“I can explain.”
Inside No.9 ha abituato il proprio pubblico alle costruzioni narrative più disparate e varie, appoggiandosi a improbabili location presso le quali far svolgere l’intera storia oppure sfruttando colpi di scena ad effetto inaspettati anche se ad un certo punto della narrazione potevano essere interpretati e dedotti. Tuttavia, questa quarta stagione è iniziata con un vento che definire innovativo sarebbe quanto meno riduttivo. Fin dalla prima puntata, “Zanzibar“, la sceneggiatura e le scene preferivano porre l’accento sul contorno rispetto a quello che effettivamente avveniva sul piano del corridoio: le porte chiuse e bloccate di ogni singola stanza impedivano allo spettatore di scorgere il procedere di ogni singola storia, dandogli però modo di fruire nell’insieme ad una sinuosa e corposa opera teatrale, o presunta tale. La scorsa puntata ha preferito tornare sui capisaldi della serie, nonostante qualche piccolo accenno di innovazione potesse scorgersi nel progredire della storia: come abbiamo appuntato nella recensione, i meccanismi erano forse già stati fin troppo abusati in passato, ma il loro effetto sullo spettatore riescono ancora a farlo. Hanno, in mancanza di altri termini, ancora grip narrativo. “Once Removed” sfrutta i buoni elementi del passato della serie, appoggiandosi su una comicità tagliente e dialoghi estemporanei ma che rimangono impressi, non disdegnando però una venatura di innovazione che, è d’uopo ripetere, risulta essere l’elemento caratteristico di questa quarta stagione.
“10 minutes earlier…”
La narrazione a ritroso rende la storia meno semplice da seguire (non da intendere come lato negativo considerando la bassa levatura di questo malus), ma permette di costruire una perfetta ed equilibrata storia dove Reece Shearsmith risulta essere più mattatore del suo collega di lunga data. D’altra parte c’è una certa noncuranza relativamente alla storia recente del brand: Inside No.9 ha da sempre rappresentato la serie che desiderava presentare una storia che in certi punti collideva con l’horror (si pensi a “The Devil of Christmas“) e che in conclusione di puntata sfornava un colpo di scena di tremendo effetto e portata, capace tramite quest’ultimo di lasciare completamente a bocca aperta il proprio pubblico.
“Once Removed” se ne frega di questa etichettatura e mette da subito in mostra questo colpo di scena, tanto da far risultare la scena completamente gettata a caso e lasciando ancora più di stucco lo spettatore. Lentamente, partendo da questo colpo di scena, la storia verrà ricostruita pezzo a pezzo lasciando intuire la base narrativa sulla quale si poggia.
Un altro elemento che esula da dialoghi e dalla storia di per sé è sicuramente la recitazione collettiva che anche in questa puntata, come nelle precedenti, riesce a raggiungere degli alti livelli e permette allo spettatore di sentirsi più partecipe e coinvolto all’interno della storia. Non si tratta di un coinvolgimento coercitivo come in “Zanzibar”, quando gli attori si rivolgevano direttamente in camera per proferire qualche battuta, ma di un diverso tipo di coinvolgimento che riesce comunque sia a creare un certo trasporto emotivo ed emozionale (non ai livelli della scorsa puntata, chiaramente, ma la storia alla base era evidentemente diversa).
Che dire, chapeau.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Bernie Clifton’s Dressing Room 4×02 | ND milioni – ND rating |
Once Removed 4×03 | ND milioni – ND rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.