoista ed egocentrica del cantante. Rita è un espediente, quasi un MacGuffin, per enfatizzare quanto sia cambiato Larry durante questo viaggio e quanto anche le persone vivano quest’apocalisse da un altro punto di vista.
Per Rita è semplicemente la fine di tutto, per Larry non lo è e rappresenta semplicemente un nuovo status quo che deve essere affrontato. La tematica del viaggio è ovviamente ricorrente sia nel romanzo che in questo specifico episodio, al momento è solo accennata ma sarà ovviamente più ricorrente ed ora funge solo da specchietto per le allodole in direzione Boulder.
ROCK’N’ROLL CANNIBALISMO
Lloyd: “That was the only goddamn reason that I’m in this fucking place, ‘cause Poke said that we got to go big and I said no, we got to stay small. And I’d never eat somebody’s fucking leg.“
Tra Larry e Lloyd, la puntata ha dedicato più minutaggio al primo rispetto che al secondo ma non va data l’importanza solo in base a questo. Se la storyline di Larry è un viaggio per introdurre il character, la parte di Lloyd è principalmente funzionale alla presentazione del personaggio interpretato da Alexander Skarsgård: Randall Flagg (“Name’s Flagg. Two Gs“).
Randall Flagg e la sua cintura con l’egida dello scorpione (scorpione comparso brevemente anche nella scorsa puntata e che ha dato il nome alla traduzione italiana L’Ombra Dello Scorpione) rappresentano un qualcosa di più di un semplice personaggio nella mitologia di Stephen King visto che compaiono in oltre 9 romanzi. Flagg è per King la rappresentazione del vero Male e si pone in esatta contrapposizione con la misteriosa e ancora poco rappresentata (per ora) Mother Abagail. Questo è solo il prologo del viaggio che lo porterà di fronte a quest’ultima, però è chiaro che le due parti rappresentino il Bene ed il Male, in tutta la loro soprannaturalità.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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“Pocket Savior” è un secondo episodio più che discreto: conferma quanto di buono si era visto in The End“, introduce nuovi personaggi chiave ed intrattiene durante tutta la sua durata. Non si concede la “benedizione” solo perché permane questa sensazione di fondo che The Stand non stia ancora dando tutto il suo meglio.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.