Se nella season premiere Brooklyn Nine-Nine ha potuto affrontare tematiche sociali di un certo calibro ma anche dare spazio alla comicità (“The Lake House”), il terzo episodio si presenta come un connubio di entrambi i lati della serie.
I protagonisti si ritrovano infatti a dover gestire un caso mediatico montato da O’Sullivan (John McGinley) riguardo un apparente incidente ai danni della polizia.
Come spesso accade, questo pretesto narrativo porta a una suddivisione su diversi fronti, ognuno incentrato su una coppia di personaggi. L’Operation Trident di Holt infatti consente ai vari characters di interagire in gruppo unicamente nella parte iniziare e finale dell’episodio, mentre per il resto a ogni duo viene affidato uno specifico compito e una specifica mini-storyline.
PRONG ONE: JAKE E BOYLE
Il primo “dente” dell’operazione vede protagonisti Jake e Charles. Dopo che un gran numero di poliziotti si dà malato simulando un caso collettivo di mononucleosi, sta a Boyle e Peralta indagare circa la veridicità delle diagnosi effettuate.
In questo episodio a Charles viene dato molto più spazio rispetto ai precedenti e soprattutto un ruolo decisamente più piacevole e godibile. Il sospetto di avere un tumore ai testicoli e la conseguente paura di morire e lasciare solo Nikolaj (e Jake) porta non solo a momenti spassosi, ma anche commoventi tra lui e il suo migliore amico.
Boyle: “I’m smiling because you know me so well.”
Jake: “Yeah, we’re best friends. Of course I know you.”
Boyle: “Well, as perfect as all your ideas were, nothing tops sitting with my best friend. I mean, why would I want to go to town on Diane Wiest when I can go to town with you?”
PRONG TWO: AMY E TERRY
“Prong two, the center prong, is the most important prong on a trident. It’s the longest and straightest and breaks the least often.”
Nonostante le affermazioni di Holt, Amy e Terry si dimostrano l’anello debole e la parte meno interessante dell’episodio. I problemi intestinali di Terry e le sue insicurezze si rilevano nel contesto della serie quasi ostacoli alla scorrevolezza del racconto.
Allo stesso modo, i tentativi di Amy di gestire gli agenti scansafatiche degli altri distretti non sono altro che un riempitivo che non aggiunge nulla alla storia ma ha l’unico scopo di tenere impegnati i personaggi di Amy e Scully.
Quasi ogni puntata ha dei personaggi lasciati esclusi dalla vicenda principale e che quindi devono essere relegati a situazioni superflue (vedasi Terry e Charles in “The Good Ones“), ma, in questo come in altri casi, le sotto trame di Terry e Amy risultano non solo noiose ma anche seccanti per lo spettatore.
PRONG THREE: ROSA
Nonostante complessivamente appaia poco rispetto ai suoi ex-colleghi, Rosa e la sua storyline riescono comunque ad avere un buon impatto sull’episodio. Il personaggio, pur portando risultati effettivi dal punto di vista della trama, ha più che altro impatto sul lato comico, alimentando il mito dietro il fantomatico tatuaggio di Holt. Mito che rimane sostanzialmente irrisolto, lasciando il pubblico ancor più fomentato sul finale.
Holt: “You’ll never tell anyone what you saw?”
Rosa: “They wouldn’t believe me if I did. I mean, come on, sir. It’s a picture of…”
Ognuna di queste tre sezioni affrontate aveva ad ogni modo un unico comune denominatore: Holt. Il capitano è il vero protagonista dell’episodio, facendosi portavoce della lotta contro il moto della Blue Flu. E’ proprio lui infatti a trovare la soluzione per mettere a tacere O’Sullivan nonostante la scarsa utilità dei sottoposti.
Nel complesso “Blue Flu” può essere valutata come una puntata godibile e leggera, con una buona dose di comicità ma non particolarmente memorabile.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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“Blue Flu” sembra voler preparare O’Sullivan come principale antagonista della stagione. Dopo il suo (piacevole) coinvolgimento in “The Good Ones”, il suo ritorno rimane più che gradito. Gli scambi tra lui e Holt si confermano come i punti più memorabili dell’episodio e, aggiungendoci anche le sottotrame di Boyle e del tatuaggio di Holt, “Blue Flu” non può essere considerato un brutto episodio, ma purtroppo non bastano per rendere la puntata complessivamente memorabile.
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.