Westworld 2×04 – The Riddle Of The SphinxTEMPO DI LETTURA 5 min

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I believe that at the end of the century the use of words and general educated opinion will have altered so much that one will be able to speak of machines thinking without expecting to be contradicted.” (Alan Turing)

 

Uno degli aspetti che rendono Westworld tra le serie migliori degli ultimi anni, è il modo del tutto originale con cui è riuscita a trattare una tematica in realtà per niente nuova, già studiata ed esplorata in ogni suo aspetto possibile. Il tema della ribellione delle macchine è uno dei grandi classici della fantascienza, sicuramente il più trattato e rivisitato. A livello cinematografico sono state numerose le pellicole al riguardo (Blade Runner 2049, Io Robot, Ex Machina, tanto per citarne di recenti) ma sarebbe errato non parlare del capostipite del genere, Metropolis di Fritz Lang, film muto del 1927 ambientato in un futuro distopico intorno all’anno 2026. Nella città di Metropolis, governata dai ricchi mentre il proletariato è relegato nel sottosuolo, l’androide Maria sviluppa qualcosa di molto simile a una coscienza personale e il paragone con Dolores risulta subito evidente; infatti, entrambe rappresentano dei personaggi femminili dalla forte valenza politica, in grado di mobilitare i propri simili, sollevando la questione della propria esistenza.
L’altissima qualità dello show, la quale deriva in parte anche dall’enorme budget messo a disposizione, rende evidente che HBO abbia scelto Westworld come serie principale su cui investire in futuro. Un prodotto seriale destinato a prendere il posto di Game of Thrones, che terminerà il prossimo anno, come punta di diamante dell’emittente televisiva americana.
In questo quarto episodio, il più enigmatico di questa stagione e magistralmente diretto da Lisa Joy, la complessità narrativa è enorme, con diverse storylines che si intrecciano, sia nel presente che nel passato, salvo poi ricongiungersi negli ultimi minuti. Una stratificazione di universi narrativi differenti che raggiunge un altissimo livello, dove gli autori sfruttano a pieno le nuove frontiere del racconto seriale e dove la linearità e l’immediata comprensibilità della trama vengono meno in favore di una più ampia libertà creativa. Una regia praticamente perfetta con un’attenzione maniacale per ogni piccolo dettaglio, la quale regala delle piccole chicche come la ferrovia composta da binari umani, che sfrutta al massimo l’espediente della distorsione narrativa.
Una tecnica narrativa che è stata spesso usata nel mondo del cinema, basti pensare a pellicole come Memento, Vanilla SkyEssere John Malkovich o Eternal Sunshine Of The Spotless Mind (in Italia conosciuto come “Se mi lasci ti cancello”), tutti film che hanno approfondito in maniera diversa le tematiche riguardanti l’identità e la ricostruzione di una realtà esterna dal significato univoco, impresa resa ardua da diverse realtà mentali fittizie.
È solamente con Lost che tale complessità ontologica e narrativa è arrivata dal cinema al mondo seriale; i numerosi flashback, uniti ad altrettanti flashforward, avevano costruito all’interno della serie di J.J. Abrams un universo narrativamente stratificato su più dimensioni, che procedeva in parallelo al presente, contornato appunto da realtà parallele alternative e non. È grazie a questa magnifica serie che oggi gli spettatori possono godere di prodotti  narrativamente complessi come Westworld e Legion.

Bernard: “I can’t tell if we are in the present or in the past.”

Una puntata senza Dolores e senza la ribellione ma che non perde nulla, anzi va a riprendere questioni lasciate in sospeso nella prima stagione. Westworld si diverte a confondere i propri spettatori, sovvertendo l’ordine logico e cronologico degli eventi e proponendo un montaggio delle scene apparentemente labirintico e confusionario, ma che con il passare dei minuti acquisisce un significato sempre più chiaro. La non linearità della narrazione coincide, non a caso, con la psiche degli host, piegata al volere degli esseri umani, montata e rimontata diverse volte, cancellata e ricaricata a seconda delle esigenze.
I flashback riguardanti il magnate Jim Delos e young e old William sono senza dubbio la parte migliore della puntata; la parabola di Jim, malato terminale a causa di una patologia su cui egli stesso aveva tagliato i fondi per la ricerca, rappresenta una critica, nemmeno troppo sottile, alle odierne multinazionali che antepongono all’essere umano il profitto economico.
Il grande mistero di questo episodio riguarda gli host con cui Bernard, sempre più confuso, lavora nel laboratorio segreto del settore 22 all’interno del parco. Questi particolari host, ancora in fase di realizzazione, privi di emozioni e coscienza, sono controllati direttamente da Ford Bernard e hanno il compito di prendere il DNA e le esperienze degli ospiti per inserirli poi all’interno di altri host, dei veri e propri gusci vuoti, creando quindi degli individui con le stesse identità degli esseri umani, ma naturalmente senza il loro consenso. Questo progetto segreto a cui la Delos ha lavorato per anni, riguarda in prima persona l’ex leader dell’azienda Jim, a sua volta trasformato in un androide e usato da young William come cavia, per un progetto destinato infine a fallire.
Tutto questo mentre il vecchio William continua la ricerca della Porta, Glory o i molti altri nomi che gli sono stati attribuiti. L’ormai famoso luogo dove i diversi characters dicono di voler arrivare è stato nominato ripetutamente da Dolores che nel secondo episodio lo ha addirittura definito come un’arma. Siamo forse all’inizio di una guerra su scala mondiale tra il genere umano e le macchine da esso create? Alle prossime puntate l’ardua sentenza.
Unica piccola pecca dell’episodio è il mancato arrivo dei samurai. Tutti sono balzati sulla sedia quando hanno visto, nel finale del precedente episodio, un samurai correre con una katana e, dopo l’introduzione del The Raj World, ci si aspettava anche il tanto atteso Shogun World, ma fortunatamente ci sono ancora sei lunghi episodi per poter ammirare i guerrieri nipponici.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Flashback Jim Delos
  • I binari umani
  • Il ritorno di Elsie
  • Regia semplicemente perfetta
  • Complessità narrativa da far invidia al cinema
  • Il mistero degli host nel laboratorio segreto
  • La verà identità di Grace
  • Ancora niente Samurai

 

La migliore puntata stagionale e tra le più belle in assoluto di Westworld, per un episodio complesso e dalle mille sfaccettature, ma che in breve può essere descritto come perfetto, narrativamente parlando. Dopo i primi tre episodi, belli e tecnicamente impeccabili ma che di certo non avevano lasciato il segno, lo show targato HBO torna con un episodio magnifico a cui non si può che attribuire il massimo dei voti.

 

Virtù e Fortuna 2×03 1.63 milioni – 0.6 rating
The Riddle Of The Sphinx 2×04 1.58 milioni – 0.6 rating

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Venera due antiche divinità: Sergio Leone e Gian Maria Volontè.
Lostiano intransigente, zerocalcariano, il suo spirito guida è un mix tra Alessandro Barbero e Franco Battiato.

2 Comments

  1. La storia di Jim Delos mi ha fatto ghiacciare il sangue nelle vene! Se non è l’inferno il luogo in cui continua ciclicamente a rinascere non so proprio cosa sia

  2. Già di per sè la storia era molto affascinante, ma tramite quel montaggio la parte su Jim Delos è stata senza dubbio la più bella della puntata! Una gran bella critica all’onnipotenza tecnologica spesso rincorsa dalle grandi multinazionali.

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