Giunti esattamente a metà di questa terza stagione, viene da chiedersi quale sia la reale direzione che la serie di casa TNT voglia prendere. Domanda più che legittima visto che, in questo mid-season, vengono riciclate situazioni ed espedienti narrativi visti e rivisti, utilizzati troppo spesso sin dal pilot.
RIBELLIONI INTERNE, AGAIN
Pike, le cui intenzioni erano già divenute evidenti nella puntata precedente, prova a destabilizzare l’ordine interno del treno tramite incendi e un attentato mortale a Layton, poi fallito, convinto che a guidare lo Snowpiercer debba essere Ruth, insieme a lui.
Al di là delle motivazioni, condivisibili o meno, l’azione ci potrebbe anche stare vista l’indole subdola del personaggio, ma a non convincere per niente è l’ennesima rivolta interna. Una guerra onnipresente in cui cambiano personaggi e fazioni, ma il succo è sempre lo stesso: a quanto pare gli sceneggiatori sono a corto di idee.
Unica nota lieta è la nascita di Liana, figlia di Andrè e Zarah, una neonata speciale visto il “trattamento anti-freddo” ricevuto, per una gravidanza che ormai si trascinava da diversi episodi.
Il ritmo narrativo è estremamente lento e la visione della puntata è alquanto faticosa a causa di una narrazione non solo fiacca ma prevedibile, contraddistinta da eventi poco interessanti.
Snowpiercer al momento è in stato di agonia, anche se le potenzialità per uscire da tale situazione non mancano: spostare la serie all’esterno, nel fantomatico New Eden, sarebbe uno stravolgimento importante rispetto all’opera cartacea e al film di Bong Joon-ho ma, visto lo stato attuale dello show, forse è l’unica situazione possibile. Sempre che tale luogo esista, sia abitabile e Wilford non torni al potere. Non proprio una passeggiata di salute insomma.
CARISMA CERCASI
Se si escludono gli evidenti problemi narrativi, l’altra grande difficoltà di questo prodotto televisivo è la mancanza di personaggi carismatici con cui gli spettatori si possano immedesimare, parteggiare per loro o anche odiarli, venendo coinvolti un minimo a livello emotivo.
Con l‘assenza di Melanie e quella temporanea di Wilford, la serie è drammaticamente priva di protagonisti degni di nota, visto che non basta il solo Layton a reggere l’intera storia, mentre i personaggi secondari risultano ancora poco caratterizzati e sfruttati.
Infatti i vari Ben, Alex, Till, Javi, Zarah, Josie sono usati con il contagocce e raramente approfonditi a livello psicologico, risultando spesso bidimensionali e di scarso impatto per l’economia generale dello show, praticamente delle comparse invece che dei validi comprimari.
In tal senso, fa ben sperare il ritorno in scena e alla sanità mentale di Audrey, personaggio sempre molto intrigante e di cui lo show ha estremamente bisogno, vista la penuria di character interessanti.
A meno che non si decida di rimettere in gioco Melanie: la sensazione è che il duo Layton – Wilford non possa essere l’unico fulcro della narrazione visti i risultati deludenti, motivo per cui l’unica vera salvezza della serie potrebbe essere il New Eden. Non ci resta che aspettare.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Un episodio pessimo e fortemente deludente per Snowpiercer che continua a galleggiare a stento, in attesa di una svolta narrativa necessaria come l’acqua a ferragosto. I problemi riguardanti la sceneggiatura e la caratterizzazione dei personaggi sono evidenti, non resta che sperare nell’agognato New Eden. Nel frattempo la valutazione è insufficiente, con l’augurio che la seconda metà di stagione segni un reale cambio di passo per lo show.
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Venera due antiche divinità: Sergio Leone e Gian Maria Volontè.
Lostiano intransigente, zerocalcariano, il suo spirito guida è un mix tra Alessandro Barbero e Franco Battiato.