Queen Charlotte: A Bridgerton Story 1×02 – Honeymoon BlissTEMPO DI LETTURA 4 min

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Se gli sceneggiatori intendevano trasmettere il senso profondo di noia e solitudine provato dalla giovane regina Charlotte, ci sono perfettamente riusciti.
La nuova sovrana viene mostrata in lunghe scene in silenzio, veramente tediose, mentre ha a che fare solo con la servitù e, al limite, con la severissima suocera (un piacere ritrovare in questo ruolo Michelle Fairley, mamma Stark di Game of Thrones, una che di matrimoni ne sa qualcosa).
Forse si vuole storicizzare di più la vicenda, poiché si parla di un personaggio realmente esistito. Di certo, nella prima parte dell’episodio, manca tutta la leggerezza e l’ironia che erano state marchio di fabbrica (e segreto del successo) della serie madre.
Rimane inalterato il centro motore di tutte le trame: combinare buoni matrimoni. Il problema sta sempre nella discrepanza fra il concetto di “buon matrimonio” secondo la società e le aspettative dei singoli sposi.

PAROLA D’ORDINE: CONSUMARE


Un’altra caratteristica distintiva del mondo di Bridgerton è occuparsi di un’unione che, almeno sulla carta, risulterebbe perfetta, ma che invece non riesce a funzionare per un qualche misterioso motivo.
Re Giorgio III non vuole incontrare la moglie. Pare ci siano dei non meglio precisati “segreti di famiglia” a spingerlo in questa direzione. La tristezza dilaga. Per fortuna interviene a portare un po’ di luce Lady Danbury. Nemmeno lei ha una grande felicità matrimoniale, dato il marito anzianotto che si ritrova, ma affronta tutto con piglio ed energia, risultando in grado di dare consigli all’amica sovrana.
Anche quando, alla fine dell’episodio, re e regina riescono finalmente a consumare con gioia, i problemi rimangono. Non solo quello di fornire un erede al trono.
Chi invece non ha problemi a vivere la propria relazione sono i valletti Brimsley e Reynolds. Si spera che questa storia d’amore si leghi efficacemente a quella dei padroni e non serva solo a riempire la casella lgbt+.

LA GENERAZIONE SUCCESSIVA


La narrazione, comunque, continua a procedere saltando tra le epoche. Alle scene ambientate intorno al 1761 si alternano quelle di alcuni decenni dopo. In epoca Regency, la regina Carlotta ha di nuovo il problema di garantire un erede al trono. Dei suoi tredici figli, sembra incredibile, nessuno è riuscito a mettere al mondo un figlio legittimo (gli illegittimi, come si diceva allora, sono un’altra questione).
Una volta fatta l’abitudine, i cambi di periodo non disturbano molto lo spettatore. Anzi, offrono piccole gioie, come quella di rivedere Lady Violet Bridgerton, serena coi nipotini, tra cui spicca il figlio di Daphne e del Visconte. Un momento di relax in attesa della terza stagione della serie madre che sarà incentrata sulla storia d’amore di Colin e Penelope e porterà con se nuove crisi da gestire.
Nel frattempo, merita una lode il reparto trucco e parrucco (con le sue realizzazioni in quella che sembra lana), così come quello dei costumi. Le scene diventano, grazie a loro, una gioia per gli occhi e uno dei motivi per cui lo show si segue volentieri.

L’IMPORTANZA DEI LIBRI


Tutto sommato, nel confronto con Bridgerton, qui sembra di sentire un forte handicap legato alla mancanza di un libro da cui trarre spunto preciso per la sceneggiatura.
Julia Quinn, autrice dei romanzi alla base del grande successo Netflix, figura anche in questa miniserie come co-produttrice esecutiva, ma non basta. Dev’essere colpa un po’, come si diceva sopra, del desiderio di rendere tutto più plausibile dal punto di vista della veridicità storica, parlando di personaggi realmente esistiti. Questa decisione non ha molto senso, perché il bello di guardare Bridgerton è proprio lasciare per qualche momento fuori dalla porta le lezioni apprese a scuola, o sbizzarrirsi con la loro rivisitazione. Esempio lampante, i momenti della colonna sonora in cui vengono rivisitati per orchestra successi pop come Halo di Beyoncé.
Forse, come si diceva anche nella recensione precedente, è colpa pure delle tiritere insistite e prolungate oltre il dovuto.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Lady Danbury, fonte di positività
  • Si rivede Lady Violet Bridgerton
  • La scena fra il re e la regina all’osservatorio
  • Trucco e parrucco
  • Costumi
  • La storia d’amore fra i valletti, per ora, non si integra bene col resto
  • Momenti di noia

 

Lo show procede dignitosamente, confermandosi una gioia per gli occhi (vedere, tra le altre, la scena tra il re e la regina all’osservatorio). Manca, però, molto del mordente che ha sempre caratterizzato la serie madre. Per fortuna, ci sono altre quattro puntate per cercare di rimediare e dare più sprint a tutta la vicenda.

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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).

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