Nonostante l’attenzione venga posta sul forte attaccamento che le persone hanno ormai con il proprio cellulare, quasi si vivesse in simbiosi con l’apparecchio, l’intera vicenda narrata e la sua risoluzione circolano attorno al peso che oggi giorno una banale notifica riesce ad avere sulla nostra vita.
She was asleep. She was tired and I’m just driving her home. And it was boring. I got bored. I got bored every ten seconds back then, I think and I’m on this A road. It was very quiet, straight and my phone lights up and I check it.
I just glanced at it, you know. There’s this little notification thing saying someone liked a comment that I made about some photo of theirs. I just glanced at it, you know. That’s all the time it took. It took her two months to die.”
Da alcuni anni Black Mirror ha perso questa verve e si è spesso andata a nascondere dietro la riscoperta della cultura pop anni ’80-’90 (“San Junipero”), oppure dietro “scene di merda di baci di merda” (“Hang The DJ”). Il suo depotenziamento narrativo era in incubazione, ma è sempre riuscita a non far dispiacere troppo allo spettatore (nonostante le crescenti critiche) i suoi rinnovi. Con “Bandersnatch”, Brooker ha deciso di abbandonare la sua volontà di mandare un messaggio allo spettatore preferendo la strada della sperimentazione: l’episodio interattivo ha colpito per certi versi, ma ha evidenziato ulteriormente una sempre più calante vena narrativa.
Volendo essere onesti, considerando il primo episodio di questa quinta stagione, “Smithereens” non è nemmeno una puntata malvagia: accantonata la questione della “morale” della narrazione per un attimo, ciò che rimane è una puntata forse piatta su diversi fronti ma che riesce a tenere alta l’attenzione dello spettatore. A coinvolgerlo aiuta sicuramente la tematica del rapimento ed una drammaticità dell’amore che ricorda “Be Right Back” (uno degli episodi più rappresentativi di cosa ha rappresentato Black Mirror in passato per il media seriale). Anche l’influenza dei social (quando la notizia della pistola falsa inizia a diffondersi sulla rete) nella puntata rappresenta una tematica di cui si è già fatto uso: in “The National Anthem” oppure in “Hated In The Nation” (con cui “Smithereens” condivide il regista).
Ciò che manca a questo episodio per essere considerato alla stregua dell’altro episodio è un valido e funzionale contesto alla storia che riesca a fare da cassa di risonanza. Non può bastare l’elemento narrativo del rapimento per colpire lo spettatore, soprattutto se, escluso il personaggio principale, gli altri si rivelano ben presto essere delle misere comparse. Lo stesso filantropo-magnate-capo industriale che viene in fretta e furia chiamato al telefono non si capisce bene che ruolo abbia svolto all’interno della storia se non quello di semplice espediente per dare un motivo a Christopher (uno splendido Andrew Scott) di spiegare allo spettatore cosa fosse accaduto alla sua fidanzata.
Altro elemento completamente senza senso è la forzatissima introduzione della mamma in lutto alla ricerca di una spiegazione per il suicidio della figlia: a parte l’ultimo gesto di gentilezza di Christopher, cosa ha esattamente rappresentato per la storia?
Un finale enigmatico ed una retorica a tratti nauseante e stucchevole condannano Black Mirror alla seconda sufficienza (regalata) di seguito. Una stagione evitabilissima? Manca solo un episodio per poter dare un giudizio completo.
Easter Eggs
La puntata, come le altre, cela molti collegamenti a quelle precedenti:
– nel pannello delle parole che sono maggiormente utilizzate sull’account di Christopher compaiono Michael Callow (“The National Anthem”), Victoria Skillane (“White Bear”) e Space Fleet (“USS Callister“);
– tra i vari hashtag che compaiono all’interno di una scena ci sono #SeaOfTranquilityReboot (“Nosedive“) e due come richiamo alla Saito Gemu, la casa di giochi di “Playtest“;
– in alcuni articoli che compaiono durante l’episodio viene fatta menzione dei cookies (“White Christmas“) e delle api robotiche (“Hated In The Nation“);
– nella mappa del cellulare di Christopher compare un Bandersnatch Theatre (“Black Mirror: Bandersnatch“);
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Striking Vipers 5×01 | ND milioni – ND rating |
Smithereens 5×02 | ND milioni – ND rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.