Dopo diversi cambi di location, The Falcon And The Winter Soldier sembra essersi finalmente stabilito a Vilnius Praga per regalare gli ultimi colpi di scena prima dello scontro finale. Infatti, pur sbandierando più e più volte di essere in Lituania, le riprese della serie si sono svolte nella capitale ceca e, per esempio, la scena nel cimitero si è svolta nel famosissimo Olšany Cemetery.
Fatta questa doverosa premessa per tutti i puristi del “vedo ma non credo”, si può serenamente dire che, quanto ad intrattenimento “The Whole World Is Watching” sia serenamente l’episodio più iconico ed audace visto finora, sorpassando anche il piacevolissimo “Power Broker“. L’immagine con lo scudo sporco di sangue parla letteralmente da sè sia per la potenza visiva, sia per l’effettiva scena che l’ha preceduta e le conseguenze che ne deriveranno. Tenendo ovviamente in sottofondo tutto quel delicato argomento che può essere associato a nazionalismo, fascismo e superpoteri di cui si discuterà in seguito.
IL VERO CAPTAIN AMERICA U.S. AGENT
Che il character interpretato da Wyatt Russell sia stato creato per essere odiato non c’è alcun dubbio. La funzione di John Walker è palesemente quella di essere in contrasto con tutto e tutti e, soprattutto, enfatizzare le differenze enormi tra lui e Steve Rogers. Ovviamente non solo caratteriali ma anche e soprattutto motivazionali. Vedere John Walker nei panni di Captain America è come assistere ad un brutto recasting di un attore.
Tralasciando la discutibilissima reazione di alcuni idioti che hanno rivolto delle minacce di morte a Russell sin dalla sua apparizione in “New World Order“, la voluta parzialità con cui John Walker è stato tratteggiato finora ha aiutato ad identificarlo sempre più come un villain piuttosto che come un possibile nuovo supereroe. Per la prima volta però viene fatta un po’ più luce sulle sue buone intenzioni (“being Cap is the first time I’ve had the chance to do something that actually feels right“) ma anche sulla sua visione piuttosto americana/repubblicana dell’essere Captain America.
John Walker: “If you had the chance to take the serum, would you do it?”
Lemar: “Hells, yeah.”
John Walker: “You wouldn’t be worried about how it might… How it might change you?”
Lemar: “I mean: power just makes a person more of themselves, right? Karli Morgenthau. Steve Rogers.“
Come già era stato enfatizzato da Abraham Erskine in Captain America – Il Primo Vendicatore e come sottolineato da Lemar nella citazione qua sopra, il siero del supersoldato amplifica semplicemente le vere motivazioni ed i veri ideali della persona a cui è stato somministrato. In questo caso Walker, come notato anche da Bucky (“I know a crazy when I see one“), non è proprio sanissimo probabilmente anche per il periodo passato in Afghanistan e questo ha ovviamente delle conseguenze che sono state enfatizzate nella scena finale. Qualcuno perderà lo scudo ed il titolo molto presto… ma d’altronde è il vero destino di U.S. Agent.
WAKANDIANE INUTILI
Captain America John Walker: “The Dora Milaje don’t have jurisdiction here…”
Ayo: “The Dora Milaje have jurisdiction wherever the Dora Milaje find themselves to be.“
Dopo essere entrata in scena sullo scoccare della scorsa “Power Broker“, le aspettative su Ayo e le Dora Milaje erano aumentate in vista di questa puntata ma alla fine, come molto spesso accade, la realtà si è rivelata non allo stesso livello (nonostante una scena d’azione encomiabile).
Premettendo che è piuttosto scontato un ritorno di Ayo e colleghe nei prossimi due episodi, finora l’importanza delle wakandiane nella storia è estremamente limitata e funzionale solo ad enfatizzare due character: John Walker e Bucky Barnes. Se il confronto imbarazzante con il primo è l’ennesimo tassello che porterà Walker a prendere il siero per provare a non essere più umiliato, è il flashback in Wakanda ad essere più rilevante. Sembra infatti che proprio grazie al periodo in “rehab” passato con Ayo che Bucky abbia smesso di essere il Soldato D’Inverno, il che crea sottilmente tutta una serie di connessioni non dette tra i vari character amplificandone anche le relazioni.
DA GRANDI POTERI DERIVANO GRANDI RESPONSABILITÀ
Barone Zemo: “Were you ever offered it? […] The serum. […] If you had been, hypothetically, that is, would you have taken it?”
Sam: “No.“
La sceneggiatura firmata da Derek Kolstad, creatore di John Wick e anche autore della precedente “Power Broker“, è un costante (e curato) richiamo di frasi e easter egg che non possono non essere apprezzati. Non è infatti un caso che Zemo dal nulla chieda a Sam un’opinione sul siero del supersoldato, così come non è casuale il dialogo tra Walker e Lemar.
Se su un primo piano di lettura c’è una semplicistica contrapposizione tra il Fake Captain America e Sam, su un secondo piano c’è un’enorme diatriba che si staglia sulle diverse fazioni coinvolte. Walker, come già visto diverse volte, si vede autorizzato di fare tutto nel suo nuovo ruolo, e non importa dove sia o con chi stia parlando (vedasi il breve diverbio con Ayo) perché il suo “potere” ed il suo simbolismo lo autorizzano ad essere superiore alla legge. In questo atteggiamento si può facilmente intravvedere una rappresentazione degli Stati Uniti (specialmente repubblicani) nel loro ruolo internazionale di “paceri”, specie in Iraq, Afghanistan. Un ruolo che vede nella potenza militare l’unica forma di dialogo con gli altri stati.
Tutti le discussioni circa i supereroi ed il loro ruolo nel mondo come rappresentazione di una nazione (vedasi Captain America) possono essere facilmente ricondotte ad una diatriba filologica dell’ideologia nazionalista che porta ad un’eventuale creazione di regimi fascisti. Walker, specie nella scena finale, sembra incarnare completamente questa prospettiva (quasi trumpiana) e la critica alla politica americana diviene all’improvviso più concreta, il che sorprende molto se si considera che TF&TWS è un prodotto Disney.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
“The Whole World Is Watching” è un episodio potentissimo, sia a livello visivo che a livello emotivo. La critica politica agli Stati Uniti non è nemmeno tanto velata ma è apprezzabile come il tutto sia stato proposto in maniera cruda ma comprensibile da tutti i punti di vista. C’è veramente tanto di cui discutere dopo aver visto questa puntata, ce ne sarà ancora di più nei prossimi due episodi.
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.