Dopo un lavoro così tipicamente moffattiano, come il precedente doppio episodio, forse non si poteva chiedere di meglio. “The Magician’s Apprenctice“/”The Witch’s Familiar” hanno toccato elementi mitologici ancestrali dell’epopea di Doctor Who, il tutto con il piglio fantascientifico/psicologico tipico dello showrunner scozzese. Dopo tale impatto, sarebbe stato logico immaginarsi uno di quegli episodi che un fan, nella propria vita, guarderà una volta, e una volta soltanto (“Robots Of Sherwood” dello scorso anno rende bene l’idea).
Non si poteva chiedere di meglio perché “Under The Lake” è la prima parte di un doppio episodio che espone in maniera omogenea e fluida le migliori caratteristiche della serie inglese, in tutto il suo splendore, dimostrando di prendere elementi dell’esperienza passata, reinventando così sempre nuove idee in contesti ormai familiari.
L’incipit “senza Dottore” nell’ambientazione dell’episodio, con annessa presentazione dei personaggi occasionali, era frequente nella serie classica. Solo questione di momenti, quindi, l’inquadratura di un ambiente vuoto dove far risuonare il suono tipico del Tardis. Più che la serie classica, però, qui si richiama la migliore tradizione del nuovo corso datato 2005. Situazioni limite in ambienti claustrofobici, creature apparentemente sovrannaturali di sicura origine aliena, riuscitissimi personaggi di circostanza (ci torneremo): la continuità con le avventure dei dottori di Eccleston, Tennant e Smith non era mai stata così netta. Sicuramente l’autore dell’episodio non è un esordiente come è capitato talvolta lo scorso anno. Toby Whithouse ha finora dato prova di episodi cosiddetti filler (“A Town Called Mercy” della settima stagione) ma anche di nostalgici esperimenti (“School Reunion”, con il ritorno di Sarah Jane e K9). In ogni caso l’elemento comune, così come in “The God Complex” – in cui aveva già presentato l’alieno vigliacco proveniente dal pianeta Tivoli – e “Vampires Of Venice”, è quello di alieni stanziati nella Terra, tendenti a creare anomalie ambientali, oltre che ad alimentare umane superstizioni, ovviamente poi risolte dal Dottore. Mai come in questo caso la situazione si fa avvincente (causa anche la formula del doppio episodio). Se il cliffhanger finale era abbastanza chiamato, il cambio di ambientazione promesso nella prossima puntata garantisce una maggiore ampiezza di soluzioni, utili ad aumentare un’eventuale epicità (ricordate la scorsa stagione che ci si lamentava la mancanza dei doppi episodi proprio in funzione di una maggiore epicità?).
I cambi di ambientazione temporale negli episodi doppi non sono proprio un qualcosa di usuale nella nuova serie (se escludiamo l’atipico finale della terza stagione). Interessante la separazione Doctor/companion nell’avventura con Peter Davison protagonista, chiamata “Mawdryn Undead”, dove a location costante, corrispondeva una differenza temporale tra il Dottore e i relativi compagni di viaggio.
In ogni caso “Under The Lake” presenta, come detto, moltissimi elementi frequenti negli ultimi anni: l’ambiente claustrofobico (citando le prime tre situazioni simili evocate alla mente troviamo: “The Impossible Planet”/”The Satan Pit”, “The Waters Of Mars” e “Cold War“); la presenza di avversari apparentemente sovrannaturali (per citare un caso recente “Mummy On The Orient Express“); soprattutto originalissime teorie a stampo sensoriale come quella dei quattro segni interni alla nave spaziale. Due sono le impressioni positive che gli autori di Doctor Who spesso danno, con soluzioni di questo genere. Intanto rendono verosimile come non mai l’ambientazione fantascientifica. Automobili volanti o skateboard sospesi a mezz’aria non fanno che rendere ingenua e datata la concezione che un autore piuttosto che un altro possa avere del futuro. Pensare, invece, che situazioni a noi abituali (come la presenza fissa di un tormentone nella nostra testa) possa sviluppare in futuro, così come in un altro pianeta, dei veri e propri meccanismi magnetici è, tutto sommato, qualcosa di difficilmente immaginabile quanto di facilmente accettabile. Esattamente come dire che non esistono i fantasmi in quanto spiriti di gente trapassata, ma esistono presenze ectoplasmatiche, magari originate da fenomeni fisici che tuttora non possiamo comprendere.
Altro elemento per cui lodare l’originalità degli autori, in situazioni narrative come quella di “Under The Lake”, è la dimostrazione (per ora supposta, non avendo avuto ancora modo di vedere il seguito) secondo cui viene rispettata una delle regole più importanti della narrativa: sviluppare la storia partendo dal finale. In “Under The Lake” si nota ciò dalla gradualità con cui certe rivelazioni vengono presentate (notare le inquadrature iniziali negli occhi dei personaggi che leggono i quattro segni interni all’astronave).
Veniamo a Clara e ai nuovi personaggi. L’impressione (accennata nelle precedenti due recensioni), secondo cui ci troviamo alla fine del percorso della companion, si accentuano sempre di più. Gli scambi di battute con il Dottore, preoccupato da questo suo rinnovato (e forzato) entusiasmo, nonché i continui “abbandoni” – come quello di fine episodio – e separazioni tra i due continuano a metterci la pulce nell’orecchio sull’effettivo lieto fine di ogni singola avventura di questa stagione (ricordiamo che elementi extra-scenici ci danno la consapevolezza che Clara non terminerà questo ciclo di episodi). Va aggiunto il riconoscimento all’efficacia della recitazione di Jenna Coleman, mai in discussione, al contrario della scrittura del suo personaggio. L’attrice riesce, sin dal suo esordio, a regalare varie sfumature corrispondenti a lievi cambiamenti di carattere. Occorre ricordare che ci viene sempre più o meno esplicitato di come i due, tra un episodio e l’altro, lascino trascorrere grandi lassi di tempo. Accettabili quindi cambi di carattere, a nostro avviso, repentini da parte di Clara, se percepiti da quest’ottica.
Un ultimo elemento ci regala ulteriore voglia di cambiamento (ma prendete questo passaggio come interpretazione estremamente soggettiva da parte di chi scrive). La brevissima scena in cui il Dottore rimette in moto il Tardis con a bordo Bennet e O’Donnell, le facce stupite dei due, non sono che un eventuale suggerimento per un cambio di equipaggio. La tradizione di DW insegna che non sempre il nuovo personaggio viene presentato direttamente nel suo effettivo nuovo ruolo (come fu per Rose o per Martha), spesso e volentieri i nuovi companion sono sotto i nostri occhi, con le sembianze di personaggi occasionali. Clara stessa ne è stato un esempio tanto lampante quanto atipico. La prossima settimana sapremo…
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
The Witch’s Familiar 9×02 | 3.70 milioni – ND rating |
Under The Lake 9×03 | 3.74 milioni – ND rating |
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Tags:
Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.