0
(0)
Quando una serie diventa immediatamente di culto, balzando a piè pari la fase dello “show di nicchia” e sfondando direttamente all’interno della cultura pop contemporanea, risulta difficile ottenere un riscontro positivo da parte di tutto il pubblico. Avremo da una parte gli amanti del mainstream pronti a difendere i propri eroi da qualsivoglia giudizio negativo armati di hashtag #maratonacasadepapel e Boomerang di Instagram, e dall’altra i cosiddetti detrattori, perlopiù finti alternativi in cerca di roba mainstream su cui poter defecare verbalmente per poter così consolidare il proprio status. Essendo però noi recensori figure mitologiche spara-giudizi con il dono dell’imparzialità, cercheremo di muoverci in questo piccolo limbo chiamato oggettività nella speranza di non ritrovarci intrappolati tra un hashtag #mòmisparoottooredicasadepapelperchésonounverofanevoifateschifo e un commento negativo che trae la sua essenza dalla somiglianza tra Angel e Francesco Pannofino.
La Casa De Papel va presa per quello che è, una serie tv incentrata su uno dei concept più apprezzati di sempre, la rapina in banca (o alla zecca, o alle poste il lunedì mattina, il luogo poco importa) che vuole prima di tutto intrattenere. Si distribuiscono soldi al popolo, si denigra il governo, si canta Bella Ciao, ma soprattutto si spara, si combinano cazzate in continuazione per creare cliff-hanger su cliff-hanger e si riflette sull’amore, la famiglia e la vita in generale nei momenti che precedono l’azione. Insomma, non importa come si arrivi a fare determinate cose, l’importante è che la serie riesca a tenere lo spettatore incollato allo schermo. E in questo, La Casa De Papel, ha veramente pochi altri rivali al momento.
Certo, se si pensa che l’intera stagione parte dall’incipit “salviamo quello che manda sempre tutto all’aria perché siamo una famiglia”, un po’ di dubbi sulle ragioni alla base di questa terza stagione – la serie poteva obiettivamente concludersi in maniera molto più dignitosa al termine della stagione scorsa – sorgono. La forza dello show, però, sta proprio lì. Mentre lo spettatore saggio (quello che prima di esprimere un giudizio definitivo riflette almeno 25 secondi su quanto andrà a dire prima di dirlo effettivamente) sarà ancora intento a storcere il naso per la mancanza di originalità dimostrata dagli autori, ecco che mezzi blindati, squadre speciali e lanciarazzi faranno capolino, irretendo il povero malcapitato e facendogli dimenticare le ragioni alla base del breve caso di “sindrome di Tourette” di cui affetto poco prima. E questo elemento sta alla base di ogni serie o film di successo, che si parli di un Breaking Bad qualunque, iniziato “lento” e conclusosi con un finale dagli ascolti decuplicati rispetto al pilot, o di un Stranger Things, campione di ascolti fin dalla sua prima stagione, il segreto del successo sta sempre lì, nel saper buttare l’amo, tenendo sempre lo spettatore sulle spine calando il sipario nel momento di massima tensione.
La Casa De Papel va presa per quello che è, una serie tv incentrata su uno dei concept più apprezzati di sempre, la rapina in banca (o alla zecca, o alle poste il lunedì mattina, il luogo poco importa) che vuole prima di tutto intrattenere. Si distribuiscono soldi al popolo, si denigra il governo, si canta Bella Ciao, ma soprattutto si spara, si combinano cazzate in continuazione per creare cliff-hanger su cliff-hanger e si riflette sull’amore, la famiglia e la vita in generale nei momenti che precedono l’azione. Insomma, non importa come si arrivi a fare determinate cose, l’importante è che la serie riesca a tenere lo spettatore incollato allo schermo. E in questo, La Casa De Papel, ha veramente pochi altri rivali al momento.
Certo, se si pensa che l’intera stagione parte dall’incipit “salviamo quello che manda sempre tutto all’aria perché siamo una famiglia”, un po’ di dubbi sulle ragioni alla base di questa terza stagione – la serie poteva obiettivamente concludersi in maniera molto più dignitosa al termine della stagione scorsa – sorgono. La forza dello show, però, sta proprio lì. Mentre lo spettatore saggio (quello che prima di esprimere un giudizio definitivo riflette almeno 25 secondi su quanto andrà a dire prima di dirlo effettivamente) sarà ancora intento a storcere il naso per la mancanza di originalità dimostrata dagli autori, ecco che mezzi blindati, squadre speciali e lanciarazzi faranno capolino, irretendo il povero malcapitato e facendogli dimenticare le ragioni alla base del breve caso di “sindrome di Tourette” di cui affetto poco prima. E questo elemento sta alla base di ogni serie o film di successo, che si parli di un Breaking Bad qualunque, iniziato “lento” e conclusosi con un finale dagli ascolti decuplicati rispetto al pilot, o di un Stranger Things, campione di ascolti fin dalla sua prima stagione, il segreto del successo sta sempre lì, nel saper buttare l’amo, tenendo sempre lo spettatore sulle spine calando il sipario nel momento di massima tensione.
Questo quarto episodio, in questo senso, risulta emblematico. Abbiamo la riflessione sulla famiglia che precede l’intoppo di puntata; abbiamo i primi accenni di paura da parte del Professore, personalità che lo spettatore vede come inscalfibile e quindi scintilla per l’innesco della tensione; abbiamo il countdown per tenerci costantemente sulle spine e infine la complicazione che potrebbe mandare tutto il piano in fumo, sapientemente troncata nel momento in cui la tensione raggiunge il suo picco. Se a tutto ciò aggiungiamo il carisma di alcuni degli interpreti – il Professore, Denver e la new entry Palermo – e una manciata di flashback con un Berlino in grande forma, eccovi servito un episodio da manuale in grado di canalizzare l’attenzione di chiunque stia guardando.
Certo, se poi non si pigia su quel tastino rosso “Prossimo episodio” e ci si ferma a riflettere sulle piccole cose, esaminando ogni singola forzatura e deus ex machina, il giudizio finale non sarà altrettanto lusinghiero, ma fintanto che si prosegue a testa bassa, traghettati dal bisogno di averne sempre di più, La Casa De Papel offre sempre un ottimo intrattenimento, leggero e senza troppe pretese.
Certo, se poi non si pigia su quel tastino rosso “Prossimo episodio” e ci si ferma a riflettere sulle piccole cose, esaminando ogni singola forzatura e deus ex machina, il giudizio finale non sarà altrettanto lusinghiero, ma fintanto che si prosegue a testa bassa, traghettati dal bisogno di averne sempre di più, La Casa De Papel offre sempre un ottimo intrattenimento, leggero e senza troppe pretese.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
Noi abbiamo deciso di stare in mezzo a due fuochi. Il lato della barricata dove vi piazzerete dipenderà invece da quale tipo di intrattenimento state cercando: un po’ di sano e ignorante heist thriller per passare qualche ora a desiderare di rapinare banche e fuggire a Panama, oppure 50 minuti di hating diffuso che potrete addirittura ripetere per otto volte. A voi la scelta.
48 Metros Bajo El Suelo 3×03 | ND milioni – ND rating |
Boom, Boom, Ciao 3×04 | ND milioni – ND rating |
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Tags:
Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.