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Terminata quella che a tutti gli effetti è possibile definire parte introduttiva, nel corso della quale gli autori hanno saputo conferire ad una già intrigante base letteraria il fascino visivo tipico del sci-fi televisivo contemporaneo, ci troviamo finalmente al primo vero punto di svolta della stagione. Sebbene risultasse chiaro fin dai primi minuti del pilot, con “Force Of Evil” la serie consolida ulteriormente l’idea (vincente) alla base del prodotto: irretire lo spettatore servendosi del connubio vincente – seppur non innovativo – crime story/sci-fi, il tutto impreziosito dall’onnipresente atmosfera cyberpunk che non può far altro che alzare l’asticella in termini di spettacolarità visiva.
Per ovviare alla complessità di fondo già menzionata nella precedente recensione, gli autori decidono così di trasformare l’ennesimo eccesso di violenza (l’interrogatorio ai danni del povero Kovacs) in un’occasione per esplorare parte del passato del protagonista, ricorrendo all’utilizzo del più classico degli espedienti narrativi: il flashback. Apprendiamo qualcosa di più in merito all’addestramento degli Spedi, forgiati dal fuoco di mille battaglie (grazie Xena) e istruiti dalla leggendaria Quellcrist Falconer allo scopo di resistere a qualsiasi tipo di tortura in grado di spezzare la volontà di un uomo nel corso di un feroce interrogatorio; ma scopriamo anche che dietro a questa figura quasi mitologica si nasconde in realtà una donna, fatta di emozioni – seppure represse allo scopo di consolidare la propria leadership – e pulsioni del tutto umane, ravvisabili nel complesso rapporto instaurato con Takeshi, a prima vista uno strano connubio tra velata dolcezza e totale insensibilità. Connubio che senza dubbio trova terreno fertile in un’opera come Altered Carbon, incentrata sulle derive etiche e morali scaturite dall’impossibilità di morire e quindi sul totale anti-esistenzialismo che ne deriva.
L’interrogatorio, nucleo centrale dell’intero episodio, ci offre così, oltre all’opportunità di scavare nel passato e nella psiche di Kovacs, uno dei momenti più gore della serie, condotti tra le altre cose da uno degli attori presenti in Dirk Gently’s Holistic Detective Agency (Michael Eklund) e che purtroppo, almeno per coloro che hanno seguito la serie, porterà in più di un’occasione a trovare delle somiglianze piuttosto fastidiose, quali ad esempio la consonanza tra le tecniche di padronanza della mente tipiche degli Spedi e il controllo della pararibulite. Messa da parte questa breve parentesi, che per fortuna non colpirà i più a causa di una mancata valorizzazione della serie sopracitata, è impossibile non spendere delle parole di elogio in merito alla realizzazione dell’intera sequenza: disturbante e a tratti sgradevole, l’interrogatorio diventa fin da subito un’occasione per calcare la mano, sfruttando al massimo la componente splatter già citata in precedenza. Le continue torture e mutilazioni, le reiterate uccisioni e la terribile angoscia immediatamente percepibile negli occhi sofferenti di Kovacs, vengono così alternate sapientemente con un continuo sguardo al passato, utile certo alla comprensione del rapporto che univa il protagonista con la leader della resistenza, ma anche e soprattutto per dare una pausa allo spettatore dal sadico interrogatorio ai danni del torturato.
A fare da contraltare alla crudezza del segmento narrativo che coinvolge Takeshi, troviamo la storyline che vede protagonista la detective Ortega e sua nonna, resuscitata in occasione di Halloween nel corpo di un criminale arrestato poco prima. Una scelta, quest’ultima, utile alla sdrammatizzazione di cui si parlava poc’anzi, ma che forse in qualche momento porta allo svilimento dell’importante messaggio affidato a questo segmento: l’impossibilità di sostituirsi a Dio anche in un mondo dove la morte è stata di fatto sconfitta dall’essere umano. In realtà, quella che da una parte può sembrare una trovata infelice e fuori luogo, dall’altra diventa l’ennesimo tentativo (riuscito) di immersione dello spettatore all’interno di un mondo dove nulla è ciò che sembra e dove ogni cosa è possibile.
E proprio per questo motivo, questa trovata finisce col passare presto in secondo piano, dando così modo allo spettatore di notare come la religione, nonostante l’evidente obsolescenza dei suoi dogmi, continui a conservare il suo “zoccolo duro” di fedeli. Viene sollevato così un ulteriore dubbio morale rispetto alla morte e alle sue (nuove) conseguenze religiose, che vedrebbero in questo futuristico concetto di vita eterna l’ennesimo ostacolo all’ascesa nel regno dei cieli: è giusto impedire, per motivi legati al proprio credo religioso, che una persona uccisa, stuprata, o al quale è stata fatta una violenza di qualsiasi genere, possa riconoscere il colpevole così da evitare che colpisca ancora?
È giusto che in nome della cieca fede religiosa si arrivi a tacere completamente ogni forma di buon senso e umanità? La risposta non può che essere un forte e categorico no. E non tanto per l’ovvia antireligiosità (e conseguente anticlericalismo) che traspare nelle righe finali di questa recensione, ma perché quando portata all’integralismo la religione porta all’inevitabile soppressione del raziocinio, mentre la scienza, per sua natura, vive nella ricerca della verità.
Per ovviare alla complessità di fondo già menzionata nella precedente recensione, gli autori decidono così di trasformare l’ennesimo eccesso di violenza (l’interrogatorio ai danni del povero Kovacs) in un’occasione per esplorare parte del passato del protagonista, ricorrendo all’utilizzo del più classico degli espedienti narrativi: il flashback. Apprendiamo qualcosa di più in merito all’addestramento degli Spedi, forgiati dal fuoco di mille battaglie (grazie Xena) e istruiti dalla leggendaria Quellcrist Falconer allo scopo di resistere a qualsiasi tipo di tortura in grado di spezzare la volontà di un uomo nel corso di un feroce interrogatorio; ma scopriamo anche che dietro a questa figura quasi mitologica si nasconde in realtà una donna, fatta di emozioni – seppure represse allo scopo di consolidare la propria leadership – e pulsioni del tutto umane, ravvisabili nel complesso rapporto instaurato con Takeshi, a prima vista uno strano connubio tra velata dolcezza e totale insensibilità. Connubio che senza dubbio trova terreno fertile in un’opera come Altered Carbon, incentrata sulle derive etiche e morali scaturite dall’impossibilità di morire e quindi sul totale anti-esistenzialismo che ne deriva.
L’interrogatorio, nucleo centrale dell’intero episodio, ci offre così, oltre all’opportunità di scavare nel passato e nella psiche di Kovacs, uno dei momenti più gore della serie, condotti tra le altre cose da uno degli attori presenti in Dirk Gently’s Holistic Detective Agency (Michael Eklund) e che purtroppo, almeno per coloro che hanno seguito la serie, porterà in più di un’occasione a trovare delle somiglianze piuttosto fastidiose, quali ad esempio la consonanza tra le tecniche di padronanza della mente tipiche degli Spedi e il controllo della pararibulite. Messa da parte questa breve parentesi, che per fortuna non colpirà i più a causa di una mancata valorizzazione della serie sopracitata, è impossibile non spendere delle parole di elogio in merito alla realizzazione dell’intera sequenza: disturbante e a tratti sgradevole, l’interrogatorio diventa fin da subito un’occasione per calcare la mano, sfruttando al massimo la componente splatter già citata in precedenza. Le continue torture e mutilazioni, le reiterate uccisioni e la terribile angoscia immediatamente percepibile negli occhi sofferenti di Kovacs, vengono così alternate sapientemente con un continuo sguardo al passato, utile certo alla comprensione del rapporto che univa il protagonista con la leader della resistenza, ma anche e soprattutto per dare una pausa allo spettatore dal sadico interrogatorio ai danni del torturato.
A fare da contraltare alla crudezza del segmento narrativo che coinvolge Takeshi, troviamo la storyline che vede protagonista la detective Ortega e sua nonna, resuscitata in occasione di Halloween nel corpo di un criminale arrestato poco prima. Una scelta, quest’ultima, utile alla sdrammatizzazione di cui si parlava poc’anzi, ma che forse in qualche momento porta allo svilimento dell’importante messaggio affidato a questo segmento: l’impossibilità di sostituirsi a Dio anche in un mondo dove la morte è stata di fatto sconfitta dall’essere umano. In realtà, quella che da una parte può sembrare una trovata infelice e fuori luogo, dall’altra diventa l’ennesimo tentativo (riuscito) di immersione dello spettatore all’interno di un mondo dove nulla è ciò che sembra e dove ogni cosa è possibile.
E proprio per questo motivo, questa trovata finisce col passare presto in secondo piano, dando così modo allo spettatore di notare come la religione, nonostante l’evidente obsolescenza dei suoi dogmi, continui a conservare il suo “zoccolo duro” di fedeli. Viene sollevato così un ulteriore dubbio morale rispetto alla morte e alle sue (nuove) conseguenze religiose, che vedrebbero in questo futuristico concetto di vita eterna l’ennesimo ostacolo all’ascesa nel regno dei cieli: è giusto impedire, per motivi legati al proprio credo religioso, che una persona uccisa, stuprata, o al quale è stata fatta una violenza di qualsiasi genere, possa riconoscere il colpevole così da evitare che colpisca ancora?
È giusto che in nome della cieca fede religiosa si arrivi a tacere completamente ogni forma di buon senso e umanità? La risposta non può che essere un forte e categorico no. E non tanto per l’ovvia antireligiosità (e conseguente anticlericalismo) che traspare nelle righe finali di questa recensione, ma perché quando portata all’integralismo la religione porta all’inevitabile soppressione del raziocinio, mentre la scienza, per sua natura, vive nella ricerca della verità.
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Senza dubbio il migliore episodio visto finora. Grazie al sapiente bilanciamento tra componente gore, flashback e spinose questioni etico-religiose, Altered Carbon continua a mostrare tutto il suo potenziale. Potenziale che certamente da qui in poi si paleserà con un vigore via via sempre maggiore.
In A Lonely Place 1×03 | ND milioni – ND rating |
Force Of Evil 1×04 | ND milioni – ND rating |
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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.