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The Last Days Of Ptolemy Grey 1×03 – SensiaTEMPO DI LETTURA 4 min

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Come si diceva in una precedente recensione, una miniserie in sei episodi può essere divisa dedicando i primi due alla presentazione di personaggi e ambienti, i due centrali allo svolgimento della trama e gli ultimi due alla conclusione della storia.
Effettivamente, la puntata in oggetto mette in chiaro molti elementi importanti. Non ultimo, la verità sulla cura a cui Ptolemy, nel presente, si sta sottoponendo e sui rischi serissimi che essa comporta (decadenza cognitiva peggio di prima, una volta scaduto l’effetto dei medicinali).
Se la sequenza non giungesse dopo il prologo, ambientato nel Mississippi di molti decenni fa, avrebbe quasi il sapore di un patto faustiano per arricchirsi, anzi, potrebbe sempre diventarlo. Non a caso il dottore viene definito Mr. Satan.

COYDOG


L’uomo a cui Ptolemy Gray sente di dovere tutto è una presenza decisamente ingombrante, come il Bronco Henry del film Il Potere del Cane.
Viene spiegato cos’è il suo tesoro nascosto: è un vero ricco bottino costituito dal denaro accumulato dal padrone bianco schiavista in generazioni di sfruttamento dei servi neri.
Ecco dunque rivelato il reale centro d’interesse dello show: parlare della storia e delle condizioni di vita della comunità afroamericana. Per chi ha la pelle nera negli Stati Uniti, sembra dire la morale della favola, tutto è ed è sempre stato un po’ (o molto) più difficile. Dalla vita nelle piantagioni dei secoli scorsi al ritrovarsi, al giorno d’oggi, anziani, malati e fragili.
In questo senso, la scelta di Samuel L. Jackson come protagonista è azzeccatissima. Con la sua voce e la sua interpretazione sa dare veramente il senso della storia di tutto un popolo. Questo fa perdonare certe piccole incongruenze di cui si parlerà fra poco.
Merita una citazione anche il parlato a ritmo di rap del ragazzo da cui Robyn è fuggita a gambe levate.

MEMORIA STORICA


Nel progetto di portare alla luce storia e tradizioni degli afroamericani rientrano certamente anche le storie che Pitypapa (così lo chiamano i ragazzi) racconta ai più giovani, riguardanti la sua vita vissuta. Alcuni di loro accolgono questi racconti con grande piacere, anzi glieli chiedono, perché le loro famiglie provengono dagli stessi luoghi della famiglia Grey.
Per fortuna, il mescolare questi momenti più intimi e calorosi con l’indagine sulla morte di Reggie impedisce al tutto di diventare troppo zuccheroso ed edificante. Al risultato contribuisce, inoltre, il contenuto dei racconti stessi.
L’insegnamento principale che sembra emergere è: negli Stati Uniti, un nero deve sempre guardarsi le spalle, essere sempre pronto a scappare e a difendersi. Nessuno lo aiuterà nei suoi guai, anzi nelle contese coi bianchi avrà sempre la peggio, per cui dovrà sempre cercare di essere il più sveglio e preparato possibile.

SENSIA, FINALMENTE


In verità, la maggior parte dell’episodio lascia lo spettatore a domandarsi dove sia la titolare. Lei però arriva nella parte finale, protagonista dei ricordi di Ptolemy datati 1976.
Ora, se lui è nato nel 1927, come fa fede il modulo firmato davanti al medico, nel 1976 dovrebbe avere 49 anni. Per l’amore non c’è età, ma, stando al trucco, sembra molto più giovane.
Per fortuna, si può sorvolare considerando quest’uomo simbolo di tutto un popolo, come si diceva sopra e soprattutto godendosi la coraggiosa determinazione di Sensia. Proprio il ricordo di come lei riuscì ad eliminare Ezra, il suo molestatore, sblocca nel protagonista il ricordo del punto dove è sepolto il tesoro.
Resta da vedere se il bottino, una volta recuperato, sarà davvero usato a beneficio di tutta la comunità afroamericana. Non si tratta solo di umana avidità sempre in agguato, ma anche del bisogno di vendicare Reggie.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Prologo nel Mississippi
  • Samuel L. Jackson
  • La determinazione di Sensia
  • Il trucco di Ptolemy 1976 non è adatto a un quasi cinquantenne
  • Il protagonista assurge a simbolo di tutto un popolo, ma questo causa incongruenze nella trama

 

Ben guidato da un mastodontico Samuel L. Jackson, il prodotto prova a volare un po’ più in alto rispetto alla semplice storia di gente che s’ammazza e s’innamora. Vuole parlare di tutto un popolo e della sua storia. Questo aggiunge all’attesa di vedere l’attore protagonista scatenarsi finalmente, come ha fatto nei film di Quentin Tarantino, la curiosità di sapere quali eventi politici e sociali avranno luogo ad Atlanta nel 1976 (forse era semplicemente il bicentenario della nascita degli Stati Uniti).
Ci sono certamente delle incongruenze e delle imperfezioni, ma il risultato complessivo è buono e godibile.

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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).

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