Inside No. 9 7×04 – Kid/NapTEMPO DI LETTURA 3 min

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Inside-No-9-7x04“Kid/Nap”, quarto episodio di questa settima stagione di Inside No. 9, gioca con le proprie regole e sembra volerle riscrivere. Per la precisione, sembra tentare di aggirare la regola fondamentale dello show stesso, ossia quella della singola location in cui avviene l’intera narrazione dell’episodio.
La puntata, che racconta di un (finto) rapimento, vede infatti Pemberton e Shearsmith destreggiarsi in quattro location: la principale, ossia la casa abbandonata in cui si volge la parte centrale della storia; la casa della coppia di coniugi; l’ufficio del personaggio di Shearsmith; qualche piccolo scorcio di strada.
Come riesce ad aggirare, in modo più che funzionale, la regola non scritta della location unica? Attraverso un intelligente split screen in cui le varie location compaiono contemporaneamente dando la sensazione che la storia avvenga tutta nello stesso posto.

GUEST STAR D’ECCEZIONE


Una scelta che funziona e che non risulta essere l’unico dettaglio inusuale di “Kid/Nap” visto che lo spettatore viene reso edotto di praticamente ogni singolo colpo di scena lasciando all’oscuro solamente il personaggio di Pemberton (detective incaricato del caso di rapimento). Si badi bene: i colpi di scena, ovviamente, ci sono e sono numerosi, ma sono presentati lungo l’intero episodio e non racchiusi tutti nelle sequenze conclusive.
La puntata vede una coppia di sposi (Shearsmith e Daisy Haggard) mostrata spenta e priva di passione, un sentimento che potrebbe essere rinsaldato solamente da uno scossone. Prontamente, quindi, ecco che un uomo caratterizzato in maniera molto simile a Travis Bickle (interpretato da Danny Mays già apprezzato in Des) risulta essere stato incaricato da una terza persona per rapire la donna. Questo mandante (Jason Isaacs, non uno qualunque) altri non è che l’amante della donna che in combutta con la stessa sta semplicemente cercando di sottrarre denaro per fuggire insieme alla sua amata. Un plot iniziale abbastanza lineare che subisce qualche piccolo scossone strada facendo (la morte di Jason Isaacs), ma che si riadatta ben presto costringendo Shearsmith a pagare caro per il rilascio.

TRA UN GIMMICK E L’ALTRO TUTTO GIRA ALLA PERFEZIONE


Forse, più che al celebre duo dietro Inside No. 9, bisogna dar merito del funzionamento di “Kid/Nap” a Danny Mays e Daisy Haggard per l’ottima interpretazione e caratterizzazione. Il problema di prodotti come questo show, ossia antologici con ogni singolo episodio diverso dal precedente, è la difficoltà per il pubblico nell’entrare in sintonia con i personaggi, vissuti per brevissimo tempo e che devono inoltre dividersi la scena tra di loro. Una cosa già di per sé complicata in show come Black Mirror in cui il minutaggio delle puntate a volte raggiunge l’ora; per Inside No.9 risulta ancora più complicato visto e considerato il minutaggio ridotto degli episodi.
Eppure “Kid/Nap” funziona, grazie ai consueti eccentrici personaggi e al surrealismo scenico in cui spesso e volentieri viene calata l’intera narrazione.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Danny Mays e Daisy Haggard
  • Jason Isaacs, per quanto compaia brevemente prima di morire
  • L’incapacità dei rapitori
  • Lo split screen e l’utilizzo che ne viene fatto
  • Inside No.9 che tenta di riscrivere la sua regola fondamentale
  • Il plot twist in stile Fargo che sembra sconvolgere il piano di fuga della coppia di amanti
  • Il rapitore dà appuntamento per la consegna dei soldi direttamente nel luogo in cui si nasconde: forse un surrealismo narrativo un po’ eccessivo? In quale realtà alternativa sarebbe potuta accadere una cosa del genere?

 

“Kid/Nap” è un episodio che tenta di discostarsi dalla classica struttura di Inside No. 9, tentando di riscrivere la regola della “location unica” e rendendo i plot twist edotti al pubblico. Una scelta interessante che smuove le acque dello show e da apprezzare visto che dopo sette stagioni una ventata d’aria fresca non fa certamente male.

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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