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Brillante. Non esiste aggettivo più appropriato per descrivere la quarta stagione del legal drama in onda sulla CBS All Access. La genialità, l’estro e la verve dei coniugi King si intrecciano perfettamente con una trama interessante e ricca di spunti di riflessione, che appassiona, colpisce, ma soprattutto, diverte.
Una stagione sicuramente sfortunata per via della pandemia di COVID-19 che ha bloccato le riprese e costretto la produzione a tagliare il numero di episodi complessivi. Originariamente, infatti, erano previste dieci puntate, ma Julie McNamara, vice presidente esecutivo e direttrice editoriale della CBS All Access, ha dovuto congelare l’entusiasmo dei fans, affermando che il season finale sarebbe andato in onda il 28 maggio, in occasione del settimo episodio. Nonostante tutto, la critica positiva e l’ardore dei telespettatori, hanno fatto in modo che lo show venisse rinnovato per una quinta stagione, che potrà, quindi, completare meglio l’attuale arco narrativo. In questo quarto ciclo, si è ritrovato un prodotto spogliato dalla pesantezza e dai troppi drammi delle stagioni precedenti (Diane e le microdosi di psilocibina e le attiviste del Club del Libro, per dirne alcuni), pur mantenendo il piglio satirico, sagace e surreale che contraddistingue il modus operandi di Michelle e Robert King, coadiuvati da Phil Alden Robinson.
Diane sembra aver ritrovato il suo posto nel mondo e, grazie ai casi pro bono, può finalmente fare l’avvocato perché ama fare l’avvocato, senza paletti, imposizioni e costrizioni. Lo stesso idealismo si può ritrovare in Julius Cain, il quale, promosso al ruolo di giudice, si sente rinvigorito e pronto a dispensare giustizia, dopo averla così tanto agognata durante i suoi anni da avvocato. L’idealismo, però, ha vita breve nella società di oggi, dove a prevalere sono gli interessi personali. Diane e Julius si trovano, così, invischiati in una battaglia contro i mulini a vento, costretti a retrocedere e a mettere da parte quella voglia di imparzialità e onestà che avevano assunto come loro portabandiera. Il “memo 618” è una metafora dell’ingiustizia quotidiana, del potere di pochi che prevale sul bene di molti; ogni persona, almeno una volta nella vita, ha dovuto scontrarsi con il proprio “memo 618” personale, vedendo vacillare le proprie idee e convinzioni. Davanti ad un ostacolo apparentemente così insormontabile, ci sono solo due strade da percorrere: cedere o avanzare. Rinnegare il proprio pensiero per non venire sacrificati o sacrificarsi per portare avanti il proprio pensiero. Questo è il dilemma che prima sembra annientare sia Julius che Diane, ma che poi li sprona ad alzare la testa e ad unirsi per difendere i propri ideali.
La stessa tematica si può ritrovare nel caso legale del giorno, dove un soldato viene accusato di insubordinazione nei confronti del sergente Meyer, un sociopatico che provava piacere nell’uccidere semplici civili Afghani. Al caporale DeMarcus Laney non resta che manomettere il fucile del suo superiore, per mettere fine a questa folle mattanza. Il tradimento del soldato, per fortuna, viene perdonato, proprio perché funzionale ad una causa più grande e al bene comune. Così Caleb, Liz, Diane e Julius si fanno paladini di un “greater good” di Potteriana memoria e decidono di fare giustizia, dove prima esistevano solo potere e corruzione.
Esente da tutto ciò, purtroppo, è il personaggio di Lucca Quinn che fatica a trovare la propria dimensione, se non come migliore amica di una super riccastra e si ritrova a puntare centinaia di migliaia di dollari a poker, come fossero noccioline. Il senso? Non si sa.
Diane sembra aver ritrovato il suo posto nel mondo e, grazie ai casi pro bono, può finalmente fare l’avvocato perché ama fare l’avvocato, senza paletti, imposizioni e costrizioni. Lo stesso idealismo si può ritrovare in Julius Cain, il quale, promosso al ruolo di giudice, si sente rinvigorito e pronto a dispensare giustizia, dopo averla così tanto agognata durante i suoi anni da avvocato. L’idealismo, però, ha vita breve nella società di oggi, dove a prevalere sono gli interessi personali. Diane e Julius si trovano, così, invischiati in una battaglia contro i mulini a vento, costretti a retrocedere e a mettere da parte quella voglia di imparzialità e onestà che avevano assunto come loro portabandiera. Il “memo 618” è una metafora dell’ingiustizia quotidiana, del potere di pochi che prevale sul bene di molti; ogni persona, almeno una volta nella vita, ha dovuto scontrarsi con il proprio “memo 618” personale, vedendo vacillare le proprie idee e convinzioni. Davanti ad un ostacolo apparentemente così insormontabile, ci sono solo due strade da percorrere: cedere o avanzare. Rinnegare il proprio pensiero per non venire sacrificati o sacrificarsi per portare avanti il proprio pensiero. Questo è il dilemma che prima sembra annientare sia Julius che Diane, ma che poi li sprona ad alzare la testa e ad unirsi per difendere i propri ideali.
La stessa tematica si può ritrovare nel caso legale del giorno, dove un soldato viene accusato di insubordinazione nei confronti del sergente Meyer, un sociopatico che provava piacere nell’uccidere semplici civili Afghani. Al caporale DeMarcus Laney non resta che manomettere il fucile del suo superiore, per mettere fine a questa folle mattanza. Il tradimento del soldato, per fortuna, viene perdonato, proprio perché funzionale ad una causa più grande e al bene comune. Così Caleb, Liz, Diane e Julius si fanno paladini di un “greater good” di Potteriana memoria e decidono di fare giustizia, dove prima esistevano solo potere e corruzione.
Esente da tutto ciò, purtroppo, è il personaggio di Lucca Quinn che fatica a trovare la propria dimensione, se non come migliore amica di una super riccastra e si ritrova a puntare centinaia di migliaia di dollari a poker, come fossero noccioline. Il senso? Non si sa.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Nonostante la pandemia ed un taglio agli episodi, The Good Fight continua ad essere una serie brillante ed ironica al punto giusto. Un prodotto che risplende di luce propria tra una marea di show mediocri.
The Gang Is Satirized and Doesn’t Like It 4×04 | ND milioni – ND rating |
The Gang Goes To War 4×05 | ND milioni – ND rating |
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Se volete entrare nelle sue grazie, non dovete offendere: Buffy The Vampire Slayer, Harry Potter, la Juventus. In alternativa, offritele un Long Island. La prima Milf di Recenserie, ma guai a chiamarla mammina pancina.