Ahsoka giunge al termine della sua prima stagione, anche se un rinnovo in tal senso ancora non è arrivato, forse a causa dello sciopero degli attori ancora in atto.
L’opera di Dave Filoni rappresenta un tassello fondamentale per il futuro del franchise della “galassia lontana lontana” che ogni fan dovrebbe vedere. Un segnale incoraggiante che indica come i tempi di The Book Of Boba Fett e Obi-Wan Kenobi sembrano ormai lontani.
Ahsoka è anche uno show che probabilmente darà nuova linfa al pubblico delle varie serie animate di Star Wars che in fin dei conti non sono sembrate necessarie come si poteva pensare all’inizio.
Non è un finale da dieci e lode. Non è il finale della seconda stagione di The Mandalorian, per dirla in breve. Stavolta si avverte anche una carenza dal punto dei VFX, un’anomalia rispetto all’ottimo standard qualitativo della serie. Così come qualche incertezza di troppo nella sceneggiatura potrebbe minare la visione di uno spettatore più attento allo storytelling rispetto all’esperienza visiva. Tuttavia, questa “Part Eight”, che cita a piene mani Sergio Leone e Le Cronache di Narnia nel titolo di puntata, è il perfetto finale per quel che Ahsoka ha costruito per tutte e otto le sue puntate. Thrawn ha vinto, è tornato ed è pronto a ricostruire l’Impero, e si spera di non dover attendere troppo per vedere le conseguenze.
JEDI
I Jedi fanno parte di Star Wars e, sebbene le Guerre Stellari non siano solo le spade laser, è palese che c’è poco altro che fa emozionare come la Forza. Forse è questo il più grande pregio di Ahsoka: aver riportato in auge il lato fantasy di Star Wars. Preparando allo stesso tempo un qualcosa di ancor più grosso che, se narrato in una serie televisiva, necessiterà di un budget astronomico.
Sabine, che rimane comunque il personaggio più debole dell’opera, riesce a sbloccare il suo legame con la Forza proprio nel momento del bisogno, come un istinto di sopravvivenza. Ezra, invece, torna ad essere il personaggio che tutti i fan di Rebels avevano imparato ad amare, allegro e sfrontato di fronte al pericolo. È da segnalare anche la sequenza in cui, costruendosi la sua nuova spada laser, Huyang omaggia il suo Maestro, Kanan Jarrus, in un raro momento di tenerezza prima dell’impetuoso susseguirsi di azione.
Infine c’è la protagonista, Ahsoka Tano portata in scena da una Rosario Dawson perfettamente calata nella parte, seppur forse sembri un po’ rigida nel maneggiare la spada. Tuttavia, la sua presenza buca lo schermo e trasuda saggezza ed epicità in ogni fotogramma. Arriva anche per lei la chiusura di un percorso iniziato nel pilot della serie, portando il rapporto maestro-apprendista con Sabine finalmente sui binari giusti. Resta da vedere adesso come faranno a tornare, le due Jedi, nell’altra galassia. L’ultima scena ha già scatenato le teorie dei fan. Chissà se saranno di nuovo i Purrgil, oppure il fantasma di Anakin simboleggia un altro varco per il Mondo tra i Mondi.
Huyang: “I taught almost every youngling at the Jedi Temple, including your Master. Clever boy, Caleb was. Very curious. A little shy, perhaps. Well, who can blame him? Those were troubling times.“
STREGHE
Ampio spazio viene dedicato in questo finale alle Sorelle della Notte, personaggi molto affascinanti e tetri, che rappresentano il lato più orrorifico di Ahsoka. Bravissimo Filoni a ripescarle, facendo una lieve retcon al personaggio apparentemente innocuo di Morgan Elsbeth, che era già apparso in The Mandalorian. Un’ottima mossa che, oltre ad arricchire la serie di sfumature di genere, fornisce all’autore anche la perfetta scappatoia narrativa per riuscire a ripescare il personaggio di Thrawn.
Per di più, il grande colpo di scena della puntata le vede protagoniste da vicino. Le streghe di Dathomir sfruttano i loro poteri magici per resuscitare i loro Night Trooper, una versione zombie del semplice assaltatore imperiale. Un elemento già presente nel Legends (il vecchio Universo Espanso di Star Wars), ma che riesce a spiazzare lo spettatore e si sposa perfettamente con il contesto su Peridea.
Fa male, molto male invece, pensare alla triste scomparsa di Ray Stevenson, che era riuscito a portare sullo schermo il personaggio più affascinante dell’intero show: Baylan Skoll. Anche qui, nonostante lo screentime rosicatissimo, Baylan riesce comunque ad essere protagonista di un epilogo dal peso specifico importante per tutti i fan, che affonda a piene mani nella mitologia filoniana di Star Wars. Si parla infatti degli dei di Mortis, protagonisti del più simbolico ed enigmatico arco narrativo di The Clone Wars, ovvero il Padre, la Figlia e il Figlio. Il Padre, la cui montagna omaggia palesemente gli Argonath di Tolkien, rappresenta l’equilibrio che deve sempre esserci tra il Figlio, personificazione del Lato Oscuro, e la Figlia, la Luce. Tre personaggi mistici e fondamentali per la mitologia della Forza, legati a stretto giro con Ahsoka Tano e Anakin Skywalker.
LUNGA VITA ALL’IMPERO
Il dado è tratto, dicevano i romani. Ahsoka inizia con Thrawn e Ezra bloccati in un’altra galassia e finisce con entrambi ritornati a casa, con al loro posto la protagonista della serie e la sua apprendista rimaste su Peridea. Il ritorno di Thrawn è un avvenimento alquanto importante nell’universo di Star Wars, ancor di più vedendo come la Nuova Repubblica sia un castello di carte pronto a cadere.
L’adattamento della famosa trilogia di romanzi di Timothy Zahn, più e più volte citato da Filoni, sembra ormai imminente. Il Consiglio Ombra del finale di The Mandalorian ha appena trovato un nuovo leader per guidare un ultimo disperato attacco con ciò che è rimasto dell’Impero di Palpatine.
Tuttavia, c’è da apprezzare la raffinatezza con cui si contraddistingue il Grand’ammiraglio da tutti i banali ufficiali imperiali. Le parole del personaggio di Lars Mikkelsen sono sempre usate col contagocce, mai partorite a caso e sempre ragionate. È il caso del messaggio finale destinato ad Ahsoka, in cui le mostra tutto il suo rispetto ma manifesta anche la sua superiorità. Un rientro in pompa magna, accompagnato anche dalle Grandi Madri, oltre che a tutti quei sarcofaghi che rimangono un mistero per lo spettatore. Una vittoria netta, con la mina vagante Ezra Bridger, che è solo il primo passo per la restaurazione dell’Impero, per la sicurezza dell’intera galassia.
Thrawn: “Ahsoka Tano, allow me to commend you on your efforts today. You’ve been quite a worthy opponent. […] I regret we haven’t met face to face, and perhaps now we never shall. Still… I know you, because I knew your Master. I concluded your strategies would be similar. One wonders just how similar you might become. Perhaps this is where a ronin such as you belongs. Today, victory is mine. Long live the Empire.“
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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In LucasFilm devono sbrigarsi a decidere dove e come proseguire le tante trame lasciate aperte. Ahsoka termina con un prevedibilissimo finale “monco”, una sensazione di aver visto solo un antipasto di qualcosa che, secondo chi scrive, necessiterebbe del cinema per suscitare le emozioni desiderate. Soprattutto sfruttando questi nuovi personaggi che il pubblico sta imparando ad amare, oltre ad utilizzare la tecnologia sempre più avanzata per regalare ai fan dei momenti che la trilogia sequel non ha mai inspiegabilmente mostrato.
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Giovane musicista e cineasta famoso tra le pareti di casa sua. Si sta addestrando nell'uso della Forza, ma in realtà gli basterebbe spostare un vaso come Massimo Troisi. Se volete farlo contento regalategli dei Lego, se volete farlo arrabbiare toccategli Sergio Leone. Inizia a recensire per dare sfogo alla sua valvola di critico, anche se nessuno glielo aveva chiesto.