Din che chiama Grogu per nome. Grogu si gira e Din sorride sotto l’elmo.
Dopo ben quattordici capitoli Jon Favreau decide di ritagliare un teaser per mostrare quanto The Mandalorian sia entrato nei cuori dei fan in così poco: due personaggi, già iconici, che hanno ormai instaurato un rapporto padre-figlio legame solido e visibile; quel famoso attaccamento di cui Ahsoka parlava in “The Jedi“. Ma se il “Chapter 13” poteva sembrare un apice raggiunto dallo show e forse mai più replicato, con “The Tragedy” bisogna smentire tutto in attesa di ciò che si annuncia essere un rush finale epico. Per chi non lo avesse ancora capito, Favreau e Filoni fanno veramente sul serio.
Nuovo capitolo, nuovo pianeta (inevitabile il continuo cambio di location per un cacciatore di taglie) con il sesto mondo diverso in sei episodi di questa seconda stagione. Questa volta Mando riesce a raggiungere Tython, la nuova quest, abbastanza in fretta, e questo dovrebbe essere già un segnale d’allarme. Il pianeta Tython ricorda particolarmente la Terra, così come il Tempio Jedi assomiglia per certi versi al rifugio di Luke Skywalker in “The Last Jedi”. Dopo un simpatico volo i protagonisti sono già sulla pietra veggente, dove Grogu, espandendosi, manifesterà tutta la sua connessione con l’universo: la Forza. La scena è visivamente d’impatto e rappresenta un climax raggiunto però troppo presto, lasciando presagire allo spettatore, dato il titolo, che qualcosa andrà storto.
L’avvistamento della Slave I nei cieli di Tython è paragonabile, per importanza, a quello del Millennium Falcon in “The Force Awakens”. La navicella di Boba Fett rappresenta un valore aggiunto incorporato nello show che adesso andrà ad impreziosirsi, data la distruzione della Razor Crest, di un veicolo storico della saga. Inoltre quest’episodio segna anche il piacevole ritorno di Ming-Na Wen e della sua Fennec Shand, dando un’ulteriore conferma alle teorie dei fan riguardo l’apparizione di Boba Fett già nella prima stagione sul finale di “The Gunslinger“.
“I’m a simple man making his way through the galaxy.”
Il cacciatore di taglie Boba Fett, presentandosi con le parole del padre Jango, entra a gamba tesa nella trama verticale di questa seconda stagione dopo il piccolo assaggio avuto in “The Marshal“. Temuera Morrison è alla sua seconda interpretazione nella saga, dopo Jango Fett, ed infatti l’attore neozelandese dimostra, nonostante l’età, dimestichezza nei panni del figlio/clone del personaggio che interpretò ai tempi della trilogia prequel. Il team-up formato da Din Djarin, Boba Fett e Melinda May Fennec Shand funziona clamorosamente, esaltando lo spettatore al ritmo degli Stormtrooper abbattuti, e l’episodio sale ulteriormente di livello quando Boba indossa nuovamente la sua iconica armatura. Infatti per la prima volta si può ammirare all’opera il cacciatore di taglie più famoso dell’universo di Star Wars dopo le risicate e mal sfruttate apparizioni nei film.
La regia, affidata stavolta a Robert Rodriguez (“Dal Tramonto All’Alba”, “Sin City”), risulta molto attenta alla direzione dei personaggi e, soprattutto, alle scene d’azione, ben intervallate con le inquadrature di Grogu, volte ad accrescere la suspense di un epilogo sempre più chiaro man mano che scorre il tempo. In più la breve durata di 34 minuti (il secondo episodio più corto in assoluto) non danneggia la puntata ma, anzi, finisce per esaltarne il montaggio ed il ritmo serrato, fino al momento clou del rapimento di Grogu.
Peccato per i Dark Trooper, annunciati sul finire di “The Siege“, che ancora non trovano uno spazio adeguato ma vengono dispiegati in massa per una missione molto più che abbordabile contro un avversario esausto ed inerme. Probabilmente riceveranno un maggiore minutaggio nei prossimi episodi, visto che ormai la strada di Mando e, soprattutto, Grogu ha incrociato irrimediabilmente quella dell’Impero. Proprio le scene all’interno dell’incrociatore imperiale sono un assaggio delle prossime puntate, con il bambino intento a tenere alla larga gli Stormtrooper e che vede per la prima volta la darksaber, prima di venire immobilizzato tra le grinfie del Moff Gideon. Giancarlo Esposito ha fatto un lavoro strepitoso, riuscendo a costruire un villain ben caratterizzato nonostante uno screen time ridotto, in questa seconda stagione, a piccole apparizioni sotto forma di ologrammi. Ancora non sono note le sue intenzioni ed i motivi dietro gli esperimenti su Grogu, ma tutto ciò sembra ben incastrarsi tra l’Impero ed il Primo Ordine, in attesa di un finale da fuochi d’artificio.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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The Mandalorian regala un altro grandissimo episodio e risulta ormai lanciatissimo verso un finale imprevedibile. Da una parte il Moff Gideon con i suoi Dark Trooper, dall’altra l’equipaggio della Slave I, in attesa di qualche rinforzo.
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Giovane musicista e cineasta famoso tra le pareti di casa sua. Si sta addestrando nell'uso della Forza, ma in realtà gli basterebbe spostare un vaso come Massimo Troisi. Se volete farlo contento regalategli dei Lego, se volete farlo arrabbiare toccategli Sergio Leone. Inizia a recensire per dare sfogo alla sua valvola di critico, anche se nessuno glielo aveva chiesto.