Ozark 4×04 – Ace DeuceTEMPO DI LETTURA 4 min

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Ozark 4x04 recensioneLa serie di casa Netflix prosegue con una puntata non eccelsa e leggermente sottotono ma sicuramente utile per l’evoluzione della trama orizzontale.
Al di là dell’evidente qualità che contraddistingue lo show, a non convincere a pieno è la gestione di alcuni personaggi secondari che, non è detto, non diventino infine comprimari.

JAVI, NEMICO N.1


Più che Darlene Snell o l’FBI, al momento il vero avversario della famiglia Byrde sembra essere Javi, dato che Navarro ha estremamente bisogno dei coniugi per ripulire la propria immagine.
Senza dimenticare le minacce interne, con Jonah messo in stand by in questo episodio, il nipote di Omar (che senza nasconderlo troppo ambisce a guidare il Cartello al posto dello zio) è costantemente una spina nel fianco per Marty e Wendy, oltre che una persona pericolosa e difficilmente manovrabile.
Benché il suo arrivo abbia sicuramente giovato alle dinamiche narrative inerenti il Cartello messicano, la caratterizzazione del personaggio per ora non convince a pieno, rimanendo ancora bidimensionale e priva di grosse sorprese: l’evidente potenziale narrativo del character non è stato ancora sfruttato a dovere e si deve fare di più al riguardo.
Special guest di questo quarto appuntamento è invece il fucile sempre caldo di Darlene che, ancora una volta, risolve a modo suo, e piuttosto radicalmente, i problemi.
In tal senso, sorprende invece l’incredibile stupidità di Wyatt, nonostante sia un personaggio intelligente e acculturato almeno sulla carta, con la reazione scomposta dopo l’omicidio dell’autista, come se la matriarca della famiglia Snell fosse celebre per la sua misericordia.
Nella scena finale, invece, si assiste ad un riavvicinamento, almeno apparente, tra Ruth e Marty, con l’ennesima soluzione brillante trovata dal personaggio interpretato da Jason Bateman, capace ogni volta di trasformare gli ostacoli più duri in opportunità.

WENDY


A seconda dei punti di vista si può sostenere senza problemi che quello di Wendy è stato un lungo percorso di evoluzione o involuzione, impreziosito da una scrittura perfetta del personaggio.
A partire da “All In” Wendy è entrata, ancora di più, nel ruolo di grande manovratrice politica che, bisogna ammettere, è nata per interpretare, visto i ripetuti successi ottenuti
Spiazza, ma fino ad un certo punto, come la moglie di Marty riesca a utilizzare persino la morte del fratello Ben per raggiungere i propri scopi, essendo ormai letteralmente pronta a tutto per ottenere ciò che vuole: è evidente come non si tratti più di mera sopravvivenza, di adattarsi o morire, ma di qualcosa ben più profondo e radicato all’interno della donna. Forse Darlene, nella sua descrizione sicuramente pittoresca di Wendy, non ha poi tutti i torti.
Menzione speciale merita la splendida interpretazione di Laura Linney, visto che se ne parla sempre troppo poco rispetto alle prove attoriali di Jason Bateman e Julia Garner. Tuttavia, la Linney è veramente perfetta nel suo ruolo e bisogna solo farle i complimenti.

LA VARIANTE MEL


In un periodo storico in cui il termine variante ha assunto un significato tristemente negativo, dal suo debutto nella season premiere Mel Sattem, a livello teorico, rappresenta la variante impazzita dello show, in grado di scompigliare completamente i piani di Navarro e dei Byrde.
Introdotto grazie ad un abile escamotage narrativo riguardante il matrimonio della defunta Helen, l’investigatore privato ha tutte le carte in regola per diventare un personaggio importante e protagonista di risvolti narrativi estremamente interessanti. Questo anche se, per ora, è stato usato con il freno a mano tirato, dedicandogli poco screen time, ed è veramente un gran peccato.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Javi giova sicuramente alla narrazione…
  • L’evoluzione (o involuzione) di Wendy è a tratti agghiacciante ma perfetta
  • Se ne parla troppo poco, ma Laura Linney  è perfetta nella sua interpretazione
  • Darlene e il suo fucile sempre caldo
  • Scena finale, Marty trova sempre soluzioni geniali
  • …ma la sua caratterizzazione non convince troppo
  • Wyatt sorprende per la sua stupidità
  • Mel Sattem avrebbe le carte in regola per fare grandi cose, ma ad ora è stato usato col freno tirato

 

Un buono episodio per la serie di casa Netflix di cui non si discute assolutamente la qualità, ma la gestione di alcuni personaggi come Wyatt, Javi e Mel Sattem non convince a pieno. La sensazione è che si possa fare di più visto il materiale a disposizione, motivo per cui si opta per una semplice sufficienza ma nulla di più. La strada intrapresa è quella giusta, non resta che proseguire la visione e vedere se i dubbi rimasti verranno infine risolti.

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Venera due antiche divinità: Sergio Leone e Gian Maria Volontè.
Lostiano intransigente, zerocalcariano, il suo spirito guida è un mix tra Alessandro Barbero e Franco Battiato.

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