The Witcher 2×03 – What Is LostTEMPO DI LETTURA 4 min

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The Witcher 2x03 recensioneEd ecco la puntata che dà ufficialmente il via alle avventure della nuova stagione.
Dopo che il primo episodio aveva re-introdotto lo spettatore nell’universo magico di The Witcher, il secondo aveva lanciato le dovute premesse preparando tutti i personaggi ai nuovi ruoli che spetteranno loro in questa promettente stagione.
Con la terza puntata le due storyline principali, quella di Yennefer e quella di Geralt e Ciri, prendono finalmente una direzione e si delinea il disegno della trama complessiva.

UNA NUOVA GUERRIERA


Ciri: “Less than perfect means death.”

Quello che il pubblico aspettava sin dallo scorso finale di stagione, e che era stato confermato dai vari teaser e leak dal set, viene finalmente messo in scena: la principessa Cirilla di Cintra comincia il suo percorso per diventare una guerriera. L’attesissima ascesa di Ciri inizia dai primissimi frame di questo episodio, in cui una sempre più abile Freya Allan trasforma paura e persecuzione in spirito di rivalsa e vendetta.
Lo spettatore fa quindi incetta di soddisfazioni durante tutto il minutaggio dedicato alla giovane eroina, finalmente accolta dai witcher e in pieno addestramento, con tanto di passaggio dalla giostra medievale. Una preparazione che raccoglie tanti elementi tipici dei racconti di formazione fantasy e che ancora mancava nella serie, per la gioia degli appassionati del genere.
Certo il cammino intrapreso è lungo e, durante le domande insistenti di Ciri sulla preparazione dei witcher, i fan non possono non pensare alle brutalità viste nello spin-off animato The Witcher: Nightmare Of The Wolf. Anche se nessuna trasformazione alchemica plasmerà le abilità di Ciri, quel che è certo è che lei ha un dono molto più potente, quello della magia, da cui per il momento sta tenendo tutti all’oscuro, Geralt compreso. Ci si può cominciare a preparare al colpo di scena.

LA GUERRA PER IL CONTINENTE


Uscendo fuori da Kaer Morhen, il mondo sta subendo delle importanti evoluzioni dopo la battaglia di Sodden Hill. Ricalcando la struttura della prima stagione, i fatti connessi alla Guerra del Continente sono affidati alla storyline di Yennefer, il cui cammino si è separato da quello di Geralt e va avanti parallelamente.
Ciò che sembra essere diverso, invece, sono le scelte riguardanti le diverse timeline che, come è stato già detto nella recensione della prima puntata, hanno costituito l’elemento più controverso della prima stagione. In una serie di dichiarazioni (come in questa intervista) la showrunner Lauren Schmidt Hissrich aveva promesso una diversa impostazione dello storytelling che avrebbe eliminato definitivamente la confusione dovuta alle diverse linee temporali. Finora, in effetti, sembra che si stia mantenendo la parola data.
A compensare la minore complessità della narrazione, se ne inserisce una maggiore riguardo le manovre politiche per la conquista del Continente. Se precedentemente appariva netta la distinzione tra Cintra e i Regni del Nord – i buoni – e Nilfgaard – i cattivi – adesso che il popolo degli elfi si unisce a Fringilla e che le fratture all’interno del Consiglio si fanno sempre più marcate, il pubblico comincia a comprendere le diverse ragioni delle due fazioni.
Riecheggia quindi ancora più forte l’eco dei romanzi di Andrzej Sapkowski, ribadendo il suo messaggio di pace tra le specie e di critica nei confronti della bramosia di potere che caratterizza gli uomini
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VERSO UNA STRANA FAMIGLIA


Nonostante le differenze che si possono già apprezzare in questi primi episodi rispetto alla stagione precedente, si può ragionevolmente aspettare di assistere nuovamente ad un’unione delle diverse storyline sul finale di stagione. I due percorsi, quello di Geralt e Ciri e quello di Yennefer, sono ripartiti entrambi con la stessa destinazione finale: Cintra.
Mentre Ciri reclama il proprio trono e cerca vendetta, Yennefer è diretta a Cintra col solo obiettivo di salvarsi la pelle, riscattando la restituzione di Cahir in cambio della protezione di Nilfgaard. Questa diversità di scopi crea lo spazio per riunire Yennefer a Geralt e Ciri e creare una sorta di “famiglia”, tema verso il quale gli autori si sono apertamente dichiarati sensibili e che viene più volte ripreso nella serie.

Tissaia: “What is lost, is lost.”

L’evoluzione di questa seconda stagione potrebbe far riemergere l’elemento “affettivo” che caratterizza silenziosamente i tre protagonisti: Geralt guerriero solitario legato a Ciri dal proprio destino; Ciri in fuga, passando da un finto protettore all’altro, che cerca qualcuno di cui potersi fidare; e infine Yennefer che – al risuonare delle parole che danno titolo all’episodio stesso “Ciò che è perduto, è perduto.” – sembra accetterà la propria condizione di non potere avere un figlio e potrà magari trovare il proprio scopo nella protezione di Ciri.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • L’addestramento di Ciri
  • I riferimenti agli spin-off
  • L’alleanza tra elfi e Nilfgaard
  • Il ritorno di Istredd
  • Triss Merigold diventa finalmente rossa
  • Il pathos e i colpi di scena
  • Geralt mentore bravo, ma non bravissimo
  • Poca importanza data a Filavandrel, il Signore degli Elfi
  • Il ruolo dell’Imperatore di Nilfgaard (la Fiamma Bianca) potrebbe essere spiegato meglio 

 

Questa terza puntata esprime tutto il potenziale di The Witcher, mostrando la volontà di dare allo spettatore esattamente quello che si aspetta senza ripetere gli errori del passato. Il minutaggio equilibrato riesce a garantire un ritmo serrato della narrazione, senza penalizzare lo spazio di cui i personaggi hanno bisogno per intraprendere ciascuno il proprio nuovo percorso.

 

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