Dopo un episodio atipico, in cui gli sforzi narrativi si erano concentrati sui redivivi dottor Pershing ed Elia Kane, The Mandalorian torna con il suo solito schema “introduzione – evento inaspettato – side quest -risoluzione della vicenda”.
Certo, se dopo tre anni Favreau, Filoni e soci si ritrovano ancora a giocherellare con lo stesso escamotage narrativo, questo significa che i problemi a livello di sceneggiatura sono palesi.
“Squadra che vince non si cambia” direbbe un famoso proverbio, quindi il team di autori non sembra minimamente preoccupato da tutta questa piattezza e mancanza di idee o spunti creativi.
Un flashback ambientato a Coruscant durante l’esecuzione dell’Ordine 66 e la Grande Purga, la comparsa di un attore già noto al pubblico di Star Wars e le solite espressioni tenere di Grogu, tengono in piedi un episodio molto sotto tono e soddisfano il palato di quei fans a cui basta veramente poco.
LE TRADIZIONI DEI MANDALORIANI
Questa quarta puntata si concentra maggiormente sui personaggi e le loro background stories. Nonostante un minutaggio ridotto (33 minuti), Favreau e Filoni riescono a fare una bella panoramica dei Mandaloriani, dei loro valori e delle loro tradizioni.
Sia Bo-Katan che Grogu devono integrarsi in questa nuova comunità che li ha accolti senza battere ciglio ed entrambi dimostrano le loro abilità: Grogu “sconfiggendo” un altro trovatello in una prova di addestramento, Bo-Katan capitanando la missione di salvataggio del figlio di Paz Visla.
La narrazione è divisa in due filoni paralleli: uno nel presente con i personaggi principali ed uno nel passato, con i ricordi di Grogu che riaffiorano ed evocano quanto successo la notte della Grande Purga.
La componente action viene equamente suddivisa tra queste due linee temporali, ma le sequenze di azione non sono mai state un problema per The Mandalorian. Purtroppo questo non basta ad alzare il livello della serie che si dimostra, ancora una volta, sprovvista di una direzione precisa.
La scelta di Bo-Katan di rivelare all’Armaiola il suo incontro con il Mitosauro lascia presagire un importante focus futuro sul personaggio interpretato da Katee Sackhoff. Questa potrebbe essere una scelta azzeccata, come l’ennesimo tentativo di riempire il minutaggio solo per il gusto di farlo.
LA PRESTIGIRIBIRIZZAZIONE
Mentre Bo-Katan, Din Djarin ed alcuni Mandaloriani sono occupati a salvare il figlio di Paz Visla – la solita side quest per perdere tempo e non far annoiare i protagonisti – Grogu trascorre del tempo con l’Armaiola, che gli parla del suo addestramento e del Credo.
Attraverso un gioco di prestigio di luci e suoni, Grogu cade in trance che manco ci fosse stato Giucas Casella sotto l’elmo dell’Armaiola. Inizia, così, il flashback ambientato durante l’esecuzione dell’Ordine 66.
In questi tre anni il pubblico si era domandato come il piccolo Grogu fosse scampato al massacro ordinato da Palpatine e, finalmente, si ha una risposta a questo quesito.
Grogu, infatti, viene salvato da Kelleran Beq, un Maestro Jedi che addestrava i Padawan nel Tempio di Coruscant. Curioso evidenziare che l’attore chiamato ad interpretare Kelleran sia Ahmed Best, conosciuto soprattutto per aver rivestito i panni del fastidiosissimo Jar Jar Binks.
Best, inoltre, aveva già prestato il suo volto al personaggio di Kelleran Beq in un programma televisivo per ragazzi, chiamato proprio “Jedi Temple Challenge”, durante il quale i giovani Padawan dovevano intraprendere delle prove sotto la supervisione di Ahmed Best/Kelleran Beq.
LA REGIA DI APOLLO CREED
Questo quarto episodio vede il ritorno di Carl Weathers in cabina di regia, dopo aver diretto – per coincidenza – anche la quarta puntata della seconda stagione. La regia di Apollo Creed fa il suo lavoro senza infamia e senza lode, confezionando qualche buona sequenza action, ma limitandosi a svolgere il compitino.
Il problema principale di questo quarto ciclo non è sicuramente la scelta registica o la fotografia (sempre comunque di ottimo livello), quanto il trascinarsi avanti della trama orizzontale senza una meta.
Din Djarin, che sarebbe il protagonista dello show, rimane sempre impantanato nei soliti schemi narrativi e non riesce ad evolvere quel tanto che basta per dare ancora un senso a questo prodotto.
Favreau e Filoni, in questo caso, sembrano quasi dare maggior risalto a Grogu (il che può essere considerato un pregio), ma anche e soprattutto a Bo-Katan, assurta a livello di protagonista e sempre più legata, volente o nolente, alla Via di Mandalore.
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Un quarto episodio che non raggiunge la sufficienza proprio per il pressapochismo con cui Favreau e Filoni si rapportano con questo prodotto.
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Se volete entrare nelle sue grazie, non dovete offendere: Buffy The Vampire Slayer, Harry Potter, la Juventus. In alternativa, offritele un Long Island. La prima Milf di Recenserie, ma guai a chiamarla mammina pancina.