Dopo una pessima season premiere e un secondo episodio altrettanto deludente, finalmente Killing Eve batte un colpo.
“A Rainbow In Beige Boots” è infatti un episodio caratterizzato da un buon ritmo narrativo che rende piacevole la visione con spunti interessanti per il futuro, soprattutto per quanto riguarda Pam e Helene, senza dimenticare l’arresto di Villanelle. La serie da diverso tempo sembra essersi impantanata in un riciclo di soluzioni narrative e la necessità di apportare dei cambiamenti appare quindi impellente.
L’ARRESTO DI VILLANELLE
“I want to smell her skin. I want to hear the boring stuff she does every day that she wouldn’t bother telling anyone else because it’s really that boring. But to me would be fascinating because it’s Eve. Because in our bones we understand each other”
L’arresto di Oksana è sicuramente un evento importante che ha la funzione di rinnovare il rapporto tra Eve e Villanelle, proprio nel momento in cui quest’ultima sta provando realmente ad aprirsi, mentre il personaggio interpretato magistralmente da Sandra Oh sembra abbia preso le distanze.
Villanelle in seduta dallo psicologo, un espediente stile Soprano molto interessante, rappresenta un escamotage narrativo utile affinché anche l’assassina trovi un modo, personale e peculiare, per esprimere i propri sentimenti: un’evoluzione importante del personaggio che, nelle prime due stagioni, ripeteva continuamente di non provare nessuna emozione.
Villanelle è innamorata di Eve e esprime questo sentimento a modo suo, ma resta da capire come questo possa coniugarsi con il suo lavoro da sicaria e in che modo prenderà l’affronto subito da Eve.
Il rapporto tra le due rimane il pilastro principale dello show targato BBC ma la gestione di questo strano rapporto non sempre è stata ottimale e spesso la ripetitività ha preso il sopravvento, rovinando in parte quanto di buono visto nelle prime due stagioni.
LA GESTIONE DEI PERSONAGGI
Rilevato che la serie si regge essenzialmente sui personaggi di Eve e Villanelle e relative eccelse performance attoriali di Sandra Oh e Jodie Comer, non convince affatto la gestione dei personaggi.
Non si comprende la decisione di dedicare così poco screen time per Carolyn e Konstantin, uno spreco visto che sono i personaggi migliori della serie dopo le due protagoniste, con sia Fiona Shaw che Kim Bodnia perfettamente calati nel ruolo e ottimi interpreti dei rispettivi character.
Tuttavia, l’introduzione di uno nuovo personaggio interessante come Pam e il maggior spazio dedicato a Helene fanno ben sperare per il proseguo della stagione, con la speranza che entrambe vengano approfondite adeguatamente dato che la serie ha estremamente bisogno di personaggi degni di tal nome.
Anche perché la spasmodica ricerca dei Dodici avanza molto lentamente, con pochi passi in avanti, con la conseguenza che, arrivati all’ultima stagione, i Dodici rimangono ancora un’entità astratta di cui non si sa molto al riguardo. La paura è che tutto venga gestito in fretta e furia negli episodi finali, per un mistero costruito attraverso le diverse stagioni ma la cui riuscita dipenderà dalla gestione in questo rush finale.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Finalmente un buon episodio per Killing Eve, lontano dai fasti dei primi tempi, ma comunque un netto passo in avanti rispetto al disastroso inizio di questa quarta e ultima stagione. Rimangono diverse perplessità sulla gestione del parco personaggi e sullo sviluppo della “caccia ai Dodici”, ma complessivamente la puntata si lascia guardare e ci sono diversi spunti interessanti, motivo per cui si opta per una valutazione pienamente sufficiente.
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Venera due antiche divinità: Sergio Leone e Gian Maria Volontè.
Lostiano intransigente, zerocalcariano, il suo spirito guida è un mix tra Alessandro Barbero e Franco Battiato.