Difficile finora dare un giudizio complessivo su The Acolyte. Tre episodi usciti finora su otto complessivi in cui il parere è riuscito a oscillare tra la figata, la ventata d’aria fresca, fino al totale cringe derivato da alcune scene, o alcune decisioni ripetute e perpetuate che continuano a far storcere la testa agli spettatori. Come all’interno della redazione di Recenserie si è inasprito il dibattito riguardo alla doppia première di settimana scorsa, continua la dualità di opinioni, un continuo equilibrio tra parere negativo e positivo, in una specie di allegoria della Forza.
Pur avendo diversi elementi positivi, soprattutto arricchimenti alla lore “starwarsiana” riguardo alla Forza, parallelismi con Anakin Skywalker, punti di vista interessanti sui Jedi e qualche elemento rivelatorio circa il mistero della serie, “Destiny” risulta quasi un episodio fuori fuoco. A partire dalla sua collocazione nello show, passando per un montaggio fin troppo ingenuo, per arrivare ad alcune scene fin troppo fuori contesto per Star Wars.
SEDICI ANNI PRIMA
“Destiny” è praticamente un intero episodio flashback, volto a spiegare il movente dietro le sanguinose azioni di Mae descritte nei primi due episodi. O forse solo un punto di vista. In Star Wars la grammatica del “punto di vista” è una costante sin dalle famose parole di Ben Kenobi, tuttavia ciò che tinge di negativo il tutto non è questo, bensì proprio la collocazione di “Destiny” come terzo episodio. La scelta forse si spiega nel voler dare un respiro più ampio tra questo e un probabile altro episodio flashback dal punto di vista di Mae, ma comunque si porta dietro diversi interrogativi.
L’escamotage dei punti di vista è stato già ampiamente usato da Rian Johnson ne Gli Ultimi Jedi. Però una cosa sono due scene nell’economia di un film, un’altra sarebbero due probabili episodi, così come anche un episodio intero con qualche scena nei prossimi. Si dà un rallentamento brusco alla narrazione che non giova assolutamente al ritmo generale. Per non parlare del cliffhanger volto a presentare e anticipare Kelnacca nel finale di “Revenge / Justice” che adesso sembra non avere il minimo senso.
Madre Aniseya: “Some would consider out power dark. Unnatural.”
LE STREGHE DI BRENDOK
Di buono c’è che dopo Ahsoka, stanno piano piano arrivando le streghe nel live action di Star Wars, dopo essere state spesso protagoniste delle varie serie animate del franchise. In particolare si fa riferimento a un certo ordine di streghe che prospera sul pianeta Brendok. Un pianeta rappresentato con un certo respiro cinematografico, partendo dalla scelta di girare in location e non con l’uso del Volume, dando la possibilità di regalare ottimi campi lunghissimi che impreziosiscono la confezione dello show.
Di meno buono c’è che le streghe di Brendok sembrano più uscite da Star Trek che da Star Wars. Certo, l’universo di Lucas è un qualcosa in costante evoluzione, arricchito di elementi e sfumature prodotto dopo prodotto sin dal 1977. Tuttavia è innegabile che costumi, musiche e soprattutto la scena del canto durante il rito di iniziazione delle piccola Mae e Osha, sembrano prese da un episodio di Star Trek: Discovery o Strange New Worlds, piuttosto che qualcosa ambientato nella galassia lontana lontana.
RECLUTAMENTO JEDI
Mae e Osha sono due gemelle figlie di Madre Aniseya, la leader della setta di Brendok, e di nessun padre. Un concepimento che non può non richiamare ai fan quello di Anakin, che con le due gemelle condivide anche la scena del test di valutazione per il reclutamento nell’ordine Jedi. Jedi che non ne escono proprio bene da quest’episodio, seppur colei che ne esce peggio sia senza dubbio Mae, decisa ad uccidere la sorella gemella per aver spontaneamente scelto di voler seguire un’altra strada nella vita.
Sicuramente ci sono sfumature e passaggi traviati e che troveranno giustificazione per le azioni terribili di cui si macchierà Mae, ma comunque il reclutamento di stampo “coloniale” dei Jedi è un aspetto da apprezzare per il coraggio nell’averlo portato in scena. Il problema è piuttosto il fatto che ancora una volta Sol sembri l’unico a ricevere un minimo di dignità in scena. Addirittura Kelnacca e Torbin risultano direttamente assenti nel finale, sperando sia a causa di un qualcosa di non mostrato ancora piuttosto che di una banale dimenticanza.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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The Acolyte è ancora una serie bipolare. Capace di stupire e sorprendere, ma anche capace di far cadere le braccia allo spettatore dallo sconforto. Bisognerà attendere per quando le decisioni di Leslye Headland riusciranno a determinare il successo o meno di questo particolare esperimento in Star Wars.
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Giovane musicista e cineasta famoso tra le pareti di casa sua. Si sta addestrando nell'uso della Forza, ma in realtà gli basterebbe spostare un vaso come Massimo Troisi. Se volete farlo contento regalategli dei Lego, se volete farlo arrabbiare toccategli Sergio Leone. Inizia a recensire per dare sfogo alla sua valvola di critico, anche se nessuno glielo aveva chiesto.