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“Stardust City Rag” rappresenta la svolta narrativa che lo spettatore attendeva ormai da un mese. Il lungo prologo (ma potremmo anche dire il lungo pilot durato quattro episodi) dedicato alla presentazione dei diversi personaggi e alla delineazione dello scacchiere geopolitico può finalmente dirsi concluso, perché l’incontro con Bruce Maddox mette in moto la trama vera e propria, dando ai nostri eroi l’informazione di cui hanno bisogno sulla posizione di Soji. Ma la puntata non si esaurisce in questo pur importante snodo diegetico e scava nel passato di una vecchia conoscenza e di una nuova aggiunta, dimostrando che la serie, pur chiamandosi Star Trek: Picard, non dimentica i comprimari e non vuole essere un one man show. Inoltre, altro dettaglio non meno degno di nota, con l’escursione a Freecloud si ritorna all’essenza primigenia e autentica di Star Trek, quella incentrata sull’esplorazione di altri mondi, sulle missioni a volte picaresche e rocambolesche, risolte per il rotto della cuffia. La presenza di due figure già note della mitologia trekkiana, Bruce Maddox e l’ex-drone Borg Icheb, e il fatto che la regia dell’episodio sia ancora una volta assegnata a Jonathan Frakes, l’indimenticato William T. Riker di The Next Generation, completano il cerchio della nostalgia.
Ancora una volta si parte con un flashback, che questa volta sfoggia livelli di sangue e di violenza visiva decisamente inusuali nel franchise, ma in linea con le atmosfere più cupe e disinibite inaugurate già da Discovery. Inoltre, si tratta di una violenza funzionale a sottolineare la crudeltà di quanti vedono negli ex-Borg delle semplici cavie da laboratorio o, peggio ancora, dei fornitori di componenti cibernetiche, senza il minimo rispetto per la persona; nonché a giustificare il cinismo, la disillusione e la sete di vendetta di Sette di Nove, che si può considerare senza dubbio la vera star della puntata. La sua uscita di scena nel finale lascia l’amore in bocca, perché sarebbe stato bello averla come membro fisso nella ciurma della Sirena e vederla interagire di più con Picard, ma è palese che gli autori abbiano lasciata aperta una porta per il suo ritorno: resta da scoprire se avverrà entro la prima stagione o nella prossima, già confermata.
Anche gli altri comprimari hanno la loro occasione per risplendere, come si è già accennato, a eccezione di Elnor che continua a essere una figura evanescente e anonima, per il momento inutile. Rios è invece protagonista in prima persona del piano (che sa tanto di heist movie) per scambiare Sette di Nove con Bruce Maddox, regalando qualche sorriso; ma non è nulla in confronto allo spassosa interpretazione da criminale volutamente enfatica e teatrale che ci regala Patrick Stewart, confermando ancora una volta, come se ce ne fosse bisogno e nonostante il poco spazio a sua disposizione a questo giro, di essere un grande e poliedrico attore.
Ancora una volta si parte con un flashback, che questa volta sfoggia livelli di sangue e di violenza visiva decisamente inusuali nel franchise, ma in linea con le atmosfere più cupe e disinibite inaugurate già da Discovery. Inoltre, si tratta di una violenza funzionale a sottolineare la crudeltà di quanti vedono negli ex-Borg delle semplici cavie da laboratorio o, peggio ancora, dei fornitori di componenti cibernetiche, senza il minimo rispetto per la persona; nonché a giustificare il cinismo, la disillusione e la sete di vendetta di Sette di Nove, che si può considerare senza dubbio la vera star della puntata. La sua uscita di scena nel finale lascia l’amore in bocca, perché sarebbe stato bello averla come membro fisso nella ciurma della Sirena e vederla interagire di più con Picard, ma è palese che gli autori abbiano lasciata aperta una porta per il suo ritorno: resta da scoprire se avverrà entro la prima stagione o nella prossima, già confermata.
Anche gli altri comprimari hanno la loro occasione per risplendere, come si è già accennato, a eccezione di Elnor che continua a essere una figura evanescente e anonima, per il momento inutile. Rios è invece protagonista in prima persona del piano (che sa tanto di heist movie) per scambiare Sette di Nove con Bruce Maddox, regalando qualche sorriso; ma non è nulla in confronto allo spassosa interpretazione da criminale volutamente enfatica e teatrale che ci regala Patrick Stewart, confermando ancora una volta, come se ce ne fosse bisogno e nonostante il poco spazio a sua disposizione a questo giro, di essere un grande e poliedrico attore.
A Raffi, invece, è dedicato un altro dei momenti più drammatici dell’episodio: l’incontro col figlio che non vede da anni e che, a quanto pare, non è troppo contento di rivedere una madre con anni di problemi e dipendenze alle spalle. La maternità perduta accomuna così l’ex-tenente colonnello all’ex-Borg, perché anche Iched per Sette di Nove era una sorta di figlio; con la differenza che per Raffi c’è ancora uno spiraglio di speranza, una possibilità, alla fine del viaggio, di riappacificarsi col figlio. O magari questo spunto resterà “appeso” nella narrazione futura, chi lo sa. Chi vivrà vedrà.
Ma il vero colpo di scena riguarda la dottoressa Agnes Jurati, il personaggio che finora era apparso più “puro” e che invece si rivela quanto meno una doppiogiochista, uccidendo Bruce Maddox non appena ha la possibilità di rimanere da sola con lui. Resta da scoprire se siamo di fronte a un’agente della Federazione o del Tal Shiar, a un personaggio negativo o, come è più probabile, a una di quelle figure “grigie” che commettono determinati atti pensando di agire per un bene superiore e magari riescono anche a riscattarsi più avanti. Quel che è certo è che in Star Trek: Picard persino il personaggio apparentemente più bianco può di colpo scurirsi.
Ma il vero colpo di scena riguarda la dottoressa Agnes Jurati, il personaggio che finora era apparso più “puro” e che invece si rivela quanto meno una doppiogiochista, uccidendo Bruce Maddox non appena ha la possibilità di rimanere da sola con lui. Resta da scoprire se siamo di fronte a un’agente della Federazione o del Tal Shiar, a un personaggio negativo o, come è più probabile, a una di quelle figure “grigie” che commettono determinati atti pensando di agire per un bene superiore e magari riescono anche a riscattarsi più avanti. Quel che è certo è che in Star Trek: Picard persino il personaggio apparentemente più bianco può di colpo scurirsi.
Va segnalata infine la mancanza assoluta di scene ambientate sul cubo Borg. Questa scelta narrativa conferisce maggiore unità e linearità all’episodio, ma soprattutto risparmia allo spettatore i melensi intrallazzi di Soji e Narek. Peccato che l’androide sia centrale nella narrazione, quindi probabilmente già nella prossima puntata i due torneranno a minacciarci di diabete.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Finalmente Star Trek: Picard entra nel vivo della narrazione e concede più spazio ai comprimari che gravitano intorno al leggendario Jean-Luc. Non resta che sperare che il resto della stagione continui a viaggiare su questi ritmi.
Absolute Candor 1×04 | ND milioni – ND rating |
Stardust City Rag | ND milioni – ND rating |
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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.
William T. Riker. Non Wiliam Tiker. Per favore… correggete 🙂
Si è trattato di un banalissimo errore di battitura, ma grazie di averlo fatto notare. Provvedo a correggere subito.