Ci sono, come in ogni altra cosa, delle eccezioni, ossia prodotti scritti e/o diretti interamente dalla stessa persona. Yellowstone fa sicuramente parte di questa categoria dato che Taylor Sheridan, oltre ad essere il creatore dello show, è anche sceneggiatore e regista di tutte le puntate che compongono la prima stagione. Ciò non è necessariamente un pregio (se questa persona ha un approccio sbagliato il suo errore si ripercuoterà per tutto l’arco narrativo, non solo per una singola puntata), ma può comportare evidenti vantaggi, come quelli di creare uno stile unico ed inconfondibile (basti pensare alla prima stagione di True Detective, interamente diretta da Cary Joji Fukunaga e scritta da Nic Pizzolatto).
Giunti ormai a metà stagione, Sheridan sta ampiamente riuscendo nel suo intento Yellowstone mettendo chiaramente in evidenza i suoi tratti peculiari: un ritmo abbastanza moderato, dei dialoghi molto diretti e caratterizzati da un linguaggio molto grezzo, una regia che tende a sfruttare l’ampiezza dei paesaggi del Montana, con riprese sempre molto panoramiche.
“Oh, is that your legal opinion, Kayce? Fine. Let’s figure it out. I have a ballistics report on bullets found in skeletal remains that match a gun in Kayce’s possession. May I see this weapon and the warrant obtained to seize it?”
L’episodio non poteva che cominciare in piena continuità con gli avvenimenti che avevano chiuso “The Long Black Train”, ossia con l’arresto di Kayce da parte della polizia indiana. Questo, se guardato in prospettiva, permette anche di apprezzare meglio molti avvenimenti autoconclusivi che avevano caratterizzato la storyline relativa al più giovane dei Dutton nelle puntate precedenti, ossia l’esplosione del laboratorio di meth (dove Kayce e il capo della polizia della riserva si scambiano i caricatori della pistola) e il salvataggio della ragazza violentata nel furgoncino. Essi, infatti, erano funzionali a mettere Kayce in grande difficoltà. Una volta finito in questa situazione, sua moglie non potrà che scegliere di mettere da parte l’orgoglio e rivolgersi a John e Jamie.
Sin dal pilot, era chiaro che i rapporti tra le due comunità (quella nativo americana e quella di origine prettamente anglosassone), già storicamente complessi e controversi, sarebbero andati peggiorando costantemente, soprattutto a causa della salita al potere di Thomas Rainwater. Questo duro scontro non potrà che ripercuotersi sul character di Luke Grimes, che probabilmente finirà per trovarsi tra due fuochi. Alla luce di tutto ciò, è comprensibile il desiderio di John di riportare il proprio figlio all’ovile. Per conferire ulteriore spessore alla storyline (che, inevitabilmente, sarà una delle più importanti per molto tempo), sarebbe opportuno utilizzare dei flashback che possano spiegare le ragioni del difficile rapporto tra padre e figlio; come dice Monica, John non si sta comportando come nei racconti di Kayce. Anche per questo motivo, i flashback sarebbero utili in quanto potrebbero mostrare l’evoluzione del personaggio di Kevin Costner.
“It ain’t about the money, Walker. It’s about trust.”
John Dutton è indubbiamente il protagonista dello show ma, come tutti i protagonisti della serialità contemporanea, non si tratta di un personaggio monodimensionale e granitico. Per intenderci, un tempo i character o erano totalmente buoni o erano totalmente cattivi. Al giorno d’oggi nessun character è bianco o nero, ma rientrano tutti in un’infinita gamma di grigi (più tendenti al bianco o più tendenti al nero). Non c’è da stupirsi quando si vede John giocare con il nipote o assumere il nipote di un amico per fargli un favore (ed, in genere, comportarsi abbastanza gentilmente), per poi notare quanto egli non abbia alcun problema a marchiare a fuoco alcuni suoi lavoratori, a far uccidere a sangue freddo un dipendente non marchiato che ha visto troppo e a far esplodere un laboratorio di analisi per occultare delle prove. In fin dei conti, lui e Rainwater sono molto simili in quanto due capifamiglia che vogliono fare di tutto, che sia lecito o illecito, per far eccellere la propria comunità e soddisfare il proprio ego (basti ricordare il discorso del secondo episodio circa l’entrare in un negozio e non essere riconosciuto, cosa inaudita per John).
Va sottolineata la decisione di mostrare, in ogni puntata, la vita dei dipendenti del ranch, con Jimmy che continua, passo dopo passo, a conquistare il rispetto dei suoi colleghi e un nuovo arrivato che, probabilmente, diventerà parte integrante della trama (in caso contrario, la scelta di dedicargli un minutaggio importante sarebbe poco sensata). Marchiare a fuoco determinati lavoratori è certamente qualcosa di molto inusuale, che sembra avere lo scopo di legare per sempre queste persone al ranch. Una dinamica del genere è senza dubbio molto interessante da vedere e approfondire e, per questo, i minuti dedicati a questa storyline sono sempre tra i più positivi.
Infine un discorso a parte lo merita Beth: anche in questa puntata, il suo personaggio si segnala esclusivamente per i suoi eccessi, culminati in un colpo di pistola che, per un attimo, ha fatto davvero pensare al suicidio. Teoricamente, il suo ruolo nella narrazione è ben definito, in quanto si tratta di distruggere Dan Jenkins. Il problema, però, è che questo compito viene accantonato spesso e volentieri in nome di risposte sarcastiche e insulti. Quanto meno, in questa occasione si vede anche un lato più vulnerabile (anch’esso contraddistinto dall’eccesso). La speranza è che ciò sia il punto di partenza per un’evoluzione del personaggio, in modo da renderlo funzionale alla narrazione, e non più un corpo avulso da essa.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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The Long Black Train 1×04 | 1.89 milioni – 0.3 rating |
Coming Home 1×05 | 1.85 milioni – 0.3 rating |
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Romano, studente di scienze politiche, appassionato di serie tv crime. Più il mistero è intricato, meglio è. Cerco di dimenticare di essere anche tifoso della Roma.