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My Brilliant Friend: Those Who Leave And Those Who Stay 3×05 – TerrorTEMPO DI LETTURA 5 min

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Il percorso di crescita di Lila e Lenù, fin dai suoi albori, ha sempre incluso l’influenza del mondo esterno. Il “rione”, d’altronde, è protagonista della serie tanto quanto loro, nella sua presenza, quando da bambine rappresenta di fatto il loro piccolo mondo, come nella sua assenza, quando lo hanno lasciato (o, nel caso di Lila, quando ci ha provato), determinando la loro indipendenza da esso o meno.
E quindi, allo stesso modo in cui la cronaca locale ha da sempre condizionato le loro vite, così lo fa adesso quella nazionale, seguendo di pari passo la loro evoluzione, come di tutti gli “ex” abitanti del rione.

PADRI E PADRONI


La loro partecipazione, attiva o passiva, agli eventi che si scatenano attorno a loro, si è spesso allineata con il loro status di vita. L’episodio si apre con Lenù che assiste alla manifestazione femminista, passa per la visita dei due “fuggiaschi” comunisti, finisce, per bocca della stessa protagonista, con la protagonista nelle vesti di un’annoiata “villeggiatrice”. In questa parabola di ciò che è diventata la sua vita, anche i suoi stessi sentimenti, le sue reazioni interiori, subiscono la stessa sorte: si passa dalla frustrazione iniziale, nel non riuscire a conciliare il suo potenziale attivismo alla causa con il suo dover badare alle sue due figlie, all’angoscia, alla paura mista quasi ad invidia e ammirazione durante (e dopo) la visita di Pasquale; si conclude, infine, con la rassegnazione, al suo ruolo di moglie e madre, in vacanza, mentre per il paese la tensione tra fascisti e comunisti registra la sua più violenta escalation.
Proprio la visita di Pasquale è il frammento di puntata più intenso e carico di significato, magistralmente sorretto dalla regia di Luchetti e dall’incredibile prova attoriale (specialmente di Eduardo Scarpetta). In questo speciale frangente c’è tutto l’immobilismo sociale di Lenù, la sua posizione privilegiata che la tiene fortunatamente al sicuro dalla povertà, dalla fame, ancor di più dalla violenza, ossia quello che aveva a lungo sognato e cercato. Ma proprio quella distanza dal rione a lungo inseguita, finalmente conquistata, ha comportato la sua alienazione dalla realtà, dal destino dei suoi vecchi amici, e la pietà che prova per la difficile condizione di Pasquale si tramuta presto, come detto, in emozioni contrastanti e conflittuali. Pietro, l’uomo che ha scelto come marito e padre delle sue figlie, diventa suo malgrado il simbolo di tutto ciò che odia, della sua “gabbia” sociale, del privilegio appunto, ma soprattutto della sua totale impotenza, come lui stesso riassume davanti ai suoi dubbi sul partire o meno in vacanza: “se restiamo in città, cosa cambia?”. Nulla, appunto.

LE NUOVE GENERAZIONI


Come “da prassi” nella loro storia, i percorsi delle due protagoniste procedono sempre in maniera opposta, perciò all’immobilismo di Lenù fa da contraltare il riscatto sociale di Lila e del suo compagno Vincenzo. Emblematica, in tal senso, la differenza tra la visita di quest’ultimo e quella di Pasquale, più piacevole e serena, in cui lo stesso Pietro è visibilmente più accomodante, a tradire un’interesse verso il suo lavoro all’IBM. Una “benedizione” che, chiaramente, dal punto di vista di Lenù è solo l’ennesimo sintomo del classismo del marito.
Perfino il rapporto tra Lila e Vincenzo non è esente dalle loro cicliche differenze, nel suo essere così complice, libero, perdipiù senza la “gabbia” del matrimonio (non a caso, rigettato dalla ragazza, per quanto agognato da lui). Lila, adesso, può affrontare Michele Solara da pari a pari, non a livello economico certo, ma con uno status di assoluta indipendenza da qualsiasi influenza lui possa voler esercitare nei suoi confronti. Ed è per questo che l’uomo arriva a mirare a Gennarino, perché ora che la ragazza non è più vulnerabile, è lui il suo unico “punto debole”, costringendola così a prendere in considerazione la sua proposta, da una parte, e mandare il figlio da Lenù, dall’altra.
Non è un caso se proprio i loro figli, Gennarino e Dedè, adesso così cresciuti, siano tanto protagonisti in quest’episodio. Attorno ad essi ruota infatti il dilemma che, seppur in modo completamente diverso, affligge entrambe: ora che sono madri, quanto devono sacrificare di loro stesse, delle loro ambizioni, per la loro di crescita? Il fantasma di Bruno Soccavo, si palesa a Lenù proprio dopo aver involontariamente assisto alle prime scoperte e curiosità dell’altro sesso dei due bambini, a ricordarle come il periodo di vacanza con Bruno e Nino ha significato lo stesso (anche tragicamente, per quanto la riguarda) per lei e Lila. È il fantasma di una vita passata, di una vita che non c’è più, come se con la sua morte sia adesso sparita definitivamente quella fase di crescita più ingenua e sognatrice. Lila, sempre un passo avanti a lei, lo ha capito da tempo e la reazione alla notizia della sua morte, decisamente fredda e cinica, non fa altro che esplicitarlo. E adesso, finalmente, l’ha realizzato anche lei.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • La visita di Pasquale
  • Le diverse sfumature di Lenù 
  • La regia di Luchetti 
  • La prova di Eduardo Scarpetta 
  • Lila e Lenù, sempre agli opposti 
  • Il fantasma di Bruno e la fine di un’era 
  • “Rumore” della Carrà 
  • Stavolta, probabilmente dopo averla assimilata, anche la giovane età delle due protagoniste si fa meno evidente

 

La fine di un’era segnata forse dal punto più basso, almeno interiormente, di Lenù, immobile fuori, ma con dentro una volontà di “tornare indietro nel tempo” e di fare “rumore” sul punto di esplodere. Solo che quel tempo non c’è più e “Terrore” è l’episodio che lo sancisce probabilmente più di tutti, nell’ormai solita maniera sottile, dura e cinica, oltre che d’innegabile qualità.

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