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E’ doveroso sottolineare che chi scrive questa recensione non ha letto la saga letteraria e quindi si approccia al prodotto seriale da neofita, con tutti i limiti che ne conseguono.
Nonostante, per ovvi motivi, vi saranno numerose differenze tra l’opera cartacea e la serie di casa HBO-BBC, la collaborazione di Philipp Pullman, autore dei libri, come produttore esecutivo è senza dubbio molto preziosa e assicura una visione d’insieme al progetto: vista la certezza circa il rinnovo per una seconda stagione, gli autori hanno tutto il tempo a disposizione per creare ex novo un mondo altamente affascinante, quanto complicato, che come ogni universo fantasy ha le proprie regole, senza dimenticare l’esistenza di altri mondi nel selvaggio nord, ad ora sconosciuti.
Il lavoro di worldbuilding messo in atto dalla troupe è veramente eccelso, con le location nordiche che lasciano senza parole per la loro bellezza, impreziosite ulteriormente da una regia impeccabile e una fotografia perfetta, arricchita da un’evidente cura maniacale di ogni piccolo dettaglio; il comparto tecnico è globalmente di altissimo livello e non delude le aspettative, ma viste le case di produzione nessuno aveva dubbi al riguardo.
Mentre il filone narrativo ambientato a Londra continua ad evolversi, con l’introduzione di nuovi personaggi – un ragazzo probabilmente collegato alla profezia riguardante Lyra – nel profondo nord si assiste alla comparsa della strega Serafina Pekkala, in un confronto con Farder Coram breve ma molto intenso visti i trascorsi tra i due; l’introduzione delle streghe è senza dubbio molto interessante e il fatto che non tutte aiuteranno i gyziani rende l’hype ancora più alto circa le misteriose figure.
E’ da segnalare come, grazie all’innata abilità di leggere l’aletiometro, la figlia di Lord Asriel sembra viaggiare ormai spedita nell’avventuroso mondo creato da Pullman, con la tematica del viaggio che palesemente si intreccia con quella della crescita per un character, la profezia ce lo anticipa, destinato a grandi cose.
La coppia Lyra – Lorek Byrnison, grazie alle evidenti differenze caratteriali, funziona egregiamente sia visivamente (splendide le scene in cui la ragazza cavalca l’orso) che a livello fattuale, con la collaborazione tra i due che porta al ritrovamento dello scomparso Billy Costa. Il ragazzo, privato del proprio Daimon muore tra le braccia materne, per un legame tra l’essere umano e il Daimon che, Mrs Coulter a parte, sembra essere veramente inscindibile.
Nonostante la tragicità dell’evento con uno splendido e toccante funerale del ragazzo, la morte del figlio di Ma Costa fornisce ai gyziani informazioni essenziali per il proseguimento del viaggio intrapreso, rassicurando ulteriormente i componenti del gruppo sull’affidabilità delle letture aletiometriche di Lyra.
Sebbene il gruppo si regga sulle spalle di John Faa e Farder Coram, ottimamente interpretati da Lucian Msamati e James Cosmo (tra l’altro rispettivamente Salladhor Saan e il Lord Comandante Mormont in Game Of Thrones) le fondamentali intuizioni del character impersonato da Dafne Keen risultano l’unica vera possibilità di riuscita per la spedizione. Assume quindi particolare rilievo il rapimento della ragazza cresciuta al Jordan College, che nel finale di puntata viene portata a Bolvangar, dove non si prospetta nulla di buono.
L’unica nota dolente di questa quinta puntata è rappresentata dall’enorme mole di informazioni che in breve tempo vengono date in pasto agli spettatori: la sensazione, soprattutto per chi non ha letto libri, è uno spaesamento che forse si poteva evitare visto che, con una seconda stagione già confermata, sicuramente il tempo non manca agli autori.
Tuttavia, questa enorme ricchezza narrativa se gestita in maniera ottimale, può diventare una risorsa preziosa per lo show, il quale al di là delle direzioni narrative intraprese, può già contare su uno sconfinato universo fantasy come punto di partenza, niente male per una serie alla prima stagione.
Tra tartari, già citati da Mrs Coulter nel secondo episodio, e orsi polari, approfonditi nella puntata precedente, questo quinto appuntamento sembrava il classico episodio di transizione, ma la morte di Billy e il finale di puntata hanno radicalmente cambiato le carte in tavola facendo lievitare la valutazione di questi 50 minuti da una semplice sufficienza a un sentito ringraziamento.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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“This is Belvangar“.
Armour 1×04 | 0.39 milioni – 0.1 rating |
The Lost Boy 1×05 | 0.46 milioni – 0.1 rating |
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Venera due antiche divinità: Sergio Leone e Gian Maria Volontè.
Lostiano intransigente, zerocalcariano, il suo spirito guida è un mix tra Alessandro Barbero e Franco Battiato.
Cura maniacale direi anche no visto che le riprese sono tutti girate all’interno senza freddo (nessuno respiara aria fredda). Se il paragone sono le scene di oltre barriera.. Non ci siamo