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In principio fu il record di E.R., adesso, raggiunto tale obiettivo con l’episodio “We Didn’t Start The Fire”, Grey’s Anatomy decide di continuare la sua storia ad oltranza, con un doppio rinnovo ufficializzato poche settimane fa che pone prepotentemente Meredith & Co. ancora a lungo come protagonisti indiscussi del palinsesto della ABC.
Una storia lunga quasi tre lustri che nel corso della sua trasmissione ha visto susseguirsi inimmaginabili eventi, innumerevoli sciagure ed un numero spropositato di personaggi. Tra tutti questi characters arrivati o andati (alcuni in tutti i sensi), solo in quattro sono rimasti stoicamente ancora in piedi, passati ormai alla storia come gli Originals di Grey’s Anatomy.
Il season finale di questa quindicesima stagione, sottolinea ancora una volta l’importanza di questi personaggi, con Meredith, Alex e Webber al centro di quello che si può definire il cliffhanger più interessante tra le storyline lasciate in sospeso. Eppure, non si sta parlando di una storia originale ed emotivamente coinvolgente, anzi, per dirla tutta la matassa presentata può rievocare eventi simili già avvenuti per i corridoi di quell’ospedale nel corso del tempo. Tuttavia, dato il monotono proseguire di tutte le altre trame, è questa quella che si pone maggiormente al centro della scena. Collegati a doppio filo dall’ennesimo colpo di testa attuato da Meredith, la stessa Grey insieme a Richard ed Alex chiudono la stagione in uno stato precario che questa volta, a differenza di tante altre, non riguarda la “semplice” incertezza sul vivere o morire.
Come già avvenuto sul finire della settima stagione, quando la manomissione del test sull’Alzheimer le era quasi costato l’affido della piccola Zola, in quest’occasione Meredith si ritrova nuovamente nei guai con ripercussioni che potrebbero andare ben oltre i semplici problemi lavorativi. Ed è proprio qui, nei confronti di ciò che potrebbe succedere rispetto a ciò che è già successo, che si aprono i risvolti per l’intera storia: dopo 15 stagioni e tutte le possibili sciagure capitatele, quella di percorrere una strada da un punto di vista di problemi giudiziari potrebbe essere una piccola svolta narrativamente interessante da seguire. In più, tutto l’insieme con Andrew e la strada più complessa che questa storyline sta facendo prendere alla loro relazione potrebbe essere una svolta decisamente più corposa rispetto alla vena adolescenziale che i due si sono portati dietro finora.
Oltre Meredith, le ripercussioni di quest’ultima puntata saranno da valutare anche per altri due personaggi. Il licenziamento dei tre medici di sicuro non impensierisce minimamente (troppe volte si è assistito a situazioni simili) e mentre Webber dovrebbe essere più “preoccupato” dal dover fare i conti con la moglie, risulta essere Alex quello che andrebbe maggiormente preso in considerazione. Oltre a questi problemi lavorativi, infatti, la situazione in cui riversa Karev assume uno spessore maggiore quando si guarda al lato personale: seppur la depressione è sicuramente il minore dei mali capitato alle donne della sua vita nel corso degli anni, vedere sua moglie entrare nel reparto psichiatrico è un bel colpo sia per il personaggio, sia per tutti quei fan che sono bene a conoscenza del suo background.
Tutti questi elementi preparati per i tre personaggi in questione, dunque, potrebbero dar vita a trame di spessore quando lo show tornerà a settembre. Tuttavia il “ma” che aleggia sulla storia è bello grosso: Grey’s Anatomy ha già mostrato di essere capace di creare cliffhanger ben predisposti per poi risolvere il tutto la stagione successiva in poche ed affrettate mosse. Solo dall’esito che queste storie porteranno in scena si potrà dunque definire la caratura reale dell’intera trama.
Ad inizio recensione si sottolineava come quanto avvenuto a 3/4 degli Originals fosse la parte più interessante di questo season finale; questo perché il resto dei personaggi si è reso protagonista di eventi ripetitivi, a basso livello emozionale e in alcuni casi anche al limite del patetico. Tolta Jo, la cui svolta è in linea con i problemi affrontati di recente e almeno sembra portare da qualche parte, sul resto si potrebbe anche stendere un velo pietoso.
Del tutto nonsense è la quasi fastidiosa gita tra i boschi di Maggie e Jackson con annessa sparizione di quest’ultimo che di sicuro non lascia con il fiato sospeso. La parte dedicata ad Amelia può anche essere considerata accettabile dopo aver seguito il percorso della Shepherd in questa stagione, ma i continui tira e molla avvicendatisi nel corso degli anni non riescono a dare a questa scelta il giusto peso. Da questo punto di vista, poi, una parentesi va aperta in favore di quei poveri uomini presi e lasciati senza ritegno: Chris Carmack e Greg Germann, interpreti rispettivamente di Link e Tom, sono stati entrambi promossi a regular per la prossima stagione, il che fa dedurre che la loro storia è destinata a continuare. Tuttavia, soprattutto per quanto riguarda il personaggio di Tom Koracick non può che dispiacere averlo visto come mero mezzo per dar vita alla farsa più grande degli ultimi anni di Grey’s Anatomy.
Il finale da Mulino Bianco riservato alla coppia Teddy-Owen è infatti quanto di più mesto ci potesse essere. Una conclusione che riporta indietro il personaggio di Teddy a livello personale e, allo stesso tempo, prova a dare una falsa ed ennesima definizione ad Owen, un personaggio che negli ultimi anni una sensata definizione non l’ha proprio mai avuta.
In conclusione, questo quindicesimo season finale termina sulla falsariga degli ultimi episodi, continuando le poche e non esattamente entusiasmanti storyline portate in scena finora e lasciando aperto il giudizio finale fino al concludersi di tali trame il prossimo settembre, quando Grey’s Anatomy sarà ancora una volta lì, nel palinsesto della ABC.
Una storia lunga quasi tre lustri che nel corso della sua trasmissione ha visto susseguirsi inimmaginabili eventi, innumerevoli sciagure ed un numero spropositato di personaggi. Tra tutti questi characters arrivati o andati (alcuni in tutti i sensi), solo in quattro sono rimasti stoicamente ancora in piedi, passati ormai alla storia come gli Originals di Grey’s Anatomy.
Il season finale di questa quindicesima stagione, sottolinea ancora una volta l’importanza di questi personaggi, con Meredith, Alex e Webber al centro di quello che si può definire il cliffhanger più interessante tra le storyline lasciate in sospeso. Eppure, non si sta parlando di una storia originale ed emotivamente coinvolgente, anzi, per dirla tutta la matassa presentata può rievocare eventi simili già avvenuti per i corridoi di quell’ospedale nel corso del tempo. Tuttavia, dato il monotono proseguire di tutte le altre trame, è questa quella che si pone maggiormente al centro della scena. Collegati a doppio filo dall’ennesimo colpo di testa attuato da Meredith, la stessa Grey insieme a Richard ed Alex chiudono la stagione in uno stato precario che questa volta, a differenza di tante altre, non riguarda la “semplice” incertezza sul vivere o morire.
Come già avvenuto sul finire della settima stagione, quando la manomissione del test sull’Alzheimer le era quasi costato l’affido della piccola Zola, in quest’occasione Meredith si ritrova nuovamente nei guai con ripercussioni che potrebbero andare ben oltre i semplici problemi lavorativi. Ed è proprio qui, nei confronti di ciò che potrebbe succedere rispetto a ciò che è già successo, che si aprono i risvolti per l’intera storia: dopo 15 stagioni e tutte le possibili sciagure capitatele, quella di percorrere una strada da un punto di vista di problemi giudiziari potrebbe essere una piccola svolta narrativamente interessante da seguire. In più, tutto l’insieme con Andrew e la strada più complessa che questa storyline sta facendo prendere alla loro relazione potrebbe essere una svolta decisamente più corposa rispetto alla vena adolescenziale che i due si sono portati dietro finora.
Oltre Meredith, le ripercussioni di quest’ultima puntata saranno da valutare anche per altri due personaggi. Il licenziamento dei tre medici di sicuro non impensierisce minimamente (troppe volte si è assistito a situazioni simili) e mentre Webber dovrebbe essere più “preoccupato” dal dover fare i conti con la moglie, risulta essere Alex quello che andrebbe maggiormente preso in considerazione. Oltre a questi problemi lavorativi, infatti, la situazione in cui riversa Karev assume uno spessore maggiore quando si guarda al lato personale: seppur la depressione è sicuramente il minore dei mali capitato alle donne della sua vita nel corso degli anni, vedere sua moglie entrare nel reparto psichiatrico è un bel colpo sia per il personaggio, sia per tutti quei fan che sono bene a conoscenza del suo background.
Tutti questi elementi preparati per i tre personaggi in questione, dunque, potrebbero dar vita a trame di spessore quando lo show tornerà a settembre. Tuttavia il “ma” che aleggia sulla storia è bello grosso: Grey’s Anatomy ha già mostrato di essere capace di creare cliffhanger ben predisposti per poi risolvere il tutto la stagione successiva in poche ed affrettate mosse. Solo dall’esito che queste storie porteranno in scena si potrà dunque definire la caratura reale dell’intera trama.
Ad inizio recensione si sottolineava come quanto avvenuto a 3/4 degli Originals fosse la parte più interessante di questo season finale; questo perché il resto dei personaggi si è reso protagonista di eventi ripetitivi, a basso livello emozionale e in alcuni casi anche al limite del patetico. Tolta Jo, la cui svolta è in linea con i problemi affrontati di recente e almeno sembra portare da qualche parte, sul resto si potrebbe anche stendere un velo pietoso.
Del tutto nonsense è la quasi fastidiosa gita tra i boschi di Maggie e Jackson con annessa sparizione di quest’ultimo che di sicuro non lascia con il fiato sospeso. La parte dedicata ad Amelia può anche essere considerata accettabile dopo aver seguito il percorso della Shepherd in questa stagione, ma i continui tira e molla avvicendatisi nel corso degli anni non riescono a dare a questa scelta il giusto peso. Da questo punto di vista, poi, una parentesi va aperta in favore di quei poveri uomini presi e lasciati senza ritegno: Chris Carmack e Greg Germann, interpreti rispettivamente di Link e Tom, sono stati entrambi promossi a regular per la prossima stagione, il che fa dedurre che la loro storia è destinata a continuare. Tuttavia, soprattutto per quanto riguarda il personaggio di Tom Koracick non può che dispiacere averlo visto come mero mezzo per dar vita alla farsa più grande degli ultimi anni di Grey’s Anatomy.
Il finale da Mulino Bianco riservato alla coppia Teddy-Owen è infatti quanto di più mesto ci potesse essere. Una conclusione che riporta indietro il personaggio di Teddy a livello personale e, allo stesso tempo, prova a dare una falsa ed ennesima definizione ad Owen, un personaggio che negli ultimi anni una sensata definizione non l’ha proprio mai avuta.
In conclusione, questo quindicesimo season finale termina sulla falsariga degli ultimi episodi, continuando le poche e non esattamente entusiasmanti storyline portate in scena finora e lasciando aperto il giudizio finale fino al concludersi di tali trame il prossimo settembre, quando Grey’s Anatomy sarà ancora una volta lì, nel palinsesto della ABC.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Dopo una stagione che ha provato a rialzare il livello dopo gli ultimi desolanti anni, il season finale non regala forti emozioni, sottolineato anche dagli ascolti che per la prima volta scendono sotto i 6 milioni. Ma niente panico, c’è sempre tempo per rimediare, dopotutto abbiamo ancora una vita intera da passare con Grey’s Anatomy.
Drawn To The Blood 15×24 | 6.37 milioni – 1.4 rating |
Jump Into The Fog 15×25 | 5.99 milioni – 1.3 rating |
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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.