“He needs help, regardless of the consequences.”
“No, no, no. I gotta cover their asses”
“Why?”
“South Side rules.”
Lo studioso francese Emile Durkheim, tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900, considerava cruciale il peso della socialità e dei suoi valori in merito alla crescita della personalità di un individuo. Un secolo dopo, risulta ancora piuttosto difficile contraddirlo. Qualsiasi sia la città, lo stato, in cui ogni essere umano nasce, e vive, il sistema della società che lo circonda avrà sempre un ruolo fondamentale nell’influenzare il suo modo di pensare e di affrontare la realtà. La società e, ovviamente, l’ambiente familiare. È quello che i Gallaghers, in questo episodio ritornati ad avere ognuno una propria differente storyline (a dispetto dell’unione delle ultime settimane), da tempo hanno imparato a proprie spese, nel bene e nel male. Ciascuno di loro sembra aver intrapreso la propria strada, ma è la casa in cui sono cresciuti, e il quartiere che li ha formati, a rappresentare la comune origine dei loro inesorabili destini, qualsiasi sia la distanza dei luoghi in cui si ritrovano, che sia la cella di una prigione o la stanza di un college. In poche parole, ogni membro della famiglia dovrà tener conto delle “regole del South Side”.
Il dubbio, prevedibile e lecito, che più d’uno di noi si farebbe leggendo una tale concezione é: allora dove inizia il pensiero collettivo di ogni società, e dove, invece, entra in gioco quello individuale? Anche a questo Durkheim ha tentato di rispondere, affermando che insita nella natura umana sta la resistenza all’interiorizzazione dei valori sociali. La più recente storyline di Lip, in tal senso, sembrerebbe piuttosto esplicativa, da qui la ramanzina della sexy sorella di Pacey docente universitaria.
Come il titolo dell’episodio, quindi, riferisce (a quanto pare, no, non vuol dire “il South Side regna”, per quanto sia intrigante), è quel codice di comportamento non-scritto nel ghetto di Chicago, il vero protagonista di questa settimana. Volendo, per ogni situazione, o quasi, se ne potrebbe trovare uno.
Se “nessun Gallagher fa la spia” è la legge che ha portato Carl al carcere, una variante simile è quella che si ritrova a seguire Lip, quando si ritrova a dover “cover” gli “asses“ di Kev e delle vittime del suo piccolo errore, diciamo, “farmaceutico”. Tutta la sua trama, oltre a mostrare quelle situazioni surreali e al limite della decenza tipiche della serie, ha lo scopo di far riemergere, ancora una volta, la questione che sta caratterizzando il personaggio da almeno una stagione, se non di più, ovvero il suo legame con le disastrate radici, da una parte, e un sicuro e luminoso avvenire, dall’altra.
Questione che, giunti oramai al decimo episodio, sembra arrivata al suo punto di svolta. Come gli fa giustamente notare la stessa insegnante, malgrado tutte le difficoltà del caso, tra la relazione con la benestante Amanda e il prestito, vero e proprio “deus ex machina”, concessogli da uno sconosciuto benefattore, gli aiuti non sono certo mancati. Lo spavento preso, e il successivo allontanamento di Kev, farebbe quindi propendere per una definitiva rescissione del contatto con il ghetto, se non fosse che, sul finire d’episodio, saranno proprio quelle tacite regole del South Side a salvargli la pelle. Ennesimo emblema, forse, di come, nonostante tutto, i terrori e le avversità passate, siano state comunque essenziali per la formazione dello studente su cui tante persone sembrano voler scommettere, e vanno perciò prese anche per la loro equivalente costruttiva.
Come esplica la stessa Fiona al suo capo, un’altra legge recondita nello spirito del ghetto sembrerebbe quella di “aiutare un amico in difficoltà, restando con lui fin quando non sta meglio”. Se ci aggiungiamo, poi, che il soggetto in questione, non deve necessariamente assecondare l’ausilio offertogli, allora la regola arriva ad accomunare, sorprendentemente, la sua vicenda a quella di Frank, alle prese con la sua “nuova fiamma“. Se per la prima, infatti, l’infatuazione per il proprio datore di lavoro non è assolutamente qualcosa di nuovo, vedere il menefreghista e cinico Frank bussare alla finestra della propria innamorata, come un qualsiasi teenager in una commedia americana, fa indubbiamente un certo effetto. Padre e figlia, quindi, entrambi angeli custodi, privi di alcun pregiudizio o condizionamento, delle pene e dei dolori di controparti problematiche e, altrimenti, senza speranza. Una rappresentazione di quanto le loro origini li possano rendere, in fondo, tanto simili. Particolare aspetto già affrontato nella scorsa stagione, da un punto di vista, però, esclusivamente negativo, con una “tossicità” nell’animo per la quale la ragazza si sentiva, colpevolmente, di compararsi al genitore.
Quella che riguarda Debbie, invece, è più una lezione di vita, impartitagli dalla nuova cognata, fuggita dal proprio distruttivo ambiente casalingo, semplicemente scegliendo un ragazzo con una più felice situazione familiare alle spalle, per poi legarsi indissolubilmente a lui tramite una cercata gravidanza. L’isolamento della ragazza, e conseguente autonomia, all’interno delle mura di casa Gallagher, non è mai stato nascosto, perciò diventa piuttosto naturale la sua identificazione con la storia personale della nuova conoscente. Eppure le sue azioni, specialmente nell’ultima scena che la riguarda, portano il personaggio a una certa retrocessione, coerente più all’adolescente in piena fase ormonale di quarta e inizio quinta stagione, che quella più matura vista ultimamente.
Il capitolo di Mickey e Ian, pur sul perenne, e doveroso, sfondo del bipolarismo del Gallagher (ben reso, dal suo punto di vista, nel montaggio alla tavola calda), riporta, con una certa nostalgia, ai tempi “felici” del principio della loro relazione. Tra gli effetti delle cure di Ian, anche la sfera sessuale risulta colpita, segno di quel realismo tanto caro alla serie. Della trasformazione radicale del personaggio di Milkovich ce ne eravamo accorti tutti, cogliendola positivamente, ma, in effetti, nessuno l’aveva ancora vista dalla parte del suo compagno. Il quale, invece, subisce il cambiamento, in senso opposto, auspicando un ritorno del “duro ragazzo di strada” di cui si è innamorato. Insomma, anche in questo caso, lo spirito del ghetto riemerge puntuale, sfociando nella scazzottata al parco, con tanto di bevuta a fine colluttazione.
La ritrovata sinergia della coppia, però, funge solo da campo preparatorio alla lezione più cara e spietata di tutte le precedenti, subita in negativo, da una che, in fondo, del South Side non è mai stata davvero parte. Sammi, all’apice del suo percorso distruttivo, per sè stessa e per chi la circonda, ribadisce così la propria estraneità non soltanto alla sua famiglia, ma a tutti i valori e gli insegnamenti sociali che la permeano. Con un secco e terribile gesto, volta le spalle ad un suo caro in difficoltà, fa la spia al Governo, e tradisce la fiducia di coloro che l’hanno accolta (più o meno), non rispettando, in soldoni, tutte le leggi implicite fino a quel momento mostrate.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Carl’s First Sentencing 5×09 | 1.62 milioni – 0.8 rating |
South Side Rules 5×10 | 1.67 milioni – 0.7 rating |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.