Dopo un inizio doverosamente ricco di informazioni per rimpolpare la storia, “Feinde” si ritrova nell’annosa posizione di dover amplificare quanto presentato nei precedenti 40 minuti cercando di approfondire la trama e provando a stuzzicare l’appetito. Praticamente il classico problema dei secondi episodi.
Fa piacere però constatare come il risultato sia positivo, vuoi per l’aggiunta della Lorenz nel day-to-day e con il vis a vis con Mia/Emma, vuoi per la bella svolta data nel finale che improvvisamente spiega l’esistenza nella storia di Lotta. Biohackers sembra avere chiaro in mente dove vuole andare e lo fa accelerando i confronti, piuttosto che posticipandoli: pone Mia/Emma in una nuova situazione concedendo quel briciolo di informazioni in più che servono per dare una svolta alla trama e alla fine stravolge la conoscenza che si ha dell’ecosistema friburghese aggiungendo un terzo incomodo alla storia. Lotta è infatti la figlia del Barone von Fürstenberg, ovvero il finanziatore dell’intero progetto Homo Deus: plot twist.
Lorenz: “La persona che ci ha rapite lavora per un’uomo molto ricco. E’ un filantropo molto stimato. Ha fatto molto per la società e per il mondo intero. Ha anche finanziato ricerche eccezionali tra cui le mie. Finanzia i progetti…visionari e poco legali.”
Mia: “Come Homo Deus?”
Lorenz: “Sapeva che stavi per denunciare il progetto e non poteva permettere che arrivassero a lui. Ha intercettato e manipolato le prove affinché venissi incriminata solo io.”
Mia: “Come si chiama?”
Lorenz: “Barone dottor von Fürstenberg.”
LE ALLUCINAZIONI, QUELLE BELLE
Che qualcosa non funzioni propriamente nel cervello di Mia/Emma è ormai certo. Tra le amnesie pregresse degli ultimi 3 mesi ed i buchi di memoria recenti che la fanno d’un tratto trovare a Strasburgo, è chiaro che ci sia un problema ben più grande alla radice che deve essere affrontato, un problema che verosimilmente è stato causato dal rapimento sul finire di “Bestimmung“.
È interessante constatare come la Lorenz non sia a conoscenza di quanto accaduto a Mia dopo il rapimento, segno evidente di come lei non abbia avuto bisogno di alcuna manipolazione per essere rimessa in riga. Come si evince dalle criptiche telefonate che fa, la promessa di un’intercessione per una pena ridotta è stata sufficiente per rimetterla in riga, almeno fino ad ora. Le allucinazioni di Mia/Emma, coniugate con i 15 anni di pena minimi promessi come pena, sembrano aver smosso quella sete di vendetta nei confronti del suo finanziatore, sete di vendetta che enfatizza ancora una volta la personalità fredda e calcolatrice della Lorenz.
Pur con buoni intenti e vivendo pienamente il motto “il fine giustifica i mezzi”, è infatti chiaro che i modi utilizzati dall’ex professoressa universitaria non siano accettabili, né nei confronti delle sue cavie, né nei confronti della legge. Il personaggio è infatti l’esemplificazione di quel mix di arroganza, determinazione e conoscenza scientifica che la rende praticamente un classico stereotipo fumettistico. Ma uno stereotipo che in questo caso funziona perfettamente in Biohackers.
GLI SVARIONI, QUELLI BRUTTI
Nonostante ci siano come sempre dei buchi narrativi importanti (vedasi il viaggio in bici verso casa della Lorenz che avviene in tempi rapidissimi, susseguito da una cena e da un tramonto che sembra non arrivare mai, oppure la facilità con cui Mia scopre dove abita la sua ex professoressa), il tutto sembra ormai essere diventato “normale”.
Il livello di accettazione da parte dello spettatore è infatti aumentato, vuoi per una questione di abitudine, vuoi per una questione di necessità. Il ritmo di Biohackers è infatti molto accelerato e ricorda quanto visto in Lupin (non a caso una produzione europea), il che giustifica parzialmente la scrittura frettolosa e grossolana che porta i personaggi da A a B. Se si è arrivati fino a qua, evidentemente, si è consci di tutto ciò e si perdona la faciloneria in virtù del mero intrattenimento, motivo per cui anche il voto di questo episodio soprassiede queste mancanze.
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Un episodio che lancia direttamente la 2° stagione di Biohackers nella fase centrale della narrazione. La cospirazione si amplia, i filantropi emergono ed i ricordi continuano a scarseggiare.
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.