The Good Fight 2×11 – Day 478TEMPO DI LETTURA 3 min

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Shouldn’t we talk about being at peace first?”

 

Dopo una serie di episodi impeccabili The Good Fight si prende un minuto di tempo per respirare e metabolizzare tutto il  susseguirsi di cause e eventi che la stanno portano alle battute finali di questa fin qui ottima seconda stagione.
L’undicesimo episodio della serie porta il nome di Diane Lockhart che sembra ultimamente essere l’ago del bello e del brutto tempo in casa King: Diane in questa stagione ha poco fatto l’avvocato e molto fatto sé stessa. Se delle cause dello studio possono occuparsene tutti i componenti dello stesso, ciò non vale certo per la gestione politica ed amministrativa del legal firm: rubare clienti, sventare tentativi di insediamento dall’esterno, gestire i soci, gli associati, gli investigatori, sfanculare la concorrenza, prendere le redini in mano nel momento di debolezza post sparatoria…insomma nessuno avrebbe saputo gestire una crisi meglio di così. Abituati a vederla in una versione prettamente legale, Diane ci sta invece stupendo sul lato che una volta avremmo detto appartenere a Will, il suo socio per eccellenza. Frequentando poco le aule di tribunale la Lockhart ha più tempo da dedicare alle manovre societarie nel momento in cui lo studio soffre la mancanza del suo leader. E allora è Diane che si alza in piedi, si mette in mostra e diventa il leader, prendendo in mano la situazione di crisi e trovando il tempo di zittire la prima femminista che è uscita preconfezionata da una rivista rosa.
E mentre sul lavoro si destreggia come una leonessa, il nostro biondo avvocato non è da meno nella vita privata. Dopo anni di stabilità interiore, il personaggio di Diane subisce una scossa non indifferente. Senza essere troppo filosofici (cosa forse non adatta al carattere divertente e leggero della serie), probabilmente il confronto con la morte tramite le minacce dei Kill all the lawyers, hanno fatto scattare non un bisogno di protezione da parte di altri, ma un istinto di autoconservazione a cui seguono una serie di riflessioni: l’esplorazione di qualcosa di nuovo e l’accettazione di un matrimonio ormai finito da tempo. Ma è proprio quando riscopre sé stessa attraverso un nuovo point of view, che Diane capisce cosa e chi è veramente importante nella sua vita.
Intanto, mentre Diane prende lezioni con il sensei, in studio si accende un dibattito sul caso legale della settimana: TGF torna a parlare di consenso e di stupro, questa volta in un’accezione diversa e sotto un nuovo punto di vista. Lo studio, infatti, nell’episodio di questa settimana difende un presunto stupratore, vittima a suo dire di un blog diffamatorio. Sulla liceità dell’atto sessuale potremmo parlarne fino alla fine dei giorni, è quel classico caso a cui ci hanno abituato i King in cui non è marcata la linea di confine tra il giusto e lo sbagliato, tra la legge e il reato. Tant’è che neanche i King stessi prendono una posizione, facendo dividere internamente lo studio per dare voce a entrambe le tesi.
In tutto ciò vi ricordiamo che siamo al nono mese di gestazione, che Lucca e Colin sono l’ironia fatta persona e che… if you’re happy and you know clap your hands.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Diane Lockhart leader dello studio
  • Diane Lockhart padrona della sua vita privata
  • Diane Lockhart proprietaria delle sue idee
  • Diane Lockhart titolare del suo cospicuo conto bancario grazie all’amministrazione Trump
  • Diciamo che tra Diane e il dibattito in studio sul caso legale, la risoluzione della sparatoria ai danni di Adrian è passata inosservata

 

L’ironia, l’attualità, il dibattito e Diane Lockhart fanno di The Good Fight una cosa bellissima.

 

Day 471 2×10 ND milioni – ND rating
Day 478 2×11 ND milioni – ND rating

 

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